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I titoli di testa dei film

27 dicembre 2016 Articoli, Tecnica 2 Commenti
I titoli di testa

27 Dicembre 2016

Una delle cose cui gli spettatori prestano meno attenzione, quando guardano un film, sono i titoli di testa. Eppure leggendo i titoli di testa si possono capire molte cose sul modo in cui un film è realizzato, e soprattutto su ciò cui stiamo per assistere guardando quel particolare film…


Una delle cose cui gli spettatori prestano meno attenzione quando guardano un film, sono i titoli di testa. L’unica cosa ad essere ignorata di più sono quelli di coda, tanto che per convincere gli spettatori a non uscire dalla sala appena questi ultimi cominciano a scorrere sullo schermo bisogna inserire una scena subito dopo. Eppure, leggendo i titoli di testa si possono capire molte cose sul modo in cui un film è realizzato. Non solo in senso generale, ma anche proprio per capire meglio ciò che si sta per vedere. A volte persino meglio di quanto gli autori vorrebbero…

Il logo della 20th Century Fox che compare prima dei titoli di testa di tutti i film prodotti o distribuiti dallo Studio, accompagnato dalla famosa fanfara composta da Alfred Newman nel 1933

La prima cosa che gli spettatori vedono sullo schermo è il logo del distributore, seguito subito dopo da quello della casa di produzione – che in realtà sono spesso più d’una. A volte questo proliferare di loghi può rendere difficile capire immediatamente chi ha davvero realizzato una pellicola, perché è ormai diventata prassi che uno Studio hollywoodiano produca un film facendolo realizzare materialmente da piccole case di produzione – che possono essere di proprietà diretta dello Studio come anche no – per poi magari venderne ad altri i diritti di distribuzione internazionale. Ancor più spesso capita di vedere film prodotti in maniera indipendente, distribuiti negli Stati Uniti da uno Studio e nel resto del mondo da un altro. Quest’ultimo è il caso del recente Arrival di Denis Villeneuve, realizzato da quattro case di produzione indipendenti che hanno poi venduto i diritti di distribuzione negli Stati Uniti alla Paramount e nel resto del mondo alla Sony/Columbia, la quale ha però ceduto quelli per la distribuzione in Italia alla Warner.
Una cosa simile accade anche con i film italiani, perché nell’ultima quindicina d’anni alcune case di distribuzione indipendenti hanno cominciato a lavorare stabilmente con i due distributori più importanti (01 Distribution e Medusa), lasciando così il dubbio su chi abbia realmente distribuito il film.

Quando i loghi lasciano spazio ai titoli di testa veri e propri, vengono in realtà ripetute le stesse informazioni che si sono già viste a livello grafico: i primi titoli, infatti, sono solitamente i nomi delle case di produzione e distribuzione. Subito dopo può comparire quello che negli Stati Uniti si chiama “possessory credit” (detto anche “vanity credit”), ossia un titolo che attribuisce il riconoscimento artistico del film – il possesso, se vogliamo – a una singola persona. Solitamente è scritto nella forma di «A XX film», ma alcuni registi preferiscono formule diverse (come ad esempio il famoso «A Spike Lee Joint»). La Directors Guild of America – il sindacato professionale che raggruppa i registi cinematografici e televisivi degli Stati Uniti – vieta l’uso del possessory credit ai registi esordienti, a meno che non abbiano anche scritto la sceneggiatura o acquisito personalmente i diritti di sfruttamento cinematografico della storia originale. Anche se solitamente il possessory credit riguarda il regista, può a volte capitare che il film venga attribuito al produttore – «Steven Spielberg presents» – e questo è un forte indicatore di chi ha avuto l’ultima parola quando c’è stato da prendere delle decisioni: se il film è attribuito al produttore, potete stare sicuri che il montaggio non l’ha supervisionato il regista.

Il momento dei titoli di testa di Fa la cosa giusta con il titolo del film e il possessory credit del regista

Riguardo l’impatto che il possessory credit ha nella percezione dell’importanza di una singola persona nella realizzazione di un film, val la pena ricordare che è la ragione per cui si è interrotta la collaborazione tra il regista Alejandro González Iñárritu e lo sceneggiatore Guillermo Arriaga. Mentre infatti Arriaga sosteneva che il cinema sia un’arte collaborativa e che quindi la paternità artistica dei loro film andasse condivisa, Iñárritu aveva invece deciso di attribuirsi l’etichetta di unico autore delle pellicole grazie proprio al possessory credit.

Gli attori

Quando finalmente chi ha messo i soldi decide di essersi fatto notare abbastanza, sullo schermo cominciano ad apparire i nomi degli attori. Solitamente vengono citati in ordine di importanza dei personaggi all’interno del film, anche se non sempre è così: Woody Allen, ad esempio, mette sempre i nomi dei suoi attori in ordine alfabetico, facendoli comparire contemporaneamente sullo schermo.

Il modo in cui sono presentati gli attori nei titoli di testa di un film hollywoodiano, però, non è solo questione di importanza del personaggio. Nei contratti che le star firmano, infatti, ci sono spesso clausole relative al modo in cui il loro nome dev’essere presentato non solo nel materiale pubblicitario ma anche all’interno del film stesso. Attori come Will Smith o Tom Cruise, infatti, possono benissimo esigere di essere l’unico attore il cui nome compare sullo schermo prima del titolo del film. Questo perché aggiunge ancor più importanza alla presenza dell’attore nel cast, facendo sì che gli spettatori abbiano la percezione di guardare un one man show.

I titoli di testa di L'implacabile con il nome del protagonista accentuato dalla "personificazione" del titolo del film

Se prima del titolo compaiono solo gli attori principali, dopo il titolo appaiono invece i nomi dei coprotagonisti più importanti seguiti poi da quelli più generici, solitamente presentati in una lista con più nomi presenti contemporaneamente sullo schermo.
Ogni tanto capita anche che attori di un certo nome interpretino ruoli piccoli, e quando capita lo si può capire già dai titoli di testa. Questo perché il loro nome viene inserito in fondo alla lista degli attori e separato da quello degli altri coprotagonisti introducendolo con un «with». Quando succede, si può star sicuri che l’attore in questione non apparirà per più di 3 o 4 scene. E se in un cast ci sono attori presentati con il «with», può capitare che ci sia anche qualcuno presentato con «and» (o «and with»): si tratta di attori famosi (più famosi di quelli che li hanno preceduti nei titoli) che interpretano ruoli di supporto con un numero limitato di scene, ma non necessariamente minimo. In questo modo si dà risalto alla loro presenza facendo pensare che questa porti prestigio alla pellicola.

I titoli di testa di Psyco presentano il nome più importante del cast nettamente separato dagli altri attori nonostante un ruolo di secondo piano

Nel cinema italiano ci sono due titoli speciali che possono essere usati per gli attori. Il primo è «con l’amichevole partecipazione di» e indica il fatto che l’attore in questione ha accettato di non essere pagato per il lavoro svolto su quel set, mentre l’altro è «con la partecipazione di». Quest’ultima, che si può equiparare all’«and with» hollywoodiano, è una cosa che bisognerebbe usare con parsimonia perché attira troppo l’attenzione sull’attore, e se questo interpreta un personaggio chiave si finisce per metterlo troppo in evidenza agli occhi degli spettatori.

Il momento dei titoli di testa di Il cartaio in cui si annuncia la partecipazione dell'assassino

Nella televisione statunitense si usa poi indicare in maniera specifica le apparizioni speciali. In Tv gli attori che hanno un contratto fisso per l’intera stagione sono presentati all’inizio dei titoli, seguiti da quelli che invece hanno un ruolo ricorrente – ossia che appaiono di tanto in tanto nella serie ma non necessariamente in ogni singola puntata – introdotti da un «and» o «with», e quindi da quelli che partecipano solo in quella puntata con un ruolo di rilievo. Il primo dei nomi di questi ultimi è indicato come «guest starring», a prescindere da quanto gli attori siano realmente famosi: in questo caso è il ruolo che stabilisce il credito, non il nome.
In questo modo lo spettatore, leggendo i titoli e conoscendo i nomi degli attori, potrà capire subito che un personaggio già visto in qualche puntata precedente farà la sua apparizione nei minuti successivi. E non solo: facendo attenzione a questi piccoli particolari si può anche arrivare a notare come gli autori stanno man mano sviluppando i personaggi secondari. Nella prima stagione di Quantico lo si può vedere nel modo in cui viene presentata Anabelle Acosta: per tre puntate la sua presenza è indicata come «guest starring», in quella successiva il suo personaggio non compare e da quella ancora dopo, il suo nome è inserito nel cast regolare presentato prima delle apparizioni speciali. Questo vuol dire che all’inizio gli autori e i produttori avevano intenzione di usare il personaggio in maniera poco più che casuale, e solo in un secondo momento hanno invece deciso di mettere sotto contratto l’attrice per un numero prestabilito di puntate consecutive.

I titoli di testa della terza puntata di Quantico annunciano la partecipazione speciale di Anabelle Acosta

I titoli di testa della sesta puntata di Quantico, con Anabelle Acosta presentata come un membro regolare del cast

Va anche detto che in televisione un attore che fa parte del cast regolare di una serie ha diritto di essere accreditato in ogni puntata prevista dal suo contratto, che il suo personaggio appaia effettivamente nell’episodio oppure no. È il caso recente di Moran Atias, che nel telefilm The Resident viene accreditata per contratto in ogni singolo episodio della prima stagione, nonostante in realtà compaia sullo schermo solo nella prima puntata e in un altro paio più avanti.

Un altro modo in cui un attore cinematografico può essere distinto dagli altri è segnalando il fatto che è un esordiente. In Italia lo si fa solitamente con i bambini, accompagnando il nome con la scritta «e con il piccolo…», mentre negli Stati Uniti si usa scrivere «introducing», ossia “vi presentiamo” (da noi in questi casi si scrive «per la prima volta sullo schermo»). Questa formula non viene però usata solo per gli esordienti veri e propri, ma anche per quegli attori che hanno magari lavorato in altre parti del mondo e sono sconosciuti al pubblico statunitense. E’ il caso di Space Vampires, che presenta Mathilda May con un «introducing» nonostante l’attrice francese avesse girato già due film, che però in quel momento non avevano ancora trovato distribuzione in Nord America. Di recente, è capitato in alcune occasioni di veder usata questa forma di presentazione anche per attori statunitensi che, dopo aver girato film indipendenti, facevano il loro debutto in pellicole prodotte dagli Studio.

I tecnici

All’elenco dei nomi degli attori principali segue quello dei responsabili tecnici che hanno lavorato al film, iniziando sempre dal responsabile del casting, ossia dalla persona che ha materialmente messo sotto contratto gli attori, concordandone i contratti e supervisionando i provini dei ruoli di supporto. Negli Stati Uniti ogni sindacato professionale ha le proprie regole sia per quanto riguarda l’attribuzione del credito alla persona sia per il modo in cui il suo lavoro dev’essere presentato nei titoli. Nel caso un professionista volesse avere un tipo di credito diverso da quello standard, avrebbe bisogno del permesso del sindacato di categoria. Lo sa bene Steven Soderbergh, cui fu vietato di scrivere «photographed & directed by» nei titoli di Traffic e che non volendo mettere il suo nome due volte decise di iniziare a firmare il proprio lavoro da direttore della fotografia con lo pseudonimo di Peter Andrews (e in seguito anche quello di montatore con quello di Mary Ann Bernard: sono i nomi dei suoi genitori).

L’ordine con cui i nomi dei tecnici sono presentati non è rigido, ma può variare da film a film secondo le caratteristiche della pellicola. Va detto anche che chi occupa una certa posizione professionale non può per contratto essere citato nei titoli di testa, mentre chi ne occupa un’altra deve esserlo obbligatoriamente (ovviamente fanno eccezione quei film che, per scelta artistica, rinunciano ai titoli di testa). Ci sono però alcuni ruoli che possono indifferentemente essere citati nei titoli di testa o di coda, secondo l’importanza che quel ruolo ha avuto nella realizzazione della pellicola: il responsabile degli effetti speciali sarà citato all’inizio di un film di fantascienza ambientato nello spazio profondo, ma solo alla fine se il suo lavoro si è esaurito in una singola scena per creare un occhio nero sul volto del protagonista.

In ogni caso, i tecnici che vengono citati nei titoli di testa sono i seguenti:

  • Costumista («costume design» o «costume designer»): la persona che ha disegnato i costumi indossati dagli attori. Non è necessario che si tratti effettivamente di un film “in costume” (ossia ambientato in un’epoca passata) né che abbia disegnato ogni singolo indumento.

I titoli di testa di Batman con il credito dato al costumista principale e alla responsabile degli abiti indossati da Kim Basinger

  • Compositore («original score», «music composed by» o «music by»): l’autore della colonna sonora originale, cui eventualmente vengono affiancati gli autori delle canzoni e il responsabile della selezione delle canzoni di repertorio usate nel film. Quando è il caso, si usa indicare anche il nome di chi ha diretto l’orchestra che ha effettuato la registrazione della partitura, ed è possibile anche inserire il nome dell’orchestra stessa.

Il momento nei titoli di testa di Batman in cui è presentato l'autore delle canzoni, subito dopo la presentazione dell'autore delle musiche Danny Elfman

  • Montatore («editor» o «edited by»): il responsabile principale del montaggio della pellicola, sia che abbia preso autonomamente le decisioni sia che abbia seguito da vicino le indicazioni di regista o produttore.

I titoli di testa di Batman riconoscono il lavoro del montatore

  • Scenografo («production design» o «production designer»): il responsabile dell’aspetto visivo della parte fisica del set. A Hollywood non si occupa solo di disegnare le scenografie ma supervisiona anche il lavoro di costumista e parrucchiere perché è una figura chiave – insieme a regista e direttore della fotografia – dello stile visivo con cui il film è costruito. Nel caso in cui il film sia girato prevalentemente in interni, viene affiancato da un decoratore («set decorator») che si occupa esclusivamente degli ambienti chiusi e non viene citato nei titoli di testa del film (ma eventualmente ritira l’Oscar insieme al production designer).

I titoli di testa di Batman con il credito dato al lavoro dello scenografo, vincitore del premio Oscar insieme al decoratore Peter Young

  • Direttore della fotografia («director of photography» o «photography»): è il capo del reparto macchina. Supervisiona l’illuminazione del set, il posizionamento della macchina da presa, le lenti usate e ogni altro accessorio collegato alla ripresa. Sul set è in pratica il secondo in comando dopo il regista, e per questo viene solitamente indicato nei titoli di testa subito prima di produttori, sceneggiatori e regista.

I titoli di testa di Batman presentano il direttore della fotografia, specificando la sua appartenenza al sindacato britannico di categoria

I produttori

Se le case di produzione sono presentate subito all’inizio dei titoli di testa, che bisogno c’è di indicare nuovamente i produttori? In realtà la casa di produzione e il produttore sono due cose diverse. Nell’accezione europea del termine il produttore è colui che finanzia la pellicola e supervisiona l’intero progetto, ma ormai quasi sempre – anche in Italia – i diversi compiti del produttore sono suddivisi tra più persone, e spesso più persone ricoprono lo stesso ruolo. Immaginiamo una compagnia teatrale itinerante che mette in scena uno spettacolo in un teatro con la coordinazione di un impresario: l’impresario è il produttore, la compagnia teatrale è la casa di produzione e il teatro è lo Studio per cui la casa di produzione sta realizzando il film.

Nei titoli di testa di una pellicola, i tanti produttori sono suddivisi in diverse “categorie” secondo i compiti che hanno svolto durante la realizzazione del film.

  • Produttore («producer» o «produced by»): è il massimo dirigente che ha potere decisionale durante tutta la lavorazione di un film, approvando il budget, scegliendo chi assumere e supervisionando ogni fase del lavoro, dalla preproduzione alle riprese, a montaggio e sonorizzazione. Secondo quanto scrive la Producers Guild of America, il produttore è colui cui spetta «la decisione finale su ogni aspetto tecnico, finanziario o artistico della produzione di un film, con una partecipazione diretta nel processo decisionale di gran parte delle funzioni produttive.»
  • Coproduttore («co-producer» o «line producer»): è la persona direttamente sotto il produttore, cui riferisce ogni situazione e con cui si consulta prima di prendere ogni decisione. «È la persona che si occupa della parte logistica di una produzione cinematografica, dalla preproduzione fino al termine delle riprese. Tutti i capi settore fanno riferimento a lui.»
  • Produttore esecutivo («executive producer»): genericamente, questo titolo viene dato ai produttori che hanno avviato il progetto o hanno contribuito in maniera importante ma non ne hanno seguito la lavorazione da vicino. Nello specifico, il sindacato statunitense riconosce due situazioni in cui a una persona può essere riconosciuto il titolo di produttore esecutivo: «Ha assicurato almeno il 25% dei finanziamenti necessari alla realizzazione della pellicola» e/o «ha dato un contributo significativo allo sviluppo della proprietà letteraria, solitamente assicurandosi i diritti del materiale su cui il film si basa.»
  • Produttore associato («associate producer»): «il titolo di produttore associato viene assegnato esclusivamente dalla persona che viene accreditata come produttore, ed è da utilizzare con parsimonia e solamente per quelle persone cui sono delegati significativi compiti di produzione.»

Nonostante queste linee guida siano abbastanza precise, per anni i crediti di produzione sono stati assegnati con molta leggerezza anche a persone non realmente meritevoli. Non è un caso che in Hollywood, Vermont David Mamet faccia dire a un suo personaggio che il titolo di produttore esecutivo è quello che il produttore dà alla sua segretaria invece dell’aumento. Così, nel 2013 negli Stati Uniti hanno iniziato a segnalare nei titoli di testa l’appartenenza dei vari produttori al sindacato di categoria indicandone la sigla vicino al nome. Questa è un’abitudine in voga da molto tempo per le altre categorie professionali, come i direttori della fotografia o i montatori, ma per i produttori ha il significato aggiunto di distinguere a prima vista chi, in quel mare di nomi, lavora effettivamente come produttore da chi invece ci si è trovato quasi per caso per quel singolo progetto.

Bisogna infine specificare che molto di rado un produttore finanzia un film con soldi propri. “Assicurare i finanziamenti”, per dirla come la PGA, non vuol dire firmare personalmente un assegno bensì trovare qualcuno che lo faccia. Questo qualcuno può essere uno Studio, una casa di produzione indipendente, una banca, qualche sponsor o qualche finanziatore privato. Per progetti di un certo richiamo si usa a volte vendere preventivamente i diritti di distribuzione nazionale o anche internazionale, utilizzando poi quei soldi per realizzare materialmente il film. Non è quindi detto che una persona indicata come produttore di una pellicola abbia effettivamente rischiato dei soldi in proprio, ma di certo ha messo in gioco il proprio nome e il proprio lavoro.

Gli sceneggiatori

Il nome di chi ha scritto la sceneggiatura compare subito prima di quello del regista, o eventualmente prima di quello dei produttori: dipende se lo sceneggiatore ha potere contrattuale o non è nessuno. In effetti, l’abitudine di Hollywood è sempre stata quella di presentare prima i produttori esecutivi e associati, poi i coproduttori, quindi gli sceneggiatori e infine i produttori veri e propri. Il primo scrittore ad avere così tanto potere contrattuale da vedere il proprio nome comparire subito accanto a quello del regista fu Joe Eszterhas aitempi di Showgirls.

Così come per i produttori, anche nel caso degli sceneggiatori hollywoodiani il modo in cui le persone sono accreditate è strettamente regolato dal sindacato di categoria, la Writers Guild of America. Per ovvi motivi legati ai differenti processi di scrittura, la WGA distingue il modo in cui bisogna dar credito a uno sceneggiatore in un film per il cinema e in una serie televisiva.
Al cinema, infatti, bisogna accreditare gli sceneggiatori presentandoli con «written by» o «screenplay by», per poi eventualmente indicare gli autori del soggetto («story by») e quindi quelli della fonte originale da cui il film è tratto (nel caso esista, ovviamente: «based on the book by», ma anche «based on the characters created by» nel caso di un remake o sequel). In questo caso i titoli potrebbero però riportare non l’autore dell’opera originale ma i detentori dei diritti, dipende dal contratto che lega l’autore originale a questi ultimi (e dipende anche dalla volontà dell’autore: Alan Moore non vuole il suo nome nei titoli dei film tratti dai suoi fumetti).

I titoli di testa di La casa sul lago del tempo attribuiscono il film originale alla casa di produzione ma non al regista o agli sceneggiatori

In televisione, oltre a questo tipo di credito (con «teleplay» al posto di «screenplay») c’è anche il «created by» a indicare lo sceneggiatore che ha ideato il concetto della serie (ma che non l’ha necessariamente sviluppato, visto che questo è un lavoro che viene fatto da più di una persona incaricata dalla casa di produzione).

La maggior parte delle volte, non solo a Hollywood, un film è scritto da più di uno sceneggiatore. In questi casi, secondo le direttive del sindacato statunitense, gli sceneggiatori devono essere indicati nell’ordine cronologico in cui hanno lavorato al film e non possono essere più di tre. I gruppi di sceneggiatori che lavorano insieme, però, sono considerati come un solo nome, quindi in teoria ci potrebbero essere anche sei o nove o più sceneggiatori accreditati: l’importante è che i passaggi creativi che hanno portato alla versione definitiva della sceneggiatura non siano più di tre. La regola vuole che gli sceneggiatori che hanno lavorato insieme siano distinti da quelli che hanno lavorato in successione dal modo in cui i loro nomi sono collegati: si usa infatti «&» nel caso di una coppia di lavoro e «and» nel caso di singoli sceneggiatori.

Volendo limitare il numero di sceneggiatori accreditati ma non potendo ovviamente impedire a un produttore di assumere più di tre gruppi di sceneggiatori per lavorare allo stesso film, è la stessa WGA a dirimere le dispute e decidere in maniera insindacabile quali sceneggiatori hanno diritto di essere accreditati ufficialmente per il lavoro svolto, sulla base di quanto il loro contributo sia significativo per il film completato. In ogni caso, secondo le regole della WGA, per poter vedere il proprio nome nei titoli di testa di un film uno sceneggiatore deve aver contribuito per almeno il 33% del materiale che compone la versione definitiva della sceneggiatura.

I titoli di testa di 007 - Spectre indicano che lo sceneggiatore originale è stato sostituito da una coppia di sceneggiatori che hanno anche riscritto l'intreccio prima che un quarto sceneggiatore rifinisse la versione definitiva

A Hollywood c’è anche l’abitudine di assumere degli sceneggiatori per fare rapidamente delle modifiche mirate a un copione, magari riscrivere alcuni dialoghi o adattare un paio di scene a un nuovo attore. Questi “script doctor” – come sono definiti – sono solitamente sceneggiatori con poca esperienza ma di cui i produttori si fidano, e non hanno alcun diritto di autorialità sulla sceneggiatura che consegneranno, poiché eseguono semplicemente degli ordini del produttore. Alcuni importanti sceneggiatori e registi della Hollywood odierna hanno lavorato come script doctor all’inizio della loro carriera: Steven Soderbergh, Quentin Tarantino e Aaron Sorkin sono certamente i nomi più famosi.

Il regista

Quello del regista è sempre l’ultimo nome che compare nei titoli di testa, e secondo le regole della Directors Guild of America il suo nome dev’essere presentato separato da tutti gli altri. Addirittura, la DGA specifica che il carattere con cui il nome del regista è scritto deve essere grande almeno la metà di quello usato per scrivere il titolo del film e non può essere più piccolo di quello usato per qualcun altro. Questo, ovviamente, per dare risalto alla figura di quello che è sostanzialmente il “direttore d’orchestra” della realizzazione di un film, anche se come visto nel caso del possessory credit, non è detto che sia ufficialmente lui l’autore.
A Hollywood non può esserci più di un nome riconosciuto come regista di un film, anche nel caso in cui più registi si siano succeduti alla realizzazione della pellicola. In realtà la Directors Guild of America può fare – e ha spesso fatto – eccezione nei casi di coppie di registi che lavorano sempre insieme e contribuiscono in eguale misura alla creazione artistica del film, poiché vengono visti dal sindacato come un’unica “entità”. La cosa curiosa è che quando l’ha fatto, l’ha fatto quasi sempre per coppie di fratelli: i Coen, i Wachowski, gli Hughes…

Non sempre, però, il nome del regista che compare nei titoli di testa è effettivamente quello del regista. Non solo perché a Hollywood capita abbastanza spesso che un regista sia sollevato dall’incarico durante le riprese e quindi sostituito da un altro che a quel punto firmerà il film (a meno che non venga licenziato a sua volta…), ma perché il regista ha la possibilità di togliere il suo nome dai titoli se non si riconosce come autore del film in seguito alle modifiche che i produttori hanno fatto al lavoro da lui svolto. Questa è una decisione radicale, che può essere praticata solo con l’autorizzazione della Directors Guild of America.

Alan Smithee

Alan Smithee è stato per anni il nome con cui la DGA ha sostituito quelli dei registi che non volevano apparire come autori di un film in cui non si riconoscevano. A prescindere da chi fosse il regista e quale fosse il film, il nome nei titoli di testa era sempre quello di Alan Smithee. L’abitudine risale al 1969, quando il regista di Ultima notte a Cottonwood Robert Totten fu sostituito da Don Siegel, ma siccome a comandare sul set era il protagonista Richard Widmark, alla fine il film non rappresentava la visione di nessuno dei due registi. Il sindacato scelse così di presentare come regista del film l’inesistente Alan Smithee, ritenendolo un nome sufficientemente inconsueto da non creare confusione con professionisti realmente esistenti in qualche parte del mondo.

In trent’anni di “onorata”, carriera Alan Smithee ha ufficialmente diretto 21 film, oltre alle versioni televisive di altri 7, a 8 episodi di serie televisive, due film-Tv e altri lavori sparsi. Nonostante ci siano state un paio di sue apparizioni anche negli anni 2000, ufficialmente questo pseudonimo è stato dismesso dalla Directors Guild of America nel 1998, in seguito all’uscita di Hollywood brucia, il cui titolo originale è proprio An Alan Smithee Film.
Girato da Arthur Hiller con lo stile del falso documentario, Hollywood brucia racconta di un regista di nome Alan Smithee che vorrebbe togliere il suo nome dai titoli di un film da lui diretto, ma non può farlo perché il sindacato accetta come unico pseudonimo proprio Alan Smithee. Il montaggio definitivo di Hollywood brucia, però, è stato supervisionato dallo sceneggiatore e produttore Joe Eszterhas, col risultato che Hiller ha chiesto e ottenuto di togliere il suo nome dal film (non a caso il possessory credit del film recita «Andrew G. Vajna presents – In association with Joe Eszterhas»). Così, An Alan Smithee Film è stato ufficialmente accreditato proprio ad Alan Smithee…

Il momento dei titoli di testa di Hollywood brucia in cui viene presentato il regista

Dal 1998 in poi, a parte appunto un paio di rare eccezioni, la DGA stabilisce di volta in volta uno pseudonimo diverso con cui sostituire il nome di un regista che non si riconosce nel film da lui diretto ma completato secondo le indicazioni di altri. Una delle occasioni più recenti in cui il regista ha chiesto di togliere il proprio nome da un film è stato Accidental Love con Jessica Biel e Jake Gyllenhaal, girato tra mille difficoltà da David O. Russell nel 2008 ma uscito solo nel 2015 dopo che la casa di produzione originaria aveva fatto bancarotta. Il montaggio definitivo – peraltro basato su materiale incompleto, perché alcune scene non erano mai state girate – è stato realizzato senza il coinvolgimento del regista, che ha quindi chiesto di togliere il suo nome dai titoli. La DGA ha così deciso di sostituire il suo nome con quello dell’inesistente Stephen Greene.

Il momento dei titoli di testa di Accidental Love in cui viene presentato il finto regista

Bisogna però notare che la richiesta di togliere il proprio nome dai titoli di un film non sempre è accettata dal sindacato dei registi. La versione definitiva di American History X è montata secondo le indicazioni del suo protagonista Edward Norton, cosa che ha portato il regista Tony Kaye ad acquistare diverse pagine pubblicitarie in tutte le riviste di settore per prendere ufficialmente le distanze dal film. Come risultato, la DGA gli ha rifiutato il permesso di togliere il suo nome dai titoli di testa, ritenendolo responsabile per la cattiva pubblicità fatta alla pellicola.

In Italia è molto raro che una persona decida di far togliere il proprio nome dai titoli di testa di un film, e non sembra sia mai successo con un regista. Per lo meno nell’era moderna. E’ successo però a Francesco Piccolo, il cui copione per il film del 2005 …e se domani fu prima riscritto dal regista Giovanni La Parola e successivamente modificato per adattarlo ai protagonisti Luca & Paolo, col risultato che nessuno volle prendersi la piena responsabilità della sceneggiatura. Così il film uscì senza accreditare alcuno sceneggiatore nei titoli di testa, sulla locandina o nei vari comunicati stampa, pur citando il fatto di essere tratto da un racconto di Armando Cillario e riconoscendo nei titoli il lavoro degli story editor di RTI (ossia di chi ha supervisionato e adattato alle necessità produttive la sceneggiatura).

In conclusione è giusto specificare che tutte le regole hollywoodiane illustrate in questo articolo – relative ai vari sindacati di categoria – sono valide solo per gli iscritti ai sindacati e per i film che ricadono nei contratti sindacali nazionali. Gli Studio di Hollywood sono obbligati a lavorare solo ed esclusivamente con persone iscritte ai sindacati e quindi a rispettarne le regole (non solo per quanto riguarda i crediti ma anche, ovviamente, per le condizioni di lavoro), mentre un film indipendente ha la possibilità di assumere chi vuole, pagarlo quanto vuole e accreditarlo come gli pare (date un’occhiata ai titoli dei film di Robert Rodriguez e ne vedrete delle belle). Se però un professionista iscritto a un sindacato di categoria partecipa alla lavorazione di un film indipendente, deve farlo comunque secondo le regole stabilite dal sindacato per quel tipo di pellicola.

In Italia, dove le categorie sindacali sono molte di meno rispetto agli Stati Uniti e il lavoro cine-televisivo è molto meno regolamentato, non ci sono regole precise riguardo quali categorie citare nei titoli di testa e quali mansioni riconoscere ufficialmente a una persona. Le due categorie – oltre a quelle fin qui citate – che si possono trovare più di frequente segnalate nei titoli di testa di un film nostrano, sono le seguenti:

  • Fonico di presa diretta: il responsabile della registrazione dei dialoghi recitati dagli attori durante le riprese, in contrasto a ciò che si faceva spesso nel nostro cinema, ossia registrare i dialoghi in studio in un secondo momento. Se il suo nome non compare nei titoli, infatti, vuol dire che i dialoghi che sentirete nel corso del film non sono quelli recitati sul set. Eventualmente possono essere citati anche gli altri responsabili del sonoro, il sound mixer e sound designer, ossia il responsabile del montaggio della banda sonora e il responsabile della creazione degli effetti sonori.
  • Aiuto regista: durante la preparazione del film si occupa di redigere il piano di lavorazione e di supervisionare la scelta delle location e degli attori secondari. Durante le riprese fa invece da collante tra regista, produzione, troupe e cast. Da non confondere con l’assistente alla regia, che in teoria è il suo braccio destro ma molto spesso non è altro che un segretario.

A prescindere dalla latitudine e dal budget, comunque, i titoli di testa di un film danno sempre le stesse informazioni su chi ha fatto cosa e come l’ha fatto. Anche se siamo abituati a non prestarci attenzione, in realtà sono uno dei modi più immediati per cominciare a capire i tanti particolari che compongono il lungo e complicato processo di produzione di un film.


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Marco D ha detto:

    Questo articolo e’ davvero interessantissimo. Mi piacerebbe si esplorassero anche le tecniche con cui i titoli di testa sono realizzati (ad esempio in alcuni film mi sembra manchino completamente o il titolo del film puo’ apparire dopo alcune scene di prologo). Anche la scelta nella titolazione, cioe’ i “font” utilizzati, le tecniche per renderli piu’ di impatto (per fare un esempio effetti in cui le singole lettere delle parole si allontanano e le parole si “allargano”) e che tipo di evoluzione c’e’ stata nel tempo. Forse argomenti per un secondo articolo. Grazie.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Grazie Marco. Analizzare la creazione grafica delle sequenze dei titoli è una cosa che va al di là delle mie competenze, perché ha a che fare con la tecnica informatica più che quella cinematografica. Il fatto di non avere titoli di testa, o presentarli dopo qualche minuto di proiezione come si usa in televisione, è invece una scelta artistica che non ha niente a che fare con la tecnica ma bensì con la visione che un singolo autore ha di un singolo film.

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