"Il Cigno Nero" di Darren Aronofsky
20th Century Fox, 18 Febbraio 2011 – Angosciante
Nina viene scelta come protagonista di una nuova versione del Lago dei Cigni a New York. Ma per riuscire a interpretare il doppio ruolo del virginale cigno bianco e del sensuale cigno nero dovrà scavare dentro se stessa per trovare un’aggressività che non le appartiene…
Dopo il Leone d’Oro per The Wrestler, Darren Aronofsky apre il Festival di Venezia con il suo film più pretenzioso, quello in cui le sue mire sono più alte. Rispetto alle sue opere precedenti sembra infatti che stavolta il regista di Brooklyn voglia sottintendere un discorso ancor più generale sulla fragilità della mente umana e sulle lotte interiori che combattiamo per raggiungere i traguardi che cerchiamo. Non a caso è un film meno riuscito dei precedenti, proprio perché non tutto ciò che tenta di fare gli riesce. Stilisticamente torna ad essere l’Aronofsky dei suoi primi due film, decisamente più ostico rispetto a quello di due anni fa, e questo fa di Il Cigno Nero una pellicola che difficilmente potrà trovare un grande pubblico.
In bilico tra psicanalisi, Lynch e Cronenberg, la sceneggiatura si sforza di rendere fin troppo chiare – ovvie – le caratterizzazioni dei personaggi e alcuni passaggi della storia, nonostante abbia il pregio di farlo attraverso le immagini invece che le parole come Hollywood troppo spesso è abituata a fare. Questo può forse dipendere dai dubbi di Aronofsky sull’attenzione che il suo pubblico avrebbe potuto avere per alcuni aspetti dello sviluppo dell’intreccio, ma certe soluzioni sarebbe davvero stato meglio lasciarle appena accenate, perché si sarebbe così reso di maggior impatto lo svelarsi della vicenda. Una vicenda inquietante, capace di far rabbrividire come anche di emozionare.
Parte del merito dell’efficacia della pellicola va sicuramente data ai protagonisti, con una Natalie Portman impegnata in un ruolo che in quanto a complessità non ha nulla da invidiare a quello di Charlotte Gainsbourg in Antichrist e un Vincent Cassell eccellente. Allo stesso modo gli effetti speciali digitali aggiungono molto a diverse scene, risultando essenziali per l’esposizione di alcuni concetti e unendosi perfettamente all’inusuale fotografia in 16mm di Matthew Libatique. Non è detto che questa commistione piaccia agli amanti della danza e nonostante dopo il film con Mickey Rourke l’opinione generale sul regista di Brooklyn sia migliorata, molto probabilmente chi prima lo definiva un bluff continuerà ad essere un suo detrattore. In realtà, però, Aronofsky si conferma un regista interessante e Il Cigno Nero si dimostra una pellicola imperfetta ma efficace e stimolante.
Titolo: Il Cigno Nero (Black Swan)
Regia: Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Mark Heyman, Andrés Heinz, John McLaughlin
Fotografia: Matthew Libatique
Interpreti: Natalie Portman, Mila Kunis, Vincent Cassel, Barbara Hershey, Winona Ryder, Benjamin Millepied, Ksenia Solo, Kristina Anapau, Janet Montgomery, Sebastian Stan, Toby Hemingway, Sergio Torrado
Nazionalità: USA, 2010
Durata: 1h. 43′
Credo che alla base di questa recensione ci sia un po’ di confusione nei concetti.
Gli antichi dicevano “se conosci esprimi bene i tuoi pensieri “e devo dire che a differenza di tante buone recensioni ,questa e’ molto distorta e poco comprensibile.
E’ perfetta per questo film, allora…
Mi fa ridere a volte leggere le recensioni di vari critici, perchè spesso quello che per qualcuno è un punto di forza, per un altro diventa un difetto.
Cassani ad esempio dice che il merito del film è anche della Portman e del suo personaggio complesso.
Mentre la video-recensione di Paolo D’Agostini su TrovaCinema termina con le parole “Il problema è che il personaggio non c’è e anche la sua interprete latita.”
Il film non l’ho ancora visto e sapendo che Cassani è un “fan” (perdonami il termine) di Aronofsky ho più fiducia di questa recensione che di altre. Leggendola mi fa pensare che D’Agostini non abbia compreso che il personaggio è volutamente poco definito.
E’ cosi?
Partendo dal presupposto che l’arte cinematografica e’ fonte inesauribile di emozioni “o ci sono o non ci sono “, quando ho letto la tua recensione ,a differenza di altre volte, mi e’ sembrata che hai cercato di distogliere la tua analisi dalla delusione che ti ha prodotto questo film ,come dire , l’attesa non e’ stata ripagata dal risultato,e questa delusione ha cercato nell’analisi un po’ troppo introspettiva dei contenuti la manifestazione del tuo scontento.
Successivamente ho capito il motivo di tanta contaddizione nell’atteggiamento altrerttanto disuguale con cui e’ stato accolto il film sia dal pubblico che dalla critica,e questo ci porta al solito problema che a volte credo che sei un po’ troppo influenzato dal giudizio altrui.
Pensa che non più di un’ora fa Emanuele Rauco mi ha detto che secondo lui la Portman vince la Coppa Volpi come miglior attrice…
Purtroppo, come ho scritto, chi non ama Aronofsky questo film non lo ama di certo, anche perché è il suo film meno riuscito (“The Fountain” è un discorso a parte). Non ho visto la recensione di D’Agostini ma mi pare ovvio che il personaggio rimanga apposta vago (ma mica poi così tanto), perché altrimenti certe ossessioni non sarebbero servite a niente. Però mi hanno detto che alla proiezione per i quotidiani il film è stato fischiato, mentre in quella per la stampa “normale” in cui l’ho visto io è stato applaudito, con ovazione per la Portman. Evidentemente l’establishment della critica non digerisce il cinema di Aronofsky.
Domanda fuori tema: nella precedente “versione” del sito avevate una recensione di “Smoke” di Wayne Wang e Paul Auster?
Perchè mi ricordo di averla letta da qualche parte e credo che fosse qui. Solo che ora non c’è più.
L’establishment della critica dovrebbe imparare a digerire una cosa sola: l’idea di andarsene in pensione. Oppure di cambiare mestiere.
Federico, “Smoke” non l’abbiamo mai recensito.
Max, di tante cose che mi si può dire credo che questa proprio no. Anzi, ho un po’ la fama di bastian contrario… Ma nello specifico, io prima di scrivere la recensione di “Black Swan” ho parlato solo con tre miei amici, che avevano la mia stessa opinione. Non c’è stata proprio nessuna opinione che mi ha influenzato. Anzi, semmai mi sono impegnato per non dire le stesse cose che ho immaginato avrebbero detto gli altri…
Film che a livello di regia mi ha lasciato perplesso: un film sul balletto dove prevalgono primi piani e mezzi piani. La vedo dura per l’oscar.
Be’, ma perché non è un film sul balletto: è un film sulla psicologia (malata) di una ballerina. Fosse stato un film sul balletto l’Academy non l’avrebbe mai preso in considerazione.
In effetti c’è da chiedersi perchè dovrebbe essere un film sul balletto, solo perchè la protagonista è una ballerina? “The wrestler” ad esempio non è un film sul wrestler, ma racconta la storia di un lottatore di wrestler. Poi è chiaro che si mostra quel mondo ma al centro della storia c’è il tentativo di rinascita, soprattutto affettivo e personale, di un uomo.
a parer mio Aronofsky ha fatto di meglio come the wrestler. Idem per Fincher che dovevano premiarlo per Benjamin Button e dargli una bella nomination per Fight Club.
In realtà non volevo dire che questo è un film SOLO sul balletto, ma volevo dire che le scene di ballo sono dirette male.
errata corrige.
ho scritto wrestler indicando lo sport che ovviamente è wrestling
The Wrestler è sicuramente superiore a questo (e secondo me “Requiem for a Dream” è superiore a “The Wrestler”), ma comunque è interessante vedere come Aronofsky adatti molto bene il suo stile alle necessità, evolvendosi di film in film.
Le scene di ballo qui sembrano dirette male per la necessità di nascondere le imperfezioni nei gesti di Natalie Portman, che non è una ballerina professionista e sarebbe stato troppo evidente con una regia più statica e distante. Però c’è anche da dire che trattanto del Lago dei Cigni non c’era proprio la necessità di mostrare molto del balletto, essendo uno dei più famosi della storia della danza classica.
Sì, ma almeno usare una controfigura.
Arrivarci in certe cose.
E poi la portman nei balletti usa quasi sempre una maschera quindi la controfigura si poteva usare tranquillamente.
Ma non usare la controfigura è stata proprio una scelta dovuta alla volontà di riprendere le scene in un certo modo, concentrandosi sui piani più stretti invece che sui campi larghi. Questo però l’ha obbligato a montare le sequenze in un modo che può apparire sconnesso perché altrimenti sarebbe stata troppo evidente la non professionalità della Portman.
Ecco appunto…
Visto oggi.
L’ho trovato davvero un ottimo film: bravissimi Vincent Cassel e Natalie Portman e niente male Mila Kunis. Aronofsky, come al solito, non delude.
Come dicevo più sopra: chi apprezza il cinema di Aronofsky lo ritroverà in pieno anche qui e non potrà non apprezzare, gli altri continueranno ad essere suoi detrattori.
Già, su questo non c’è dubbio.
Film da almeno due Oscar.Non ho visto ” il discorso del re” ma per me questo vincera’.
Credo che se la giochino anche Inception e The Social Network. Ho visto The Fighter e anche quello è piuttosto bello, ma lo metto indietro rispetto agli altri, per l’Oscar.
Secondo me un film come questo, per quanto bello, non è il genere di film che l’Academy tende a premiare.
Io tifo per i Coen quest’anno. 🙂
Visto ieri sera. Grandissimo film, a mio parere.
Forse un po’ confuso, forse mette troppa carne al fuoco, forse stereotipa un po’ i personaggi (ma anche “requiem for a dream” aveva questo difetto, pur essendo un capolavoro assoluto)
Ma di sicuro e’ due spanne sopra Fincher e i Coen a livello di impatto visivo e capacita’ di incollarti allo schermo.
Non so se si possa dire che i personaggi sono stereotipati. Sono monodimensionali, questo sì, ma definirli stereotipati mi sembra troppo.
Due spanne sopra i Coen come impatto visivo? Possibile?
“Chi apprezza il cinema di Aronofsky lo ritroverà in pieno anche qui e non potrà non apprezzare, gli altri continueranno ad essere suoi detrattori.” parto dalla tua frase per dirti che io considero capolavori “The Wrestler” e “Requiem For a Dream”, mentre quest’ultimo è veramente brutto. L’ho trovato eccessivo per tutta la sua durata, “morboso” come dice il trailer, ma in senso negativo, popolato da personaggi solamente sgradevoli e/o che non suscitano nessuna empatia (dov’è la magnifica Burstyn di “R.F.a.D”, o il martoriato Mickey Rourke al bancone degli alimentari??); la stessa Portman è odiosa e del suo destino non mi interessa nulla. Non c’è un minimo momento di alleggerimento (manco una freddura): ora lo so che questo non può essere considerato un difetto, ma rende veramente pesante tutto il film (per il mio gradimento). E poi, il finale l’ho trovato del tutto telefonato, si capisce dopo cinque minuti come andrà a finire. Ma si vede benissimo che quando Nina torna a casa ubriaca e stonata con Lily la madre non vede quest’ultima !!! A me è sembrato, molto elasticamente, un “Fight Club” tra ballerine . Per quanto riguarda le interpretazioni: Natalie Portman è brava ma non mi è piaciuto il suo personaggio, Vincent Cassel ha il volto giusto per interpretare l’ambiguo coreografo, mentre ho trovato insopportabile Mila Kunis, che sembra uscita da un reality show. Durante tutto il film, man mano che il mio fastidio aumentava, speravo in un bel finale, punto di forza di Aronofsky ma invece…niente da fare! Avevo già capito tutto.
Non ho provato nessuna sorpresa nel vedere che quando Nina sposta l’asciugamano non c’è sangue al contrario dei miei vicini di posto, sorpresi manco fossimo di fronte ad un film di zio Alfred. Mentre scorrevano i titoli di coda provavo angoscia sì, ma anche tanto, troppo fastidio. Peccato!
(Tutto ciò che ho scritto è opinabile, non pretendo di aver ragione 😀 )
Guido, su alcune cose ti do ragione. E’ verissimo che il finale è telefonato (non so la scena con l’amica in casa di lei, non ricordo cosa pensai quando vidi il film), è vero che Mila Kunis è insopportabile (scandalosamente premiata a Venezia come miglior attrice giovane) ed è vero che i personaggi sono tutti sgradevoli. Credo per che quest’ultima cosa sia voluta per poter trasmettere l’ossessività della storia, il suo squallore capace di distruggere psicologicamente la protagonista (per quanto, essendo Cigno Bianco, avrebbe potuto inizialmente essere più eterea). Il finale, invece, è il più logico visto lo sviluppo della storia. Purtroppo sì, diventa telefonato, ma proprio perché andare in un’altra direzione sarebbe stato artificioso. D’altra parte l’ho scritto anche in apertura di recensione, che è meno riuscito dei precedenti film di Aronofsky. Però secondo me non è un brutto film e ha più di un aspetto interessante.
Sebastiano
Ho visto i due film a distanza di due giorni e la mia sensazione e’ questa.
Alberto, in effetti “monodimensionali” e’ il termine perfetto.
E mi pare una scelta voluta.
Sì, mi sembra chiaramente una scelta voluta per caricare di più l’ossessività della storia. E’ vero però che i tre sceneggiatori sono inesperti e quindi non si può scartare la possibilità che alcune cose siano uscite male per colpa loro, ma non so quanto poi Aronofsky abbia lavorato sul materiale a sua disposizione e quanto invece ci abbia aderito.
Albe una questione: mi puoi gentilmente spiegare qual’è la differenza fra soggetto e sceneggiatura?
Lore, scusa, ma allora intendevi un paragone tra i due film, non uno in senso assoluto tra i registi.
Non ho ancora visto ne’ l’uno ne’ l’altro, comunque.
Marco: il soggetto è la trama del film, la sceneggiatura è il racconto dettagliato di ciò che si vede sullo schermo e si sente nei dialoghi. Esagerando per farti capire la differenza: la sceneggiatura è un romanzo, il soggetto è il riassunto in quarta di copertina.
Esatto, Sebastiano….con “il Grinta” dei Coen
Secondo me da un punto di vista stilistico, questo film non è poi molto distante da “The Wrestler” (il finale fra l’altro è una derivazione del film con Mickey Rourke: stesso stile, stesso effetto finale), è solo più ossessivo e si fa uso degli effetti speciali a scopo narrativo.
Trovo che Aronofsky abbia gestito registicamente il tutto in modo quasi perfetto, con uno stile efficacissimo, e se qualche difetto c’è (come diceva Alberto alcune cose sono state esplicitate troppo), la resa complessiva, secondo me, è ottima. Non so se sia prevedibile o no, secondo me non lo è poi neppure così tanto, e se lo è il finale riesce comunque a destare stupore e ad emozionare. Quindi non son d’accordo con chi diceva che questo sia un film poco empatico, anzi. Il personaggio della Portman (superba la sua interpretazione) avvince e cattura, e non mi sembra per niente odioso. Il fatto poi che non ci siano stacchi e momenti di “pausa” è, a mio avviso, uno dei punti di forza del film, non un “difetto”.
Nota di merito anche per la fotografia e soprattutto per il supporto musicale, mentre Cassell l’ho trovato sì bravo e adatto ma non così straordinario.
The Wrestler è un gran film, ma secondo me Black Swan gli sta quasi attaccato.
La creativita di Aronofsky è da lodare, tuttavia questo film lo considero inferiore a the wrestler, figuriamoci a requiem for a dream.
In ogni caso, se il finale di BS è prevedibile e lo si critica per questo, non è che quello di The Wrestler lo fosse poi molto meno. A mio parere non è tanto rendere prevedibile il finale ciò che incide (d’altronde al cinema succede molto spesso), quanto come ci si arriva, a quel finale, e come lo si plasma e gestisce.
Aggiungo un’altra considerazione su quanto detto da Guido. E’ vero che nelle scena in cui le due ragazze arrivano a casa insieme si capisce subito che la madre non nota Lily, ma questo è in parte voluto (se si osserva il momento in cui le due ragazze salgono in taxi assieme, nel montaggio c’è uno stacco secco, quasi innaturale, e si capisce che si sta passando dalla realtà all'”immaginazione”). Aronofsky non cerca di dissimulare completamente le varie situazioni. Le tratta con ambiguità ma dà modo, a lungo andare, di distinguere la realtà dal “sogno”. Non cerca esattamente l’effetto sorpesa, perchè in realtà non gli serve. Lui vuole semplicemente esplicitare nel modo più efficace possibile la psicologia di Nina, ma non vuole necessariamente sorprendere lo spettatore, nel farlo.
Quanto al sangue sotto l’asciugamano, beh, lì chiunque sapeva già che non si sarebbe stato più. Poi se qualche spettatore è rimasto sorpreso va bene, ma era evidente che non dovesse esserci, a quel punto.
Naturalmente se tu Alberto non sei d’accordo, contesta pure.
” A mio parere non è tanto rendere prevedibile il finale ciò che incide (d’altronde al cinema succede molto spesso), quanto come ci si arriva, a quel finale, e come lo si plasma e gestisce.” Mi piace moltissimo questa tua affermazione, Fabrizio e sono completamente d’accordo. Tuttavia, per gusto personale, continuo a ritenere questo film brutto. Forse Aronofsky non vuole sorprendere lo spettatore, come dici tu, ma è chiaro che nella scena del finto omicidio di Lily cerca in parte una sorpresa. Per fare una piccola aggiunta a ciò che ho detto in precedenza: durante la mia proiezione, ogni volta che Thomas invitava Nina nel suo studio in sala (per fare chissà cosa….) c’era qualche risata e qualche applauso. Sono contento di non essere stato l’unico a trovare sgradevoli quelle parti. A dimostrazione che il bravo regista stavolta ha forse davvero calcato la mano.
A mio parere questo film è la conferma dell’enorme talento di Darren Aronofsky. Già ad una visione più grezza ci si rende conto che il regista riesce a farci entrare nella storia, ad immedesimarci con il personaggio come pochi altri film hanno saputo fare. Andando leggermente nel dettaglio posso dire che trovo riuscito questo alone di mistero che circonda nina e Lily, che per un momento ci fa pensare di essere in una versione delicata di Fight Club, per poi non cadere nella banalità e innovare l’intreccio. Aronofsky riesce a innovare, citando i grandi maestri del passato, ma dando un suo tocco inconfondibile alla pellicola. Come non pensare a “come in uno specchio” o altri film di Ingmar Bergman guardando “il cigno nero”? Come non pensare a Sergio Leone, osservando gli splendidi primi piani che caratterizzano tutto il film? Eppure, come già detto, il film sorprende. Sorprende per i continui cambi di punto di vista che caratterizzano la pellicola. Partiamo da una situazione in cui vediamo una madre ossessiva nei confronti della figlia, ossessionata dall’idea che sua figlia diventi cio che lei non è riuscita a diventare, per poi passare alla situazione contraria, ovvero dove colei che ha perso il contatto con la realtà è invece Nina, dove la madre vuole solo proteggerla. Un film che non si dilunga eccessivamente, ma che in modo ermetico riesce a trascorrere rapidamente sul filo di rasoio della follia umana.
Mi sento quindi di contraddire Cassani per quanto riguarda la qualità di questo lungometraggio. Se “requiem for a dream” è un capolavoro, “The wrestler” un bel film e “Pi il teorema del delirio” un film geniale, “Black Swan” non è sicuramente da meno dei sopracitati, anzi è frutto di una maturità tematica e stilistica del regista, che si dimostra capace di dirigere in maniera eccellente ogni tipo di situazione, rendendoci partecipi dei sentimenti dei personaggi e a volte della loro follia. Concordo invece sul fatto che sia tutto troppo “spiegato”, lo stesso errore di “inception”, come esempio contrario cito invece “the cube”, bello proprio perchè non spiegato. D’altro canto però è spiegato con le immagini (e che immagini) e questo è un punto enorme a favore.
Ora la sparo, ma è ciò che penso: l’interpretazione della Portman è una delle migliori interpretazioni femminili che io abbia mai visto. BUM!
Non so.. a me questo film non è piaciuto… coinvolge si eh.. e ti fa venire una bella angoscia non lo metto in dubbio ma… non mi è piaciuto.. cioè finito il film ho detto… “ok… so what?” mi è piaciuta moltissimo l’interpretazione della Portman (ma le cose dette dopo che un’attrice vince l’oscar non contano) e forse la considero l’unica cosa bella del film.. cioè, lei è bravissima, entra nel personaggio alla perfezione, con tutta la sua insicurezza e fragilità… ma per il resto il film mi sembra abbastanza vuoto… non so.. non mi ha entusiasmato, seppure non ci siano evidenti difetti “tecnici”
in realtà pare che la controfigura per natalie portman sia stata usata eccome..
Ogni tanto capitano, queste polemiche. Successe più o meno la stessa cosa ai tempi di “Flashdance”, e lì aveva ragione la controfigura. A me sembra abbastanza evidente che la ballerina ripresa non sia una professionista, ma può darsi che molte piccole cose le abbia fatte la controfigura e poi il montatore sia stato bravo a mettere tutto insieme.
La controfigura è una professionista e si riconosce che è lei a danzare la maggior parte del tempo. basta avere qualche rudimento di danza classica.
A dir la verità, a Venezia si discuteva proprio di come fosse evidente che la Portman non sa ballare…
Chi è che discuteva a Venezia? perché c’era pure qualcuno disposto a scommettere che la portman potesse danzare come un’ étoile? è evidente che lei non sa danzare, per questo c’è la controfigura.
Si discuteva tra critici, dopo aver visto il film. Nessuno pensava che la Portman fosse una prima ballerina, al contrario: lei è così impacciata rispetto agli altri ballerini che era evidente che in molte scene non hanno usato la controfigura. Si discuteva se fosse stata o meno una scelta giusta. Mi ricordo che Marzia Gandolfi di MyMovies era arrabbiatissima, perché da ex ballerina aveva trovato fastidiose le scene di ballo proprio per l’inadeguatezza della Portman.
La domanda allora è: meglio trovare un’attrice-ballerina che ti da maggior realismo nelle scene di ballo ma che inevitabilmente non saprà darti una interpretazione recitativa convincente oppure puntare tutto sul talento recitativo dell’attrice mascherando la sua mancanza di grazia con una controfigura?
Visto il tipo di film e la difficoltà del ruolo la seconda scelta è inevitabile, scontata e giusta.
Queste polemiche sono assurde e nascono perchè la controfigura si è sentita offesa del fatto che la Portman non l’abbia citata agli oscar.
Che il ruolo di una controfigura sia fondamentale e difficile è chiaro, ma che ora pretenda che la produzione volontariamente sminuisca il lavoro della prima attrice mi sembra un po’ pretenzioso.
conveniamo che la portman non sia all’altezza come danzatrice, ma la controfigura è molto più presente di quanto a te sembri.. anch’io studio danza classica.
Credo anch’io che in questo caso specifico fosse inevitabile scegliere un’attrice esperta a scapito delle sue capacità di ballerina. Tra l’altro, l’unica attrice che mi viene in mente che avrebbe potuto essere convincente nel ballo è Neve Campbell, che faceva parte dell’Opera canadese prima di farsi male ed essere costretta a smettere (non a caso ha fatto di tutto per riuscire a realizzare “The Company”). Ma come attrice non vale un mignolo della Portman e direi che la sua carriera nel cinema di primo piano è bell’e che conclusa (salvo miracoli di “Scream 4”).
All’anonimo, a più di sei mesi di distanza da quando ho visto il film non sono assolutamente in grado di dire se le scene in cui è evidentente che sia la Portman a ballare fossero tante o poche. Ricordo che in un paio di occasioni mi sono proprio reso conto del passaggio dalla Portman alla controfigura, ma in generale il modo in cui le scene di ballo sono montate fa pensare che l’israeliana sia molto presente sullo schermo. Non ho mai avuto l’impressione che a ballare fosse un’altra e che lei comparisse solo nei primi piani, ma dividere le scene sue e quelle della controfigura non sono certo in grado di farlo.
“Ricordo che in un paio di occasioni mi sono proprio reso conto del passaggio dalla Portman alla controfigura, ma in generale il modo in cui le scene di ballo sono montate fa pensare che l’israeliana sia molto presente sullo schermo. Non ho mai avuto l’impressione che a ballare fosse un’altra e che lei comparisse solo nei primi piani”
Esattamente.
In fondo, chi se ne frega se è lei o meno a ballare. Il bello di questo film è che il ballo è un contorno, nonostante il film si basi su quello.
Bel film che mi ha saputo ben intrattenere, appassionare e anche disgustare e sorprendere a volte.
Il regista è stato bravo a farci calare meravigliosamente nella psicologia malata della protagonista magnificamente interpretata dalla Portman degna dell’Oscar.
Più che altro mi sono piaciute le vicissitudini della protagonista che la storia vera a propria, alcune scene in particolare, anche per il fatto che alcuni passaggi possono sembrare scontati e prevedibili per chi come me mastica di horror psicologici.
Molto bravi anche Cassel, la madre Hershey e la Kunis.
Interessante la fotografia che rende NY priva di colori, quasi solo di “bianco e nero”.
“The Wrestler” mi è piaciuto di più però. Più emozionante e maggior cura nella sceneggiatura a parer mio.
Sicuramente lo consiglio caldamente, anche perchè è uno dei film claustrofobici meglio realizzati, ma nel complesso la sceneggiatura non mi ha entusiasmato più di tanto.
Il film è molto bello e angosciante come avete detto, la chiave di lettura è scontata se si capisce, Nina (Portman) si veste sempre di BIANCO poi quando inizia la sua metamorfosi inizia a vestirsi di colori più scuri, prima il grigio poi il nero, invece la Kunis come la madre è vestita sempre di nero, quindi c’è fin da subito questa suddivisione di bianco e nero anche della città come ha detto MARCO nel commento precedente.
Aronofsky gioca spesso con gli specchi ed i riflessi e questo facilita la lettura della trama, che affronta temi come l’invidia e la perfezione, poi se si sa il finale de “Il Lago Dei Cigni” si capisce perfettamente il finale, anche perché lei deve interpretare proprio la protagonista che muore. Per quanto riguarda i colpi di scena penso che sia volutamente “fatto male” dal fatto che lo spettatore si deve immergere nel personaggio e non fare il semplice osservatore o detective di turno.
Potrei dire che Nina utilizza il metodo Stanislavskij per poter interpretare il cigno nero e questa raggiungimento alla perfezione l’abbia fatta diventare pazza, forse il regista vuole dire che la perfezione fa male o che non dobbiamo lasciarci completamente andare ma resistere alle tentazioni?
PS: Bella l’interpretazione della Portman e condivido l’idea di Federico, meglio un ottima attrice e inesperta danzatrice che una ottima danzatrice e ma inesperta attrice.
Ho dimenticato di dire che anche nel film viene rilevato più volte il finale del balletto e poi gli effetti speciali sono usati in modo straordinario, rendono la metamorfosi più reale e anche più facile da capire.
Credo che in effetti ci sia una certa rozzezza nel presentare le situazioni, tipo appunto la semplificazione dei colori degli abiti (peraltro già vista nella prima trilogia di Guerre Stellari), che però va di pari passo con un intreccio davvero aggrovigliato, per cui è anche comprensibile. Poi è fuori di dubbio che, come scrivi, l’intenzione di Aronofsky fosse di evitare che lo spettatore si limitasse a chiedersi “chissà come andrà a finire”.
Rivisto e ricondivido pienamente le lodi tessuto nel mio precedente commento.
Domanda ad Albe: qual’è l’effetto speciale per non far apparire il cameramen riflesso nello specchio quando inquadra un’attrice che, appunto si specchia, stando alle sue spalle?
Qui capita quando la Portman prova la parte in palestra.
Non ho presente esattamente la scena, ma ci sono diversi modi per ottenere questo effetto. La cosa più semplice, al giorno d’oggi, è scattare una foto dello sfondo e poi sovrimprimerla al riflesso usando il computer. Una volta si usava semplicemente fingere che si trattasse di uno specchio mentre invece era un buco nella parete, con l’attore dall’altra parte rispetto alla macchina da presa…