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"Il ragazzo invisibile" di Gabriele Salvatores

10 marzo 2015 Recensioni 5 Commenti
Il ragazzo invisibile

01 Distribution, 18 Dicembre 2014 – Pionieristico

Un normale ragazzo scopre un giorno di poter diventare fisicamente invisibile. Da quel momento la sua vita cambierà, come cambierà il rapporto con la madre e una compagna di scuola. Nel frattempo alcuni ragazzi della sua classe cominciano a sparire e sarà proprio lui a dover tentare di far luce sulla vicenda…


Ludovico Girardello in una scena di Il ragazzo invisibileNon è un brutto film, Il ragazzo invisibile, e ha solo due difetti. Il primo, macroscopico, è che il cinema italiano non è (più?) in grado di girare questo genere di pellicole ed è talmente evidente che questo zavorra tutto il film: Salvatores gira benissimo e ogni singola scena è ottima (la scena dell’altalena, l’arrivo di Michele sul molo con il mare in tempesta…), ma fatica quando deve girare sequenze d’azione; gli sceneggiatori, non abituati al genere, non riescono a imprimere ritmo alla storia, che a metà film ancora non è decollata; il costume da supereroe ha una “cuffia” che limita l’espressività del protagonista e lo rende poco affascinante; la recitazione (e la fisicità) di Ludovico Girardello non sempre sono adatti alla situazione.
Ludovico Girardello e Valeria Golino in Il ragazzo invisibileIn sostanza: il cinema italiano non è abituato a questo genere di film e ci si è adattato a forza, producendo un risultato non sempre convincente: sulla parte di lavoro più tradizionale il film è ottimo (fotografia, movimenti di macchina, dialoghi, personaggi…), ma quando si tratta di passare al lato prettamente “supereroico” inciampa più volte.

Ma si diceva di due difetti: Il ragazzo invisibile è l’unico film sui supereroi che non fa venire voglia di essere uno di loro. Quando compaiono i titoli di coda non si ha voglia di vedere una nuova avventura, per quanto sia evidente che la produzione abbia spianato la strada a un sequel.

Hristo Jivkov e Ludovico Girardello in Il ragazzo invisibileNonostante non sia esaltante, Il ragazzo invisibile non è un film da buttare, anzi. È, di fatto, un film d’autore mascherato da film d’azione. Il tema principale sono le difficoltà dell’adolescenza e la crescita interiore legata all’età – e su questa parte non si può dire davvero nulla di negativo – con continui riferimenti all’essere invisibile (verso i compagni e nella società). Per sviluppare il tema si ricorre a una sottotrama incentrata su persone che hanno poteri speciali ma non si ha mai l’impressione che il racconto non sia credibile. Certo, Spider-Man e gli X-Men, i supereroi a cui si ispira di più, sono lontani anni luce ma è comunque un (piccolo) passo verso quella direzione, ovvero verso il cinema di genere, completamente assente dal nostro cinema ormai da diversi anni. La speranza è che questo prodotto abbia la forza di trascinare il cinema italiano verso nuovi lidi, più internazionali e meno provinciali.


La locandina di Il ragazzo invisibileTitolo: Il ragazzo invisibile
Regia: Gabriele Salvatores
Sceneggiatura: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo
Fotografia: Italo Petriccione
Interpreti: Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Hristo Jivkov, Noa Zatta, Assil Kandil, Filippo Valese, Enea Barozzi, Riccardo Gasparini, Vernon Dobtcheff, Vincenzo Zampa, Diana Hobel, Ksenia Rappoport
Nazionalità: Italia, 2015
Durata: 1h. 40′


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Attualmente ci sono 5 commenti a questo articolo:

  1. Francesco Carzedda ha detto:

    Interessante analisi, Francesco, soprattutto perchè incentrata sulla soglia della simmetria eroe-antieroe italiano-d’ltreoceano.
    La mia visione va però in direzione opposta per quanto riguarda l’idea di “provinciale”: la visione che Salvatores offre è quella degli eroi (o antieroi o personaggi di piccola taglia) della poetica di Italo Calvino e Gianni Rodari, la nostra tradizione letteraria non ha bisogno di riferimenti esteri.
    È inoltre riconosciuto che il Neorealismo italano (la considerazione si può estendere a tutto il nostro cinema) si confronta con le esperienze statunitensi riaffermando una propria identità, che ha radici profonde.

    https://vimeo.com/68514760

    Complimenti !

    Un caro saluto

    Francesco Carzedda

  2. Francesco Binini ha detto:

    Ciao Francesco, grazie per il contributo.
    La nostra tradizione letteraria non ha certo bisogno di riferimenti esteri, e meno che mai riferimenti statunitensi; ma il nostro cinema, ne ha un bisogno disperato.
    Il Neorealismo è morto e sepolto, il cinema è andato oltre (ma quello italiano sembra essere rimasto fermo lì) ed è con questo cinema contemporaneo che Salvatores cerca di confrontarsi, senza riuscirci pienamente – ma almeno ci prova. Tutto il resto del cinema italiano, invece pare essersi convinto che la cosa importante è rientrare dai costi e non creare prodotti che possano essere esportati all’estero con successo.

  3. Marco ha detto:

    Condivido appieno la recensione aggiungendo 2 cose: un pò troppo lentino nella parte centrale, presa diretta della recitazione dei protagonisti pessima (sarebbe stato meglio un doppiaggio), ottimo uso degli effetti digitali.
    Il migliore, a parer mio, è Bentivoglio.

  4. Simone ha detto:

    Io l’ho trovato semplicemente terribile. Non riesco, in tutta onestà, a soprassedere su determinati errori della sceneggiatura, sulla recitazione scadentissima (persino la Golino!), la gestione dei personaggi e i cliché.
    In particolar modo, c’è una scena, quella del “tu non sei la mia vera madre!” che mi ha fatto ridere. E’ degna di un meme di Internet!
    Sono quasi felice che dopo due anni, questo film sia praticamente dimenticato e il pubblico abbia in mente soltanto Lo Chiamavano Jeeg Robot.
    Comunque sia, concordo sulla qualità di regia e fotografia.

  5. Manuel ha detto:

    A mio avviso questo film e’ assolutamente terribile. Bella la fotografia e la regia… ma tutto li.
    La sceneggiatura con ritmi inciampanti. Molte scene erano ridicolosamente inutili, se nella testa di chi le ha scritte comunicavano dettagli importanti per la storia, sicuro e’ che da questa parte dello schermo il messaggio e’ totalmente (o quasi) perduto.
    La recitazione e’ raccapricciante. Davvero non ho parole, mi sembra assurdo che non si riesca a trovare tre o quattro attori decenti per i ruoli principali. Le performance di madre e figlio erano appena sufficienti (forse aiutati dal totale fallimento di tutti gli altri attori del cast).
    In loro difesa dico che con dei dialoghi cosi’ poco naturali diventa impossibile consegnare delle battute credibili. I dialoghi sembrano scritti da un ragazzino di 12 anni, con frasi impostate ed innaturali (dei ragazzini non direbbero mai “giura che non griderai!”, ma piuttosto “Giura che non gridi!” o “Giura di non gridare!”). Un terzo delle battute dei ragazzini non erano formulate come le formulerebbe un ragazzino.
    Lontani dalla naturalezza di quella lingua volgare che in un film come questo e’ necessaria all’immersione. Spesso sembra addirittura che i dialoghi originali fossero scritti in un altra lingua e che quello che sentiamo noi nel film e’ il risultato di un cattiva traduzione.

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