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"Eldorado" di Olivier Assayas

13 novembre 2008 Recensioni 0 Commenti
Festival di Roma 2008

Inedito in Italia – Ostico

La genesi e la lavorazione di una pièce nata da una partitura inedita di Stockhausen, messa in scena nel 2007 da Angelin Preljocaj, con l’obiettivo dichiarato di catturare l’essenza della creazione artistica in un esperimento che fonde musica, danza e cinema…


Una scena di EldoradoTra le personalità per le quali il Festival del Cinema di Roma 2008 ha avuto un occhio di riguardo, Olivier Assayas è uno di quelli passati più sotto silenzio, vuoi perché il suo nome circola solo tra i cinefili, vuoi perché i suoi film non trovano quasi mai una distribuzione italiana, passando dall’autorialità al commerciale con spiazzante facilità. Così, dopo aver presentato L’heure d’été, la sezione Extra ha proposto anche un documentario per appassionati di danza contemporanea attorno a un balletto coreografato da Angelin Preljocaj su musiche di Karlheinz Stockhausen.

Film decisamente difficile, ma di sicuro fascino. Diviso in due parti: Choréographie, che riprende lo spettacolo Sonntag, riduzione di una partitura di Karlheinz Stockhausen sui giorni della settimana, e Création, che riprende le prova e la messinscena del balletto, alternati ad interviste al coreografo e dialoghi col musicista. Strutturato dallo stesso Assayas attorno al lavoro fisico del corpo di ballo, un documentario per appassionati in cui oltre al lato tecnico-pratico e artistico viene in luce anche il côté teorico della danza contemporanea, anche in rapporto col mezzo cinematografico.

Una scena di EldoradoConcepito come una sorta di dialogo tra espressione e concetto, pratica e teoria, il dittico si apre proprio con la messinscena vera e propria, lo spettacolo ripreso per la maggior parte frontalmente, a bordo palco, con Assayas che indaga il gesto, il movimento e il ritmo, le linee musicali e quelle fisiche, usando estrema semplicità e al contempo una certa eleganza visiva (esaltata dalla scenografia).
Molto più ricca e complessa, ovviamente, la seconda parte, che svela tutto il retroterra teorico e corporeo del balletto: Assayas sta addosso ai corpi e ai volti, li segue a terra e in palestra, li riprende persino mentre lavano i pavimenti dopo le prove, per raccontare le visioni artistiche congiunte di Preljocaj e Stockhausen, che usano il ritmo, la fatica, il tangibile e carnale per raccontare una nuova spiritualità, un approccio moderno alla religione (alla base della partitura di base), svelando la base concettuale del balletto, e anche le sue difficoltà tecniche, raccontando il balletto e la musica come organismi viventi, passando dalle riflessioni sul ritmo dei ballerini a quelle illuminanti su giovani e paradiso del musicista.

Una scena di EldoradoNonostante l’apparenza, Assayas mette in campo un grandissimo lavoro di regia, sia nella parte di ripresa – con continue alternanze tra campi medi e figure intere, zoom e carrelli, con le inquadrature dall’alto a valorizzare ancora di più il talento di Preljocaj – sia nel lato documentario – dove invece il primo e primissimo piano, a catturare i dettagli della fatica e del lavoro, danno spessore e valore quasi poetico al lavoro dei ballerini. Che, non a caso, finisce dove avevano iniziato, cioè con il balletto e l’accendersi delle luci sul palco.

Certo, i non iniziati rischiano di crollare presto e di non afferrare la bellezza e il talento raffigurato; ma tutti gli altri, mai come ora felici pochi, possono godersi un viaggio schietto e intenso in un mondo sconosciuto e forse inafferrabile.


Il manifesto del Festival di Roma 2008Titolo: Eldorado
Regia: Olivier Assayas
Sceneggiatura:
Fotografia: Yorick Le Saux
Interpreti: Angelin Preljocaj
Nazionalità: Francia, 2008
Durata: 1h. 30′


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