"Fuga da Alcatraz" di Don Siegel
CIC, 1979 – Appassionante
Dopo diverse evasioni, Frank Morris viene trasferito nel penitenziario di Alcatraz, una prigione di massima sicurezza situata su un’isola dalla quale sembra impossibile riuscire a scappare. Ma ben presto Frank troverà il modo, e si metterà al lavoro per riuscire a mettere in pratica il suo piano…
Spesso non si bada molto al titolo di un film, ma in questo caso è particolarmente importante perché è una dichiarazione d’intenti. Don Siegel decide di raccontarci, in ordine cronologico, la fuga dal carcere di tre detenuti. Lo spettatore, quindi, conosce il finale del film fin dal titolo e la sfida di Siegel è quella di rendere ugualmente appassionante la pellicola pur dando allo spettatore un enorme vantaggio (noi quindi sappiamo per certo che i secondini non scopriranno il piano). Fuga da Alcatraz è quindi uno di quei film da vedere non tanto per quel che racconta ma per come lo racconta. In effetti a tratti sembra di vedere un trattato di regia, più che un film narrativo.
Appare chiaro fin dalla sequenza dell’incontro tra Morris e il direttore che la cosa che più interessa a Siegel è la costruzione dei personaggi e la tensione che si sviluppa tra di loro, tanto che le rade scene d’azione sembrano posticce e inserite più per richieste di produzione che per l’economia del racconto. Siegel imprime alla pellicola un ritmo regolare quasi fosse un meccanismo ad orologeria. La tensione è mantenuta sempre alta con espedienti tanto semplici quanto efficaci (il primo piano di un attore, un dettaglio, la musica, alcuni stacchi di montaggio…), ma senza mai farla esplodere, perché il tutto perderebbe di credibilità.
A Siegel non interessa fare discorsi sulla durezza delle carceri, sulla giustizia, sulla necessità o meno dell’isolamento, gli interessa solamente la sfida: coinvolgere lo spettatore con una storia lineare, di una semplicità disarmante di cui conosciamo già il finale. Ma quello che più impressiona in questo film del ’79 è la semplicità delle scene, l’apparente facilità con cui il regista riesce a comunicare le sensazioni e a far procedere la storia semplicemente con una inquadratura. Lo svolgimento è talmente perfetto che quando – 15 anni dopo – Frank Darabont porterà sugli schermi Le ali della libertà non troverà di meglio, per la parte più prettamente carceraria e per la fuga, che citare a mani basse alcune scene di questo film.
Clint Eastwood, con il suo volto scolpito nel marmo, è perfetto per il ruolo. Credibile in ogni momento, duro, ironico e scaltro riesce a dare al personaggio la giusta agilità e la giusta durezza. Fuga da Alcatraz è un film carcerario in cui ogni tassello è al posto giusto e attraverso il quale è possibile vedere gli ultimi scorci del classicismo hollywoodiano prima che venisse definitivamente travolto dall’avventura esasperata e dagli spudorati effetti speciali che la New Hollywood stava già portando sugli schermi.
Titolo: Fuga da Alcatraz (Escape from Alcatraz)
Regia: Don Siegel
Sceneggiatura: Richard Tuggle
Fotografia: Bruce Surtees
Interpreti: Clint Eastwood, Patrick McGoohan, Roberts Blossom, Jack Thibeau, Fred Ward, Paul Benjamin, Larry Hankin, Bruce M. Fischer, Frank Ronzio, Fred Stuthman, David Cryer, Madison Arnold, Blair Burrows, Bob Balhatchet, Matthew Locricchio
Nazionalità: USA, 1979
Durata: 1h. 52′
Concordo con ttuto quello che hai scritto. Il testamento di Don Siegel è, per quanto mi riguarda, il suo capolavoro. Avete tappato un bel buco.