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"Cella 211" di Daniel Monzón

13 aprile 2010 Recensioni 7 Commenti
Cella 211

Bolero Film, 16 Aprile 2010 – Possente

Un agente della polizia penitenziaria decide di visitare il carcere in cui inizierà a lavorare a partire dal giorno successivo. Durante la visita, però, scoppia una rivolta nel braccio più pericoloso e l’unico modo per lui di salvare la pelle è fingersi un prigioniero appena arrivato…


Alberto Ammann e Luis Tosar in Cella 211E’ stato uno dei casi cinematografici dell’anno in Europa: vincitore di 8 premi Goya contro il favorito Almodòvar, forte di un incasso di quasi 20 milioni di euro e del culto nato in giro per la rete. Cella 211, quarto film di Daniel Monzón, arriva in Italia grazie al fiuto della Bolero Film che – dopo L’ospite inatteso e Lasciami entrare – distribuisce un altro film forte e teso, che gli amanti del cinema di genere apprezzeranno tantissimo.

Luis Tosar e Carlos Bardem in Cella 211Un thriller carcerario tesissimo e duro, scritto dal regista con Jorge Guerricaechevarría da un romanzo di Francisco Pérez Gandul, che è al tempo stesso uno sguardo coraggioso e atroce su una realtà e un perfetto esercizio di stile e coinvolgimento cinematografico. La discesa negli abissi anche fisici della violenza e della società da parte di un uomo che quella società dovrebbe controllare, diventa per Monzón il modo più efficace per raccontare i margini abietti del nostro mondo, e come l’unico modo per sopravvivere sia quello di fingere, mordere, uccidere come gli altri.

«Homo homini lupus», si dice, e Monzón fin dall’inizio denuncia il tono della pellicola, con un suicidio da brividi, tenendolo alto e teso fino alla fine, giocando con la costruzione narrativa, con il dosaggio accorto degli elementi, con le suggestioni, senza mai eccedere, senza mai cadere nella maniera.

Luis Tosar in una scena di Cella 211La sceneggiatura sa dosare perfettamente intreccio e azione, psicologia e politica (l’uso dei mezzi di controllo e dei media) e dà la possibilità a Monzón di sfoggiare un talento inusuale nel montaggio (di Cristina Pastor), nell’uso del dettaglio e nella gestione pressoché perfetta di un cast in cui ogni faccia e interpretazione si colloca al posto giusto, esattamente dove deve essere. Non solo il monumentale Malamadre di Luis Tosar, ma anche Alberto Ammann e i caratteristi (come Carlos Bardem e Vicente Romero) usati come negli anni ’70, quando il cinema di genere sapeva spezzare le catene e rivoluzionare gli sguardi. Un difficile compito che Monzón pare saper portare a termine.


La locandina di Cella 211Titolo: Cella 211 (Celda 211)
Regia: Daniel Monzón
Sceneggiatura: Jorge Guerricaechevarría, Daniel Monzón
Fotografia: Carles Gusi
Interpreti: Luis Tosar, Alberto Ammann, Antonio Resines, Marta Etura, Carlos Bardem, Manuel Morón, Luis Zahera, Vicente Romero, Fernando Soto, Jesús Carroza, Manolo Solo, Joxean Bengoetxea, Jesús Carroza, Juan Carlos Mangas, David Selvas
Nazionalità: Spagna – Francia, 2009
Durata: 1h. 44′


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Attualmente ci sono 7 commenti a questo articolo:

  1. rosax ha detto:

    Premettendo che sono una semplice spettatrice,voglio fare i complimenti al film.
    Uscire dagli schemi “americani”per raccontare una storia così è stato un lavoro a cui nessun premio darà il lustro che gli spetta.
    Assolutamente realistici gli interpreti,credibili,onesti oserei dire veri,ma quanto sono bravi?
    Tensione pura dall’inizio alla fine, sgomento paura rabbia tenerezza disperazione ecco alcuni dei sentimenti che ho provato quardando il film,invitarvi a vederlo è inutile perchè se lo perdete non capirete mai fino in fondo la differenza tra la nostra cultura,cioè europea,e la loro,americana, dove scene spettacolari non danno l’intensita di uno sguardo del protagonista,ma chi è il vero protagonista?..
    Voglio DIRE GRAZIE a chi ha portato il film in italia ,dalla spagna con furore!
    Il percorso tematico è importante “IL PROFETA” non può mancare dalla vostra videoteca.saluti cordiali.
    Grazie ai critici, sono loro che mi guidano nella scelta del film che ho in mente.Ciao a tutti

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Il film è effettivamente molto bello. Per quanto lo sviluppo sia alla fine un po’ prevedibile, il film è comunque emozionante e tutt’altro che facile da digerire. Non è bello quanto “Il Profeta”, ma le intenzioni erano ben diverse. E’ una bella cosa, comunque, che qualche distributore creda alle cinematografie “alternative” e il pubblico risponda positivamente.

  3. pino ha detto:

    Gran bel film. Il profeta un altro spessore.
    L’unica nota stonata (tecnica): la voce del doppiatore di Malamadre, a cui ha donato un’enfasi esagerata.
    Assolutamente da non perdere.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Il doppiatore di Luis Tosar qui è Francesco Pannofino, che solitamente doppia George Clooney e Antonio Banderas. Non so se l’enfasi ci fosse anche nella recitazione originale, ma il tono di voce usato da Pannofino è abbastanza simile a quello che Tosar ha nella realtà.

  5. max ha detto:

    Ieri sera vedendo questa perla cinematografica ho capito che oramai la vera arte cinematografica e’ prerogativa europea,certamente lo spessore della storia e’ amplificato dalla difficile realta’ spagnola ,bensi’ osservando il film mi sono reso conto che gli europei a differenza degli registi americani (schiavi delle mayor) sono diventati proprio bravi a creare e girare films .

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Mi sembra una generalizzazione un po’ esagerata, ma diciamo comunque che negli ultimi anni sono usciti diversi registi non statunitensi (ma non solo europei: anche asiatici e sudamericani) i cui film non hanno niente da invidiare a quelli prodotti da Hollywood.

  7. Dave ha detto:

    Ho avuto modo di vederlo solo oggi.. Davvero straordinario! Cast (Tosar su tutti) eccezionale, molto crudo come deve essere una pellicola carceraria, quelle che dovrebbero essere “le bestie tra le bestie” mettono in mostra invece i sentimenti umani piu forti!
    A livello tecnico mi è piaciuto il montaggio e in generale la direzione di monzon. La sceneggiatura è molto buona ma partiva da un ottima base (mi diceva una mia amica spagnola che il libro è lo stesso molto bello).
    Un film che lascia il segno agli appasionati di cinema.

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