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Nightwatching di Peter Greenaway

6 settembre 2007 Recensioni 0 Commenti
Festival di Venezia 2007

Lo Scrittoio, 5 Novembre 2016 – Magistrale

Un dramma ironico in costume su Rembrandt, le sue donne e la cospirazione di un macabro omicidio ne La Ronda di Notte (che in inglese si intitola proprio The Night Watch), il dipinto che insieme gli assicurò la fama e lo mandò in rovina…


Molti dei film presentati quest’anno a Venezia condividono la modalità di sguardo sul mondo. Uno sguardo digitale, istantaneo, frammentario e sempre in movimento. Strumento di ricerca di una verità sfuggita. Così è per De Palma con il suo Redacted, così per Haggis con In the Valley of Elah. Uno sguardo non solo rubato alla guerra: Branagh amplifica i punti di vista tramite ossessive e censorie telecamere di sicurezza, rompendo la claustrofobia del set principale di Sleuth. Balagueró insegue l’orrore-verità in [REC]. In prossimità della fine del Festival, anche Peter Greenaway dice la sua con Nightwatching, in cui si narra la genesi dell’omonimo dipinto (La ronda di notte) di Rembrandt.

Nel 1642, all’apice della sua carriera, il pittore si reca ad Amsterdam dove gli viene commissionato un quadro che ritragga i membri della Milizia Civica, cittadini che avevano difeso la causa dell’indipendenza dalla Spagna. Pur riluttante, Rembrandt accetta il lavoro e comincia una meticolosa opera di approfondimento sui protagonisti, trasformandosi in una sorta di testimone esterno di storie intrecciate, spesso spiacevoli. L’artista è al tempo stesso demiurgo-regista e outsider politico, specialmente quando arriva a scoprire il marcio che si cela dietro i suoi soggetti.

Il regista di Le valigie di Tulse Luper vuole indagare il mistero di un’opera nata in circostanze affascinanti ma Nightwatching va oltre, diventa un discorso sulla pittura, l’arte e la rappresentazione. Durante gli anni necessari al completamento dell’opera, Rembrandt diventa padre e vede morire sua moglie, si imbarca in relazioni disperate e maledice più volte il compito assegnatogli. Quando decide di completarlo, fissa su tela tutta la sua voglia di rivalsa e il suo J’accuse rivelatorio. Dopo quest’opera, la sua carriera sarà distrutta, e in essa l’autore riversa il suo declino. Per i committenti è una raffigurazione troppo viva, testimone di sentimenti turbolenti poco adatti al sostegno del potere. Addirittura di ‘italiana’ oscenità, una scomoda commedia dell’arte.

Il film si consegna quindi alla ricostruzione sofferta dello sguardo, fornendo una risposta drammatica a ognuno dei piccoli enigmi che punteggiano la tela; Greenaway inchioda letteralmente la verità al piano bidimensionale tramite sonore inquadrature di particolari, tanto più potenti se si considera che Nightwatching è altrimenti giocato su coordinate di orizzontalità, di piani ampi e di raffigurazioni teatrali. È cruciale infatti l’ambiente-dimora di Rembrandt, autentico stage popolato da demoni che minacciano la cecità («miglia di tenebre dipinte»), ossessione punitiva del pittore. Ciononostante, l’anima dell’artista non rinuncia a mettersi in gioco; il dipinto è il suo atto di violenza silenziosa e ribellione politica: i colpevoli sono immortalati tra verdetti simbolici e la presenza delle loro vittime. L’autore stesso si concede la suprema rivendicazione del dominio visivo: l’occhio e il berretto da pittore di Rembrandt fanno capolino dietro ai personaggi.

Il legame tra opera pittorica e opera filmica è ribadito attraverso l’illuminazione della scena, vistosa e tagliata, ma anche attraverso l’inevitabile analogia sul ruolo del metteur en scène. Greenaway, gallese ma residente proprio in Olanda, ha studiato arte ed è convinto che l’opera di Rembrandt sia un frame molto cinematografico. Nightwatching è il film che in questi giorni veneziani restituisce all’immagine il suo peso e ne celebra il valore storico-politico, proprio quando le prime opere post-Iraq cercano tra le sue macerie il senso perduto.


Titolo: Nightwatching
Regia: Peter Greenaway
Sceneggiatura: Peter Greenaway
Fotografia: Reinier van Brummelen
Interpreti: Martin Freeman, Jodhi May, Eva Birthistle, Nathalie Press, Chris Britton, Toby Jones, Emily Holmes, Michael Teigen, Anna Antonowicz, Gerard Plunkett, Agata Buzek
Nazionalità: Canada – Francia – Germania – Polonia – Olanda – Regno Unito, 2007
Durata: 2h. 14′


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