"Ray" di Taylor Hackford
Uip, 21 Gennaio 2005 – Godibile
Cieco dall’età di 7 anni, orfano da quando ne aveva 15, Ray Charles ha evitato di diventare l’ennesimo clone di questo o quel cantante, sfruttando appieno il suo genio musicale per creare melodie uniche e indimenticabili. Ma l’eroina è andata molto vicina a togliergli quanto di più caro aveva al mondo: la sua musica…
Florida, 1948. Un uomo di colore di neanche diciott’anni aspetta col biglietto in mano di poter salire sull’autobus che lo porterà fino a Seattle, dove sa di poter ottenere un lavoro ben pagato. Ma il ragazzo è cieco, e l’autista non si fida a portare in un giro così lungo sul suo bus un negro che non ci vede. Quando però scopre che il giovane ha perso la vista durante lo sbarco in Normandia, decide di prendersi in prima persona la responsabilità di accompagnarlo.
Quell’uomo era Ray Charles Robinson, e non aveva combattuto ad Omaha Beach. Era diventato cieco per colpa di un glaucoma agli occhi quando aveva 7 anni, ma grazie all’aiuto della madre era riuscito ad evitare di diventare un handicappato, imparando a muoversi nel mondo di chi ci vede senza farsi imbrogliare e riuscendo a mettere pienamente a frutto il suo talento pianistico. Per lo meno fino a quando è riuscito a stare lontano dalla droga…
Per quanto Jamie Foxx sia grandioso nel ruolo principale, per quanto la sceneggiatura sia ben architettata e la regia ottimamente bilanciata, la cosa che esce maggiormente da questo film è la grandezza della musica di Ray Charles. Il primo a mescolare le sonorità blues con quelle di altri generi, dal gospel al country, riuscendo ad evitare di diventare l’ennesimo clone di questo o quest’altro cantante di successo.
La figura di Charles – personaggio problematico come pochi, che ha seguito da vicino la lavorazione del film rieseguendo per l’occasione molte sue canzoni – ne esce tutto sommato bene. La dipendenza dall’eroina, che gli procurò il caratteristico ondeggiamento del corpo, rimane sullo sfondo fino al momento del primo arresto (in assoluto la peggior scena del film) ed incide nella storia solo quando Charles entra in clinica per disintossicarsi. Il suo vizio di alzare le mani sulle (tante) donne con cui si accompagnava è del tutto assente e più in generale i personaggi di contorno sono poco definiti. Eppure il film non risulta eccessivamente celebrativo, non arriva mai a suonare falso e risulta anzi emozionante in più di un’occasione (splendida la scena del grillo, ad esempio). Probabilmente, però, non riesce a raccontare cosa davvero fosse il mondo di Ray Charles.
Straordinario Jamie Foxx, come detto, che imita alla perfezione la parlata e le movenze del genio della Georgia e dal punto di vista fisico gli somiglia a sufficienza (ma gli occhiali scuri aiutano). Al suo fianco, un manipolo di buoni caratteristi (chi ha riconosciuto Curtis Armstrong nel ruolo del pelato Ahmet Ertegun?) alle prese con personaggi che restano però sempre troppo ai margini della narrazione. Fa eccezione una bravissima Sharon Warren che all’esordio cinematografico interpreta con decisione e grande efficacia la madre del protagonista, figura chiave della vita di Charles anche se di fatto ne uscì quando Ray era ancora un bambino. Ma è a quel punto che Ray Charles Robinson divenne davvero Ray Charles, prima ancora di cambiare il nome per non far pensare al pugile suo omonimo: quando la cosa più importante della sua vita divenne la musica. Quella musica che la colonna sonora di questo film ripropone meravigliosamente.
Titolo: Ray (Id.)
Regia: Taylor Hackford
Sceneggiatura: James L. White
Fotografia: Pawel Edelman
Interpreti: Jamie Foxx, Kerry Washington, Regina King, Clifton Powell, Harry J. Lennix, Bokeem Woodbine, Aunjanue Ellis, Sharon Warren, Curtis Armstrong, C.J. Sanders, Larenz Tate, Terrence Howard, David Krumholtz, Wendell Pierce
Nazionalità: USA, 2004
Durata: 2h. 32′
Foxx straordinario. Film noioso.
Guido è meglio che neanche ti faccia capire.
Foxx è strepitoso il film è straordinario.
Beh, a me non è piaciuto. Non ho detto che è legge quello che dico io. 🙂
Albe che ne pensi de “L’Avvocato Del Diavolo”?
Non male, mi all’epoca mi sembrò un po’ sopravvalutato.
Concordo con te. Piaciuto all’epoca e continua a piacermi.