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"Step Up" di Anne Fletcher

18 dicembre 2006 Recensioni 0 Commenti
Emanuele Rauco, 18 Dicembre 2006: Fotocopiato
Medusa, 26 Gennaio 2007

Un riottoso ragazzo ribelle scopre il suo talento per la danza quando, costretto a lavori socialmente utili in una scuola d’arte, aiuta una ragazza a preparare il suo saggio finale, ovviamente innamorandosene…


Tutto dovrebbe essere un critico, o un semplice appassionato, tranne che snob, specie se si deve puntare l’occhio su film chiaramente commerciali, fatti per un pubblico che accorre nonostante la scarsità di attrattiva artistica. Troppo spesso si sente parlare a vanvera della distanza tra pubblico e cinefili, perciò chiariamo l’oggettività di questa recensione. Trovarsi di fronte all’ennesimo film con giovani ballerini, che vorrebbe riesumare la gloriosa (seppur esigua) tradizione del film-balletto – basti citare i capolavori di Powell & Pressburger, o The Company di Altman – finendo invece per affossarla, non ce la facciamo a non storcere il naso sospirando irritati.

Se escludiamo le differenze razziali e la maggiore bellezza dell’attuale protagonista, il film sembra la copia carbone di mille altri film simili (in primis Save the Last Dance) nel cercare di mischiare la commedia adolescenziale e il dramma all’acqua di rose con musiche (esclusivamente di tendenza commerciale e black) e balletti pronti per il consumo dei teen-ager. Peccato che questo nuovo epigono fallisca su tutti fronti (nonostante i 65 milioni di dollari d’incasso statunitense), a partire dall’insopportabile sceneggiatura di Duane Adler e Melissa Rosenberg che racconta una storia oltremodo banale pescando a mani piene dagli stereotipi che negli Stati Uniti imperversano dall’inizio degli anni ’80, e che costruisce un racconto quasi cronometrabile nella sua assoluta prevedibilità e nel pedissequo rispetto di tutte le regole del film per ragazzini depressi: i sogni infranti e quelli da rincorrere, le difficoltà della strada e quelle dell’Arte, il ragazzo di periferia e la ragazza di città. Verso la fine c’è perfino l’incombente tragedia che sembra dimenticata cinque minuti dopo.

Anne Fletcher, coreografa di grido aiutata dalla produzione di Adam Shankman – altro notevole coreografo – mette in scena un mondo fatalmente datato, che non esiste più, alla vana ricerca di un atmosfera da favola che non riesce a sposarsi con i tentativi di realismo spicciolo delle notazioni polemiche sulla società dello spettacolo e dei consumi, di cui questo film fa incontestabilmente parte. Tutto questo sarebbe forse sopportabile se la parte musicale fosse avvincente ed efficace, invece la musica fa troppo spesso da sottofondo alle stanche storielline sentimentali, vanificando così un paio di interessanti brani R&B, specie quelli prodotti e composti da Mario (noto artista black, qui prestato alla recitazione), e rendendo poco interessanti le già poche sezioni di danza, che seguono schemi – anche narrativi – già visti e non riescono a regalare neanche un climax soddisfacente, come il finale che dovrebbe essere il clou, mentre da quasi l’impressione di non essere stato provato a sufficienza: e per un film realizzato da coreografi è il colmo!

Ciliegina sulla (cattiva) torta, la recitazione tra il piatto e il pessimo dei protagonisti, peraltro intralciati da personaggi insulsi: se Dewan regala al pubblico un po’ di talento ed un certo sex appeal, Tatum è nullo ed irritante nello scolpire un’insopportabile espressione vuota ed imbronciata al suo personaggio (tra l’altro molto fastidioso) mentre gli altri navigano a vista nell’anonimato. E l’incauto spettatore non fan, nulla può salvare dall’abbraccio di Morfeo.


Titolo: Step Up (Id.)
Regia: Anne Fletcher
Sceneggiatura: Duane Adler, Melissa Rosenberg
Fotografia: Michael Seresin
Interpreti: Channing Tatum, Jenna Dewan, Mario, Drew Sidora, Rachel Griffiths,Damaine Radcliff, De’Shawn Washington, Josh Henderson, Tim Lacatena, Alyson Stoner, Heavy D, Jane Beard, Deirdre Lovejoy, Richard Pelzman, Isaiah Washington
Nazionalità: USA, 2006
Durata: 1h. 38′


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