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"4-4-2 - Il gioco più bello del mondo." di Aa.Vv.

17 maggio 2006 Recensioni 0 Commenti
4-4-2 - Il gioco più bello del mondo

Medusa, 19 Maggio 2006 – Marginale

Quattro episodi che raccontano le vicende di coloro che amano e vivono il calcio, ma un calcio minore, quello degli esclusi, i molti che per tante ragioni si sono persi per strada, cioè la maggior parte. Un mondo che non ha sfondato ma che vive ugualmente questo grande sogno che è il pallone…


Alessandro Guasco in 4-4-2 - Il gioco più bello del mondoL’ovvio motivo di interesse e di cinica ironia, per questo film, sta negli occhi sognanti di Antimo mentre, attraverso una rete, guarda l’allenamento della Juventus. «Fabio! Fabio!», grida a Cannavaro perché si volti. Cannavaro non risponde e il piccolo protagonista, messo da parte il breve momento di trasparente fanciullezza, si fionda nello spogliatoio per fare razzia di telefonini e orologi appartenenti ai suoi idoli. A suo modo, un’immagine del momento che tutti, tifosi e non, stiamo vivendo. Proprio nel mezzo della catastrofe, esce nei cinema 4-4-2, progetto che sotto l’egida di Paolo Virzì racconta quattro storie di calcio e di calciatori, per la regia di quattro brillanti semi-esordienti provenienti dal Centro Sperimentale di Cinematografia.

Alessandro Guasco e Nino D'Angelo in 4-4-2 - Il gioco più bello del mondoSi diceva di Antimo e del suo sguardo tradito. Proprio lui è il primo dei quattro protagonisti del film. Ragazzino immerso nella periferia napoletana, si trascina tra l’indolenza e i piccoli espedienti insieme ai suoi amici, a dispetto però di un talento calcistico degno di miglior applicazione. Il suo vecchio allenatore, accomodante e permissivo oltre ogni limite, gli procura un provino negli allievi della Juventus, dove lo ritroviamo appeso ad una rete a guardare Cannavaro e alle prese con una disciplina da piccoli atleti che mal si concilia con il suo amore esclusivo per la palla.

Francesca Inaudi in una scena di 4-4-2 - Il gioco più bello del mondoLe coordinate non cambiano di molto negli episodi successivi: una ragazza talentosa e ribelle della Lazio femminile si scontra con il suo allenatore e conosce la di lui promessa sposa, timida e spaesata; un ragazzino del Mali viene estirpato e trascinato in Italia da una delle tante figure ambigue che gravitano intorno al mondo del calcio, il cui tentativo di piazzare la giovane promessa al Milan si rivela difficoltosa; un quasi ex-portiere di C1 tenta il colpo vendendosi l’ultima partita decisiva della sua squadra per scommetterci sopra.

Francesca Inaudi e Alba Rohrwacher in una scena di 4-4-2 - Il gioco più bello del mondoLe storie potrebbero incrociarsi e sovrapporsi senza venir meno ad un’unica morale, ma purtroppo il film non va molto oltre. I recenti avvenimenti di cronaca calano il sipario su un decennio di calcio e un decennio di valori traditi, ma non sono di aiuto ad un film come questo, se non forse in ottica incassi; così come nessun film ha saputo catturare il riflesso dell’Italia recente perché la realtà era sempre un passo avanti alla finzione anche nell’assurdo, allo stesso modo i piccoli apologhi di carta velina di 4-4-2 vengono squarciati dal collasso di un intero sistema.

Hady Si Mohamed in 4-4-2 - Il gioco più bello del mondoNon a caso, il secondo episodio è il meno didascalico del pacchetto. Lascia il calcio quasi da parte, poi lo riprende all’improvviso e fa esplodere la passione nel contrasto con una vicenda sommessa e silenziosa. Anche visivamente è il più ricco di spunti, dalla fotografia alla regia. Il personaggio principale, Francesca, ha comunque in comune con gli altri la marginalità e, dopotutto, la diversità. Tutti i loro conflitti derivano dall’essere estranei ad un sistema. Sono sul punto di entrarci (il talentoso irresponsabile), sono sul punto di uscirne (il vecchio portiere al crepuscolo), ci si avvicinano senza capire (il bambino africano) o ci rimangono attaccandosi solo all’istinto (la ragazza “contro”). In questo gioco, però, ciò che manca è il grande respiro. Quello che va a fondo delle ambiguità senza approfittarne in modo esplicito, quello che prende di petto le emozioni senza essere consolatorio.

Valerio Mastandrea in 4-4-2 - Il gioco più bello del mondoIn definitiva, storielle di calcio gradevoli, ben recitate (notevole l’assemblaggio variegato di attori; ottimi Francesca Inaudi, sempre più una conferma, e Gigio Alberti; Valerio Mastandrea sfoggia un clamoroso accento toscano che da solo vale il prezzo del biglietto), in cui comunque non viene mai meno l’amore per il pallone. Ma se cercate evasione dal momento attuale, 4-4-2 non è abbastanza forte. Se non lo state vivendo o cercate di ignorarlo, 4-4-2 ve lo ricorderà con malinconia, sussurrandovi «là fuori è molto peggio di così».


La locandina di 4-4-2 - Il gioco più bello del mondoTitolo: 4-4-2 – Il gioco più bello del mondo.
Regia: Michele Carrillo, Claudio Cupellini, Francesco Lagi, Roan Occam Anthony Johnson
Sceneggiatura: Michele Carrillo, Giuliano Miniati; Claudio Cupellini, Vanessa Picciarelli; Francesco Lagi, Pierpaolo Piciarelli; Roan Occam Anthony Johson, Angelo Carboni, Francesco Cenni, Michele Pellegrini
Fotografia: Massimo Lupi
Interpreti: Nino D’Angelo, Alessandro Guasco, Roberto Citran, Francesca Inaudi, Rolando Ravello, Alba Rohrwacher, Piera Degli Esposti, Gigio Alberti, Hady Sy Mohamed, Antonio Catania, Valerio Mastandrea, Michele De Virgilio, Massimo Reale
Nazionalità: Italia, 2005
Durata: 1h. 40′


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