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Soundtrack: "Ant-Man" di Christophe Beck

1 febbraio 2016 Soundtrack 0 Commenti
Ant-Man

Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore* * * *

Se esiste un “Marvel sound”, il canadese Christophe Beck sembra possederne interamente il segreto, come dimostrano le squillanti e luminose fanfare e l’orchestrazione saettante e adrenalinica della partitura da lui composta per l’Ant-Man di Peyton Reed…


A giudicare da alcuni soundtrack degli ultimi tempi, sembrerebbero tornati in auge gli anni 70. Se ne riconoscono i tratti nel sound, rigorosamente e aggressivamente orchestrale, energico, ritmatissimo, e nell’estetica, che sembra voler coniugare il sinfonismo classico della Golden Age con influenze jazzistiche e pop: un po’ come avveniva per le partiture dei film di 007 a firma di John Barry. Che poi sia il genere action a sollecitare queste spinte (si pensi al Kraemer dell’ultimo Mission: Impossibile) non deve sorprendere: si tratta infatti di score fondati su un dinamismo sfrenato, quasi cartoonistico, e anche qui non è casuale che il filone “comic movie” – con in testa la produzione Marvel – ne rappresenti il naturale contenitore.
Non è dato sapere quanto durerà il fenomeno, apparentemente inesauribile: probabilmente durerà finché vi sarà un riscontro di pubblico, e a tale proposito il flop del recentissimo Fantastic 4, con le musiche della “strana coppia” Marco Beltrami-Philip Glass, potrebbe costituire un campanello d’allarme. Ma per il momento non c’è che da registrare l’irresistibile ascesa del filone, fra sequel, prequel e remake, e con esso della sua parte musicale. Un territorio nel quale vediamo ora ritornare Christophe Beck (già cooptato dalla ditta editrice-produttrice sussidiaria della Disney per Elektra), compositore che sta attraversando un momento molto proficuo e fortunato (Frozen, Good Kill, I Peanuts, Red Army e il drammatico Cake), attraversando svariati generi e dimostrando un eclettismo che va oltre l’abilità di un tuttofare dimostrando invece una padronanza e una freschezza di risorse decisamente superiori alla media.

Diciamo intanto che se esiste un “Marvel sound”, il musicista canadese sembra possederne interamente il segreto, come dimostrano le squillanti, luminose fanfare che concludono “Escape from jail” e l’orchestrazione saettante, adrenalinica di tutta la partitura per Ant-Man (un esempio? Il breve ma travolgente “Ant 247”, fra tambureggiamenti e crescendi di ottoni, contrapposto al misterioso, sospeso “Paponera Clavata”), ottimamente sorretta dalla direzione di Tim Davies. In secondo luogo (ma in realtà è l’elemento principale) Beck possiede un fluente eloquio leitmotivico che gli consente di far indossare al protagonista, oltre alla sua tuta da supereroe, anche un tema principale di quelli che non si dimenticano più: un inciso eroico, scolpito, iterativo, che si diffonde in modo virale in tutto lo score, ora accelerato ora rallentato, ora in fortissimo martellato ora diluito in impalpabili pianissimi; a questo vanno aggiunti la tessitura drammatica, quasi patetica, di alcuni momenti, come il dispiego melodico accorato degli archi in “San Francisco, 1987” o “Tiny telepaty”, e il gusto per i dettagli timbrici, come le scalette dei legni e gli staccati degli archi di “I’ll call him Antony”, brano incredibilmente complesso e frastagliato. Così, forte di un tema conduttore sufficientemente solido da innervare e sostenere l’intero score (ne segnaliamo il trattamento per viole e celli di “Signal decoy” o le sue ombrose apparizioni in “Pym’s lab”), Beck può inanellare una catena di momenti emozionanti e straordinariamente freschi, palpitanti di esuberanza, come “First mission”, o sfoggiare prelibatezze strumentali come i pizzicati incalzanti di “Old man have safe”, dove le influenze bondiane si fanno maggiormente sentire. A ciò si aggiunga che la prossimità, nell’organico, fra orchestra sinfonica tradizionale e rinforzata (specie nei fiati) e una big-band dalle percussioni rutilanti, sfocia in un colore particolarmente acceso e vitale, che negli spunti d’azione trova momenti di divertimento musicale assoluto e raffinato (“Scott surfs on ants”), fra incisi svolazzanti (“Into the hornet’s nest”) e improvvisi momenti di raccoglimento (l’adagio di “Become the hero”). Così, fra irresistibili scatenamenti di adrenalina pura (“Flight of the bumblebee”) e sorprendenti meditazioni per violini sul tema principale (“Small sacrifice”), si arriva anche a una sbalorditiva versione surf-rock del tema medesimo in “Tale to astonish!”, seguite dall’inserimento di “Borombon”, brano salsa di Camilo Aziquita, “Escape” del jazzista Roy Ayers, “I’m ready” dei gloriosi Commodores, e la scherzosa, conclusiva “Pink Gorilla” di HLM.

Lo ribadiamo: rispetto alla media di partiture e compositori impegnati in lavori consimili, da Djawadi a Tyler, qui siamo a un livello di consapevolezza, complessità e anche autoironia decisamente più elevato, che sembra guardare piuttosto ad Alan Silvestri o alle sofisticate elaborazioni del compianto James Horner per The Amazing Spider-Man. Ma le avventure dei supereroi traslocati dalle pagine allo schermo probabilmente sono destinate a continuare a lungo, chiamando i compositori a nuove e sempre più impegnative sfide.


La copertina del CD di Ant-ManTitolo: Ant-Man (Id.)

Compositore: Christophe Beck

Etichetta: Hollywood Records/Marvel Music, 2015

Numero dei brani: 31 (27 di commento + 4 canzoni)

Durata: 65′ ‘4”


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