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Soundtrack: Deadpool/Batman v Superman di Junkie XL & Hans Zimmer

20 marzo 2017 Soundtrack 0 Commenti
Deadpool

Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore* ** * *

L’olandese Tom Holkenborg, meglio noto col simpatico nomignolo di “Junkie XL”, compone per Deadpool un patchwork che punta all’effetto gigantistico, riempiendo di sollecitazioni acustiche ogni momento. In Batman v Superman, poi, c’è anche Hans Zimmer a fare da “garante” del suo lavoro…


In premessa, una domanda. Come si elabora la partitura per la parodia, o meglio la caricatura, di un film su un supereroe? E, a corollario, Deadpool può davvero considerarsi solo (o magari niente affatto) una parodia? E infine, non rischia di esserlo anche (o forse ancor più) Batman v Superman? A giudicare dalla reazione del pubblico, il successo del film di Tim Miller sul supereroe più sboccato, politicamente scorretto e cafone mai visto sugli schermi sembra compensare ampiamente (quasi si trattasse di un salutare anticorpo) i fiaschi colossali registrati dagli ultimi prodotti targati Marvel, evidentemente (e comprensibilmente) ormai venuti a noia. Proprio perché viola tutti i tabù possibili, Deadpool sembra infatti legittimarsi come unica via d’uscita alla ripetitività seriale e usurata dei modelli cosiddetti “alti”, in virtù naturalmente di una netta abdicazione alle regole del buon gusto (ma da quando in qua la satira è “di buon gusto”?).

Sorge naturalmente subito il problema musicale. Ora, Deadpool non sta ad Iron Man come, poniamo, il Robin Hood “in calzamaglia” di Mel Brooks stava a Errol Flynn o la serie Scary Movie a quella di Scream, tanto per citare casi nella memoria comune. Lì, l’acquisizione dei modelli diveniva una sorta di metonimia critica, uno spostamento eversivo di senso che svuotava gli originali destrutturandoli e sovraccaricandone gli aspetti già potenzialmente comici e autoironici in direzione francamente autodistruttiva. E i compositori più accorti e intelligenti, come John Morris, erano consci di questa operazione apparentemente greve ma in realtà sottilmente metalinguistica, restituendola in partiture che si ponevano con il medesimo atteggiamento ermeneutico nei confronti dei rispettivi modelli musicali (si pensi a quei capolavori di citazionismo sarcastico ma coltissimo che sono Frankenstein Junior o Balle spaziali, appunto di Morris).
Nel caso in ispecie, viceversa, questa coscienza critica non sembra essere stata fatta propria dal compositore, il tonitruante olandese Tom Holkenborg meglio noto col simpatico nomignolo di “Junkie XL” (qualcosa come “tossico extralarge”, anche se l’XL starebbe in realtà per “Xpanding Limits”…). Tant’è vero che, sia o meno una coincidenza, quasi insieme arriva l’altro suo lavoro, stavolta sul fronte “serio” del mondo supereroico (anche se in questo caso dalla Marvel passiamo alla concorrente DC Comics), Batman v Superman, affiancato quasi in funzione di garante da Hans Zimmer. Questo per dire che l’ascoltatore ignaro dei film di appartenenza faticherà non poco a cogliere qualche differenza d’impostazione fra i due score, e sarà avvertito del surplus di carico umoristico e beffardo di Deadpool solo dalla presenza esterna (molto, forse troppo ammiccante) di brani vintage come “Hit the road Jack” di Ray Charles, “Mr. Sandman” delle Chordettes o “Calendar girl” di Neil Sedaka, oltre ad ospitate di Salt-n-Pepa, Wham!, DMX e chi più ne ha più ne metta.
Il risultato è esattamente il patchwork che ci si aspetta in questo contesto, dove l’insieme punta all’effetto gigantistico di un sound design che svela una sorta di horror vacui sonoro per cui ogni istante dev’essere riempito di sollecitazioni acustiche “a prescindere”: su questo fronte Holkenborg oggi non ha rivali e a volte (si veda l’impressionante score per Mad Max Fury Road) il suo approccio muscolare, da caterpillar, si rivela pertinente e suggestivo. Sicuramente il compositore e polistrumentista maneggia qui magistralmente la propria ora scarsa di materiali, soprattutto sul fronte percussivo, dove le raffiche continue, le accelerazioni improvvise, la velocizzazione nel registro basso (“Maximum effort”), svolgono compiutamente la propria funzione di divertente riempitivo di grana grossa, in un cocktail esplosivo di synth anni 80 e rumorismo grottesco (“Twelve bullets”) che – visto il profilo del protagonista – non dispiace troppo: così come ci può stare anche una certa deriva rockettara (“Man in a red suit”), e più in generale un’attenzione palese a un target di ascolto decisamente adolescenziale.
A tratti però si fa strada anche qualche spunto più lirico e meditativo (“Liam Neeson nightmares”) nel quale Holkenorg dimostra se non altro la buona volontà di introdurre qualcosa che assomigli a un tema, anche se è evidente che su questo fronte la sua concentrazione non è elevatissima: “Easy angel” per esempio è una pagina molto sofisticata e variativa, dalle colorature quasi misticheggianti, e “A face I would sit on” (sic), bell’adagio per archi, evoca un sentimento elegiaco tanto più rimarchevole quanto decisamente fuori luogo.

L’improbabile crossover firmato da Zack Snyder, che per assonanza ricorda i vecchi Maciste contro Zorro degli anni 50 (o più recentemente Fracchia contro Dracula), facendo apparire al confronto raffinati esercizi metanarrativi titoli come Freddy vs. Jason o Alien vs Predator…) punta invece a fare molto sul serio. Riprendendo parzialmente uno spunto che era già (ma ben più sinteticamente ed efficacemente) presente in Superman III di Richard Lester – ossia quello di un Superman “cattivo” o comunque minaccioso – il film inscena una rivalità epica tra i due protagonisti destinata a ritrarsi solo dinanzi alla necessità di far fronte a una ben più grave minaccia comune. Potenzialmente, quindi, un contesto molto conflittuale e ricco di spunti, anche se l’epica di Snyder è assolutamente e monoliticamente postmoderna, ossia priva di una drammaticità profonda, e lo spinge a cogliere, dei personaggi, solo la superficie più appariscente e sfruttabile sul piano della “meraviglia”, gettando al macero qualsiasi tentativo di approfondimento psicologico. Del resto è questo il virus che infetta ormai serialmente la produzione di questo genere, e che ne sta decretando (da Ant-Man ai Fantastici Quattro) l’inesorabile e progressivo declino.
Musicalmente poi, qui si pone un problema in più, almeno per Zimmer, ossia quello di marcare una discontinuità con le proprie partiture per i Batman di Christopher Nolan, molto più “dark” e problematici. Problema che il compositore sembra risolvere delegando a Junkie XL il “lavoro sporco” (ritmi tellurici, quantità assordanti di suono bruto, tecnologia assolutamente egemone), e riservando per sé un minino di raffinatezza in più. Ad esempio quella che si percepisce nel semplice ma sinistro tema principale su una scansione pesante della percussione in “Beautiful lie”, o ancor più nel solenne incedere da marcia funebre (tipicamente zimmeriana) di “Day of the dead”, sostenuto dal coro di bassi, coro che prevedibilmente è chiamato più volte a intervenire (“Do you bleed?”) e sempre in chiave apocalittica, ma di un’apocalisse ormai di routine, secondo formule davvero troppo usurate all’ascolto. Naturalmente, siccome la classe non è acqua, a tratti emerge quella che è la caratteristica più notevole e originale del compositore di Francoforte, ossia la capacità di lavorare per forti contrasti, escogitando persino qui soluzioni di imprevedibile sottigliezza: si veda l’improvviso balenare demoniaco di un violino solo in “Men are still good (The Batman Suite)”, amplissima pagina technosinfonica che vale da sola, come suol dirsi, il prezzo del biglietto, specie nella sua ultima parte improntata a una scrittura negli archi bruckneriana, luttuosa, autenticamente devota al “lato oscuro”, con un crescendo terrificante che si blocca su un sovracuto dei violini preparatorio del martellante, bellicoso finale. Un momento di grandezza che compensa solo in parte la restante, men che ordinaria amministrazione, al punto che il dispiego di forze sonore rischia di tradursi più che nelle agognate trombe del Giudizio, in una modesta fanfara da rumore di fondo. Segnale comunque inequivocabile che sarebbe giunto il momento, per produttori registi e compositori, di passare ad altro.


La copertina del CD di DeadpoolTitolo: Deadpool (Id.)

Compositore: Junkie XL

Etichetta: Milan Records, 2016

Numero dei brani: 23 (17 di commento + 6 canzoni)

Durata: 68′ 11”


La copertina del CD di Batman v Superman: dawn of JusticeTitolo: Batman v Superman: Dawn of Justice (Id.)

Compositore: Hans Zimmer, Junkie XL

Etichetta: Water Tower Music, 2016

Numero dei brani: 11

Durata: 71′ 36”


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