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"La Maledizione della Prima Luna" di Gore Verbinski

23 luglio 2003 Recensioni 8 Commenti
Pirati dei Caraibi

Buena Vista, 4 Settembre 2003 – Scanzonato

Il pirata Jack Sparrow farebbe qualunque cosa per riavere la sua Perla Nera, la goletta che l’ex amico Barbossa gli ha portato via. La sua strada si incrocia però con quella del giovane fabbro Will Turner, il cui unico obiettivo è invece di salvare dai pirati la sua amata Elizabeth….


Una scena de La maledizione della Prima LunaIspirato alla più bella attrazione di Disneyland Classic Adventure, La Maledizione della Prima Luna è un film di pirati alla maniera del bellissimo Il corsaro dell’isola verde con Burt Lancaster, che era quasi una parodia del genere. Ma il film di Verbinski sfrutta poco gli elementi tipici del cinema di pirati e gioca invece molto con quelle che sono le aspettative del pubblico riguardo i personaggi e situazioni. Personaggi che sembrano disegnati sulla base di quelli delle recenti commedie d’azione prodotte da Hollywood, come Arma Letale e simili. Situazioni che devono chiaramente qualcosa all’origine ludica del progetto e che fanno della citazione uno stile narrativo proprio ed efficace. Ancora una volta, il produttore Jerry Bruckheimer si dimostra un ottimo manager nel riconoscere i progetti che possono dar vita ad uno spettacolo d’intrattenimento cinematografico capace di funzionare economicamente e nel mettere insieme cast e troupe a seconda delle necessità specifiche del progetto.

Johnny Depp e Orlando Bloom in La maledizione della Prima LunaQuesto progetto funziona perché il pirata Jack Sparrow – capitan Jack Sparrow – di Johnny Depp è quanto di più accattivante si possa pensare in quella situazione. Ricorda a tratti un altro Jack, il Jack Burton di Grosso guaio a Chinatown, che era decisamente meno tamarro ma molto più cialtrone di Sparrow e finiva puntualmente per essere la spalla della propria spalla. E in un certo senso, Sparrow fa stessa cosa (volutamente, però) con il personaggio di Will Turner: se il posto di quest’ultimo è tra Sparrow e i soldati inglesi, il posto di Sparrow è un passo dietro Turner ogni qual volta ci sia da fare la figura dell’eroe. E l’ingresso in scena di Sparrow, con la sua barchetta che affonda pian piano mentre tenta di attraccare, è la perfetta fotografia del personaggio: privato di tutto, con una reputazione cui non sembra in grado di tener fede, ma che si sforza comunque di darsi una dignità.

A prescindere dalle comunque buone capacità recitative, Johnny Depp è l’attore giusto per il ruolo di Sparrow, talentoso e trucido nel modo giusto. Al suo fianco, appunto, Orlando Bloom si diverte con un ruolo atletico che gli dà anche modo di fare le vacanze in luoghi diversi dalla Nuova Zelanda. Invece Keira Knightley si dimostra nuovamente attrice insipida (dopo Sognando Beckham) e il caratterista volontario Geoffrey Rush gigioneggia da par suo nel ruolo del cattivo.

Geoffrey Rush in La maledizione della Prima LunaLa ciurma dei cattivi prende un po’ le forme delle forze del Male grazie alla maledizione che dà il titolo (italiano) al film e che li costringe a dare la caccia ai protagonisti lungo il mar dei Caraibi: l’incantesimo che li ha trasformati in zombi permette ai tecnici della ILM di dar sfoggio delle loro capacità, ma a fini pratici aggiunge ben poco al valore della storia, sceneggiata tra l’altro dalla coppia che ci ha regalato Shrek (che ci poteva rispiarmiare il finale da “…e vissero tutti felici e contenti”, anche se le ragazzine apprezzeranno).

Tra attori sopra le righe, effetti speciali invadenti e sceneggiature con scene obbligate per permettere ai visitatori del parco divertimenti di ritrovarsi nel film, a tirare le fila di tutto c’è il sorprendente Gore Verbinski. “Sorprendente” perché questo ex regista pubblicitario ha dimostrato di sapersi adattare bene ai progetti cui gli executive di Hollywood lo mettono a capo (con l’esclusione di The Mexican, ma lì non era neanche tutta colpa sua). In questo caso, come sua abitudine, non eccede in ricerche stilistiche trovando la chiave per mettere insieme un film concreto e non noioso.

Johnny Depp e Orlando Bloom in La maledizione della Prima LunaAlla buona riuscita del film è comunque estraneo il direttore della fotografia Dariusz Wolski, che fa un pessimo lavoro con luci e fondali, mentre meglio di lui fa il compositore Klaus Badelt, che si rifà un po’ troppo alle musiche che il suo maestro Hans Zimmer aveva composto per Il Gladiatore ma che realizza uno score di buon ritmo e grande atmosfera. Ma ancora una volta, è merito di Verbinski (e in questo caso del montatore Craig Wood) la riuscita della scena migliore del film, il primo duello tra Sparrow e Turner: un duello all’arma bianca avvincente e comprensibile, frenetico e divertente. Un plauso al regista, dunque, che realizza una riuscitissima commedia d’azione marinara che saprà conquistare gli spettatori più giovani, e gli adulti che sono cresciuti con questo tipo di pellicole.


La locandina de La maledizione della prima lunaTitolo: La Maledizione della Prima Luna (Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl)
Regia: Gore Verbinski
Sceneggiatura: Ted Elliott, Terry Rossio
Fotografia: Dariusz Wolski
Interpreti: Johnny Depp, Geoffrey Rush, Orlando Bloom, Keira Knightley, Jack Davenport, Jonathan Pryce, Lee Arenberg, Zoe Saldana, Macenzie Crook, Damian O’Hare, Giles New
Nazionalità: USA, 2003
Durata: 2h. 25′


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Attualmente ci sono 8 commenti a questo articolo:

  1. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Bello, un po’ troppo fantasy, ma bello.
    Inoltre, a differenza dei due episodi seguenti ( che sono ancora più magistrali ) e togliendo le parti irreali, si può dire che racconta un pezzo di storia, la vera vita dei pirati nel XVIII secolo.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Non mi spingerei a tanto. Comunque secondo me questo è il più riuscito dei tre, ma sono d’accordo che l’aspetto fantasy stride un po’ con il resto del film.

  3. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Può essere che sia il più riuscito dei tre ma il secondo mi sembra più cupo e maturo del primo.

  4. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    A proposito Alberto, ho visto la tua foto su facebook ( o cos’era ) e giuro che ti ho già visto da qualche altra parte: forse alla mostra del cinema di venezia quest’estate.

  5. Alberto Cassani ha detto:

    Cupo sì, maturo secondo me no.

    Per quanto riguarda la mia foto, vado a Venezia dal 2002, per cui è possibilitssimo che tu mi abbia incrociato lì. C’è poi un attore francese, Gregoire Colin, che quand’eravamo più giovani mi somigliava molto. Settimana scorsa mi hanno detto che assomiglio anche ad un attore italiano ma non sono stati in grado di dire di chi si trattasse. Ma l’ipotesi più probabile è Venezia.

  6. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    in effetti Gregoire Colin ti somiglia molto. Io Invece somiglio a keanu reeves

  7. Marco ha detto:

    Lo vidi al cinema ormai nel lontano 2003 ed a oggi, rivedendolo, non mi stanca mai.
    Fresco, originale e divertente. Finalmente una saga che ha ragione ad aver incassato i miliardi (purtroppo il brutto scivolone del quarto capitolo era inevitabile) al contrario di quella dei Transformers che ancora mi domando come faccia a piacere.

    Domande ad Albe:
    perchè dici che la fotografia è brutta? Non mi è sembrata nè di stampo televisivo nè troppo buia durante scene notturne o al chiuso e non fà sfigurare gli effetti visivi.

    Affermi che il montatore è Craig Wood però nei crediti sono menzionati altri due montatori, è perchè quest’ultimo ha sostituito i precedenti?

  8. Alberto Cassani ha detto:

    La fotografia non mi era piaciuta perché, come ho accennato in recensione, il modo in cui illumina gli ambienti non riesce a nascondere il fatto che questi siano finti, e non sempre le sue immagini si uniscono bene agli effetti speciali computerizzati (ma questa magari non è colpa sua). Va detto che questi difetti li ho notati al cinema, non so come le immagini risultino, nella versione home-video.
    Per il montaggio ho messo un nome solo semplicemente perché nel press-book che ci era stato dato c’era solo il suo nome.

    (Ma quanto è lunga, ‘sta recensione? Ma cosa c’era da scrivere così tanto?)

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