“Piano, Solo” di Riccardo Milani
Tiziana Cappellini, 22 Settembre 2007: Toccante |
01 Distribution, 21 Settembre 2007
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La parabola professionale, ma anche gli amori e i turbamenti, di Luca Flores, un geniale musicista italiano che non riesce a venire a patti con i fantasmi del passato, fino alla tragica esplosione della follia. Una vita segnata dalla grazia del talento e dalla dannazione della malattia…
Al Conservatorio di Firenze il giovane Luca Flores sta sostenendo l’esame per diplomarsi in pianoforte. Non solo Luca lo supererà brillantemente e rivelerà un talento fuori dal comune, ma subito dopo scoprirà il jazz e inizierà una rapida carriera in questo campo musicale, carriera che lo porterà dal suonare in un locale con due amici ad esibirsi nelle piazze europee con i jazzisti più affermati e importanti. Ma Luca non riuscirà a vivere liberamente questo suo percorso, perché i sintomi della sua malattia mentale cominceranno a manifestarsi…
Se il regista Riccardo Milani aveva intenzione di narrare la sfortunata vita di Luca Flores (tratta dal romanzo Il disco del mondo di Walter Veltroni, che già si proponeva di far conoscere alla gente una storia e un personaggio poco noti) così come il suo distruttivo dolore, gli obiettivi possono dirsi raggiunti. L’esistenza di Luca, giovane ma subito affermato musicista jazz, si svolge principalmente a Firenze, dove appunto si diploma al Conservatorio e dove si svilupperanno sia la sua vita professionale sia quella sentimentale, ma fondamentali per lui restano gli anni dell’infanzia trascorsi tra il Mozambico e il Kenya con la madre e i fratelli, e con il padre geologo spesso assente per lavoro.
Guardando il film, due cose sono chiare da subito: che non si intende raccontare la carriera di Luca bensì la sua dolorosa vicenda umana, alla quale la carriera ovviamente si intreccia pur restando in secondo piano, tanto che la tournée europea insieme all’importante jazzista Chet Baker viene solo accennata e per nulla mostrata. Anche nei momenti in cui la macchina da presa si sofferma sulle esibizioni di Luca, oltre al talento che vuole essere evidenziato, ciò che risulta maggiormente è il suo carattere, il suo modo di fare. Luca, infatti, appare da subito un ragazzo introverso, in qualche modo contenuto – o trattenuto – da qualcosa che sta dentro di lui e che forse nemmeno lui conosce, e appare anche come un ragazzo che non si abbandona affatto agli entusiasmi, neppure quando riceve notizie che danno svolte positive alla sua carriera.
La seconda cosa che risulta chiara da subito è quanto il trauma legato alla tragica e scioccante scomparsa della figura materna possa produrre effetti così devastanti, specie se avvenuto durante gli anni dell’infanzia e, soprattutto, se come nel caso di Luca la perdita è legata anche al senso di colpa, che nasce dalla convinzione di aver provocato l’incidente mortale. Il film delinea in modo breve ma efficace anche lo stretto legame tra Luca bambino e la madre, così come risulta chiaro che Luca già da piccolo era ipersensibile, dato che era l’unico fra i fratelli a rifiutarsi di salutare il padre ogni volta che lasciava la famiglia per lavoro.
I flashback legati all’infanzia tornano spesso durante la narrazione della vita di Luca adulto. A volte sono come delle illuminazioni che fanno comprendere cosa si agita nella sua mente e che spiegano alcune sue frasi apparentemente sconnesse, frutto di una psiche già sconvolta e che allarma la famiglia, ma che in realtà hanno radici nei confusi ricordi d’infanzia, i quali a tratti emergono dalla sua mente sotto forma di rumori assordanti che acquisiranno un senso verso il finale del film. Il latente e inconscio senso di colpa che mina l’equilibrio di Luca agirà subdolamente fino ad affiorare in modo preoccupante, momento in cui Luca scivola verso il baratro dal quale farà momentaneamente ritorno solo ripercorrendo i luoghi della sua infanzia. Infatti, solo tornando nell’Africa in cui da bambino è stato felice tornerà di nuovo a esserlo, ma si tratta purtroppo di una guarigione illusoria. La musica, la sua passione, non avrà la forza di strapparlo da questo baratro. Una passione che sembrava essere invece più forte del legame creato con la fidanzata Cinzia, mentre in seguito si avrà la sensazione che, se Luca spesso era assente nella vita di coppia, forse non era a causa del desiderio di dedicarsi alla musica, ma molto più probabilmente a causa dei tormenti interiori che gli hanno impedito di vivere serenamente la sua esistenza.
Sarà lo stesso Luca a spiegare meglio la sua vita nelle lettere scritte alla famiglia: «Non ho avuto il tempo di crearmi una famiglia mia, perché il tempo se ne è andato quasi tutto tra la musica e il tentativo di scacciare i pensieri negativi». E queste lettere sono tanto più toccanti perché mostrano quanto lui sia lucido nonostante la mente sia stata sconvolta dalla malattia. Difficile restare indifferenti di fronte alle ultime sequenze, così come di fronte al forte legame tra Luca e la sorella Baba o ancora, subito dopo la conclusione del film – che intende ricordare Luca Flores con un sorriso – di fronte ai veri filmini in cui compare la madre del vero Luca insieme a lui e ai suoi fratelli.
Un personaggio così intenso e doloroso da interpretare richiede un attore che sia in grado di offrire un’interpretazione altrettanto intensa e profonda, e Kim Rossi Stuart si riconferma in grado di sostenere ruoli del genere, dopo il personaggio ipersensibile e toccante di Saverio in Senza pelle di Alessandro D’Alatri. Qui però c’è la maggiore difficoltà di doversi spingere fino all’estremo. In un’interpretazione convincente e realistica anche nelle movenze, una citazione in particolare merita la scena in cui Luca, in preda a una forte crisi, si barrica nella stanza della sorella Baba.
Titolo: Piano, Solo
Regia: Riccardo Milani
Sceneggiatura: Ivan Cotroneo, Claudio Piersanti, Sandro Petraglia, Riccardo Milani
Fotografia: Arnaldo Catinari
Interpreti: Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca, Paola Cortellesi, Michele Placido, Roberto De Francesco, Mariella Valentini, Corso Salani, Sandra Ceccarelli, Konrad Podolny
Nazionalità: Italia, 2007
Durata: 1h. 44′
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