La nostra vita di Daniele Luchetti
01 Distribution, 21 Maggio 2010 – Incisivo
Claudio è un ragazzo di borgata che si trova ad affrontare le grandi difficoltà della vita. Reagendo a modo suo si infila in affari troppo grandi: speculazione edilizia, lavoro nero, traffici di denaro. Ma le anime fragili come lui sanno aggrapparsi alle poche certezze rimaste e lottare…
La nostra vita è il ritratto dolce-amaro di un’anima fragile, fatta di mille insicurezze, mille ristrettezze e mille debolezze. Ma Claudio ama ed è riamato, e questo gli basta! È un film intimista, fatto di sentimenti veri, quelli immensi, gridati a squarciagola davanti un altare di una chiesa e di una realtà effimera, illusoria, che ti ubriaca e ti rende traballante così come lo è la macchina da presa, che a volte ha un’andatura cadente, oscillante, come se avesse bevuto la vita a grandi sorsi senza mai staccarsi dalla bottiglia.
Anche Claudio barcolla un po’, ma non perde tempo a piangersi addosso, e il regista lo segue ossessivamente nel suo processo di rimozione del dolore. I suoi sguardi, le sue lacrime, le sue espressioni occupano completamente lo schermo. La macchina da presa lo scruta, lo analizza, lo ritrae; i primi piani si trasformano in primissimi piani fino a diventare anche dettagli del volto; l’obiettivo gli sta addosso, gli si posa sul collo e da lì ci permette di osservare la vita quasi in soggettiva, attraverso il suo sguardo tormentato perché è lui che domina la scena. E’ lui, con tutto il suo carico di emozioni, il nostro punto di riferimento… non abbiamo altra scelta.
Daniele Luchetti racconta di esistenze all’insegna del precariato, dello stento, delle rinunce e del tormento, ma che fanno delle piccole cose della vita, le grandi cose dell’anima. Dipinge un chiaro ritratto della famiglia dei nostri tempi, l’unica tradizionale – con padre, madre e figli legittimi – è quella su cui grava lo spettro della cassa integrazione. In contrasto a questa c’è il gruppo familiare anticonvenzionale, che campa agiatamente grazie a illeciti compromessi: spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, giri di denaro sporco. Poi c’è il vedovo coi suoi tre bambini a carico, che è costretto a sporcarsi anche lui un po’ le mani per portare avanti la baracca, fino al single perennemente in pigiama, impacciato e timido, dai sani principi, ancora ancorato ai vecchi ricordi di mamma e papà. E madre e figlio extracomunitari, che cercano di costruirsi onestamente una posizione e non è poi così vero che “se vojono solo accasà”.
I protagonisti di La nostra vita sono raccontati con dolcezza, la mano leggera e discreta di Luchetti – insieme ai due sceneggiatori Rulli e Petraglia – ne tesse le trame e delinea i caratteri. Delicatezza e impeto avvolgono le esistenze di gente semplice, di umili spiriti, di “anime fragili”. Merito anche del cast, che si lascia dirigere e plasmare con perfezione. Elio Germano supera se stesso, ci porta con lui nel suo personaggio, lo veste magistralmente, è naturale, spontaneo, oscilla da un registro più dimesso e sofferente a toni più leggeri e spiritosi. Pregevole l’espediente umoristico, fatto di battute distribuite qua e là, per alleggerire il dramma e strapparci un sorriso. Bella l’interpretazione di Stefania Montorsi, che ispira grande simpatia con il suo personaggio un po’ cinico ma incisivo e vigoroso. Anche Raoul Bova, finalmente, dà una prova da buon attore, riuscendo a rendersi credibile addirittura da timido scapolo con problemi a relazionarsi con le donne.
Il film tocca le corde della nostra anima, ci esalta e ci rattrista, ci preme addosso e ci intenerisce, ci scoraggia e ci incanta. E’ la breve parentesi vitale di un amore, di una famiglia, di un singolo uomo, ma che ci rende partecipi, presenti, reattivi. La sua vita è anche un po’ la nostra.
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Titolo: La nostra vita
Regia: Daniele Luchetti
Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Daniele Luchetti
Fotografia: Claudio Collepiccolo
Interpreti: Elio Germano, Raoul Bova, Isabella Ragonese, Luca Zingaretti, Stefania Montorsi, Giorgio Colangeli, Alina Madalina Berzunteanu, Marius Ignat, Awa Ly
Nazionalità: Italia, 2010
Durata: 1h. 40′
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