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Scappa - Get Out di Jordan Peele

6 giugno 2017 Recensioni 2 Commenti
Scappa - Get Out

Universal, 18 Maggio 2018 – Folgorante

Dopo una frequentazione di appena qualche mese, Rose decide di presentare il suo ragazzo ai genitori. Ma non ha mai detto ai suoi che Chris è un afroamericano, così un tranquillo weekend in campagna si trasforma ben presto in un incubo per la giovane coppia…


Una scena di Scappa - Get OutQuanto c’era bisogno, di un film come Scappa – Get Out. Dopo anni in cui il panorama cinematografico statunitense sembrava aver relegato la questione razziale in appendice alle cerimonie degli Oscar (vedasi la polemica #OscarsSoWhite alla premiazione del 2016, e la diatriba sul premio a miglior film per Moonlight di quest’anno), ecco un social thriller folgorante che riesce a dipingere il razzismo come un incubo da cui l’America non si è ancora risvegliata.

Bradley Whitford e Catherine Keener in Scappa - Get OutVero, Hollywood aveva già dimostrato di saper portare sul grande schermo i conflitti a sfondo razziale, riuscendo a volte a trarne lavori memorabili (su tutti, tra i più recenti, 12 anni schiavo). Ma contrariamente alle grandi parabole partorite negli ultimi anni, (il lavoro di McQueen, appunto, ma anche Selma o The Butler) il trentottenne Jordan Peele, qui all’esordio da regista, non tratta le discriminazioni nel contesto di un’epoca passata, ma scrive e dirige un film ambientato nel presente dell’America post-Obama. E se la distanza temporale nei film in costume permetteva forse al pubblico di non sentirsi direttamente chiamato in causa di fronte agli orrori e le sofferenze delle vittime sul grande schermo, in Get Out questa distanza si azzera.

Daniel Kaluuya e Allison Williams in Scappa - Get OutQuesto perché Peele si sofferma sia sugli episodi di razzismo di cui è vittima Chris (un ottimo Daniel Kaluuya) sia sulla connivenza della famiglia di Rose (una altrettanto convincente Allison Williams), costringendo lo spettatore a interrogarsi sulla propria dose di complicità al cospetto delle discriminazioni più o meno esplicite di cui Chris sarà vittima durante il weekend. Ma se è vero che Scappa – Get Out nasconde un chiaro messaggio politico, Peele si affida agli elementi propri del thriller e a un’ironia pungente per formularlo, evitando così di trasformare la pellicola in un sermone moralista e distruggere il ritmo della narrazione.

Daniel Kaluuya in Scappa - Get OutUna sceneggiatura brillante, firmata dallo stesso Peele, riesce a far sì che per tre quarti del lungometraggio la tensione aumenti costantemente senza che succeda nulla di eclatante, rivelando il colpo di scena solo all’ultimo. Ma soprattutto, riesce a costruire un protagonista che anche di fronte agli eventi più surreali compie solo azioni logiche, un ingrediente fondamentale per far sì che un thriller funzioni, e che aiuta a generare empatia tra Chris e il pubblico. E neanche alla prova da regista Peele delude, dimostrando di saper manovrare sapientemente la macchina da presa, alternando simmetrie glaciali a visioni oniriche che lasciano ipnotizzati, e trasformano la casa di campagna della famiglia di Rose in un personaggio a sé stante, come Michael Haneke aveva saputo fare venti anni fa in Funny Games.

In un’intervista a Business Insider di qualche settimana fa, Peele ha dichiarato di avere in cantiere altri quattro social thriller, che lo terranno occupato per i prossimi dieci anni. La speranza, visti i presupposti di questo memorabile debutto, è che il prossimo lavoro non tardi troppo ad arrivare.


La locandina di Scappa - Get OutTitolo: Scappa – Get Out (Get Out)
Regia: Jordan Peele
Sceneggiatura: Jordan Peele
Fotografia: Toby Oliver
Interpreti: Daniel Kaluuya, Allison Williams, Catherine Keener, Bradley Whitford, Caleb Landry Jones, Stephen Root, Lakeith Stanfield, Marcus Henderson, Betty Gabriel, Lakeith Stanfield, Stephen Root, LilRel Howery, Ashley LeConte Campbell, John Wilmot, Caren L. Larkey
Nazionalità: USA, 2017
Durata: 1h. 44′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Io lo considero dapprima un thriller-horror poi ci aggiungo la componente sociale-politica presente tutt’oggi negli States. Ne viene fuori un bel connubio che intriga non poco.
    Yuzna fece lo stesso 29 anni fa, anche se in un contesto diverso, ma mica troppo.
    Meritevole sicuramente di visione.
    Risvolti della trama apprezzati e non “telefonati” (anche se chi è avvezzo qualcosa lo intuisce già).
    Contento per l’happy ending; almeno un barlume di ottimismo.
    Capibile il grandissimo successo negli USA dell’era Trump (“Black Panther” docet).

    Albe l’hai visto?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, mi è piaciucchiato. L’idea di fondo della trama secondo me non sta in piedi, ma anche a fare finta ci sono troppi momenti poco convincenti. Di contro la progressione della storia è ben strutturata e gli attori sono bravi. Però troppo un insulto che a un certo punto sia stato venduto come una commedia.

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