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Soundtrack: "Reality" di Alexandre Desplat

15 ottobre 2012 Soundtrack 0 Commenti
Reality

Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore* * *

Divenuto in tempi recenti particolarmente iperproduttivo, il 51enne francese Alexandre Desplat lavora per la prima volta in carriera per il cinema italiano. Il film di Matteo Garrone premiato a Cannes gli offre occasione di dimostrare ulteriormente la propria poliedricità…


La torrenziale, planetaria prolificità del cinquantunenne compositore francese Alexandre Desplat sembra ormai divenuta un fenomeno compulsivo, che non può a questo punto non legittimare qualche sospetto sul fronte dell’autenticità dell’ispirazione e anche dell’originalità e la specificità dei materiali di volta in volta utilizzati. Firmatario quasi in contemporanea, solo in quest’anno, degli score per il biopic CloClo sulla rockstar francese Claude François, il thriller Argo di Ben Affleck, il drammatico Un sapore di ruggine e ossa e il visionario Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore, Desplat inaugura ora anche la sua collaborazione con il cinema italiano d’autore ai massimi livelli, legando il proprio nome al film di Matteo Garrone, vincitore del Gran premio della Giuria al Festival di Cannes.
Non si tratta, nemmeno musicalmente, di un regista dagli interessi generici o distratti: dalle iniziali collaborazioni con l’imprevedibile e temeraria Banda Osiris al patchwork “significante” per Gomorra, la musica nel cinema di Garrone è sempre un personaggio “in più”: in questo caso, e tenendo conto che alla “reality” del titolo è potenzialmente anteponibile un “sur” o un “ir” o un “anti” (vena surreale, irreale o antirealistica si fondono infatti nella commedia nera che ne rappresenta l’ossatura narrativa), il sapore sospensivo, interrogativo, i colori trasparenti e gelidamente brillanti, l’eloquio gentile e affabile quanto calcolato e ripetitivo della musica di Desplat costituiscono un ottimo viatico per la cifra bizzarramente grottesca del film.

Torna a riproporsi, ovviamente, il problema del “minimalismo” presunto o reale del musicista, declinato nel suo stile ripetitivo, naïf, canterellante, nelle frasi brevi e ossessive, nelle progressioni armoniche semplici sino alla puerilità ma attentamente sorvegliate sotto il piano contrappuntistico. In questo caso, l’incipit di “Reality”, con lo staccato del coretto raddoppiato dal vibrafono a esibire un temino trotterellante e disincantato, sembra rivelare le intenzioni sdrammatizzanti di una partitura che mescola con astuzia tonalità smaccatamente orecchiabili a colori lievemente più inquietanti: ad esempio “Senza trucco”, che con andamento di tenue danza su una base di ostinato riprende il tema iniziale ma lo fa poi variare al vibrafono e al pianoforte, poi appellandosi ai legni conferendo agli archi un sussurrante e ambiguo ruolo di sostegno, e chiamando infine in causa “sound effects” elettronici quasi da fantascienza, è una pagina di perfetta, indefinibile enigmaticità.
Il tema principale, che a un ascolto reiterato dimostra alcune affinità con invenzioni elfmaniane alla Tim Burton, riappare in “Cinecittà”, strumentato in una tavolozza mista che evidenzia una funzione quasi celestiale degli archi sullo sfondo di un paesaggio pulsante e artefatto di batteria a spazzola, tintinnii di vibrafono ed effetti vari; si entra progressivamente in un clima di “féerie” che Desplat ottiene anche con espedienti piuttosto inconsueti in “Come un palcoscenico”, pizzicando caoticamente e liquidamente gli archi e immobilizzando la scrittura su lunghi pedali e note disperse nel vuoto. “L’illusione” riprende il materiale tematico (peraltro, come si sarà capito, semplicissimo) confidandolo ai violini, vibrafono e piano, e confermando la tendenza della partitura ad alleggerire con effetto di contrasto l’imprinting grottesco del film: il lavoro degli archi, tra pizzicati e tremoli, in “Il Grande Fratello ti guarda”, sempre inchiodato a un movimento ritmico ostinato, è ancora una volta esauriente sul piano dell’aspetto affettuosamente caricaturale della partitura, così come il sornione inseguimento ancora fra i pizzicati e lo staccato del fagotto, gli arpeggi del piano, il crescendo degli archi in “Fuga”.
“La casa” si sbilancia con decisione sul fronte diremo “sovra-reale” ma anche più allarmante dello score, con un lungo accordo fisso degli archi nel quale si interpongono un bizzarro effetto-Morse, vitrei e spersi interventi delle tastiere, chiudendosi con un minaccioso e indefinito rombo sommesso. Non meno ammiccante, nella sua fasulla apertura lirica, il “Finale”, che sulle ormai imprescindibili quartine d’accompagnamento del pianoforte chiama a raccolta gli archi in una progressione emotiva e melodica destinata a un apice travolgente e di forte impatto sentimentaleggiante; ma la chiave di volta vera del lavoro è la reprise di “Reality” per coretto e archi, in una sorta di riaffermazione della valenza onirica del film nonché della natura demistificante – eppure anche in qualche modo partecipativa – della sua musica.
“Chiammame” (con un bonus track remixato) e “Rebel in heaven” della cantante techno-dance Emilia Majello, nonché “‘A storia e Maria” del duo formato dal cantante napoletano “di periferia” Franco Ricciardi e dal rapper casertano Ivan Granatino sigillano, quale contributo “interno”, il soundtrack: al quale va dato il merito di celebrare una volta di più l’eclettismo desplatiano e di sancirne la straordinaria adattabilità multietnica, nondimeno ribadendone una facilità e multifunzionalità di meccanismi che non giocano sicuramente a favore del suo innegabile talento.


La copertina del CD di RealityTitolo: Reality
Compositore: Alexandre Desplat

Etichetta: RadioFandango, 2012

Numero dei brani: 14 (10 di commento + 3 canzoni + 1 bonus track)

Durata: 38′ 29”


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