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"Survival of the Dead" di George A. Romero

9 settembre 2009 Recensioni 6 Commenti
Survival of the Dead

Disponibile in home-video – Sufficiente

Sei giorni dopo che i morti hanno iniziato a camminare sulla Terra, una squadra di militari cerca di evitare ogni contatto con gli zombi. Su suggerimento di un ragazzo incontrato per caso, provano a raggiungere un’isola che dovrebbe rappresentare…


Una scena di Survival of the DeadDiretto seguito di Diary of the Dead, che viene anche ripreso in una delle prime scene, questo Survival of the Dead è un nettissimo miglioramento rispetto all’opera precedente ma non è niente più che un discreto film horror che aggiunge ben poco al sottogenere dei film sui morti viventi. In realtà qualche velleità Romero ce l’aveva, come conferma la parte finale del film, ma nelle mani di altri autori la creatura che lui ha inventato cinematograficamente negli ultimi anni l’ha superato, e con le sue ultime tre pellicole il settantenne regista newyorchese non ha saputo rimettersi al passo, per quanto La terra dei morti viventi fosse tutto sommato un buon film.

Alan Van Sprang in Survival of the DeadDa sempre caricati di un’analisi sociale nata probabilmente per caso, i film sui morti viventi stanno vivendo un buon momento, che ha portato ad un’evoluzione della creatura in realtà finora sfruttata maluccio. Volutamente o casualmente, Romero ignora questa evoluzione e in partenza resta ancorato alla sua idea di zombi prima di provare una strada inedita verso la fine. Strada inedita che a dir la verità era  stata accennata in alcune parodie del genere e che pare sarà battuta nei prossimi film del regista, che al Festival di Venezia ha promesso di continuare la saga con altre due-tre pellicole.

Kathleen Munroe in Survival of the DeadNonostante le intenzioni, però, questo Survival of the Dead resta un film sufficiente e poco più, in cui i brividi sono pochi e il gore controllato, in cui i personaggi sono uno più tamarro degli altri e tutti i punti di svolta della trama sono telefonati. Forse si riesce a divertirsi, e quantomeno il film mette in mostra una professionalità totalmente assente da Diary, ma si tratta di una pellicola totalmente prescindibile, nella filmografia di George Romero come in quella sterminata dedicata ai morti viventi.


La locandina statunitense di Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissutiTitolo: Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti (Survival of the Dead)
Regia: George A. Romero
Sceneggiatura: George A. Romero
Fotografia: Adam Swica
Interpreti: Alan Van Sprang, Kenneth Welsh, Kathleen Munroe, Devon Bostick, Richard Fitzpatrick, Athena Karkanis, Stefano Di Matteo, Joris Jarsky, Eric Woolfe, Wayne Robson
Nazionalità: USA – Canada, 2009
Durata: 1h. 30′


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Attualmente ci sono 6 commenti a questo articolo:

  1. Anonimo ha detto:

    ma come si fa a dire che altri registi hanno saputo sfruttare meglio questo filone e soprattutto che romero rimane fermo alla sua idea di zombi, romero ha inventato questo filone…. PUNTO.
    tutti gli altri registi hanno solamente copiato quello che ROMERO ha partorito a suo tempo.
    survival of the dead è un ottimo film che il regista non ha voluto vendere dopo l’esperienza con la universal.
    p.s. quando dici che i brividi sono pochi pensa al fatto che un film per essere bello non deve solamente farti cacare sotto e sparare sangue a fiumi. ciao.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Romero è stato il primo regista a girare un film di zombi, ma sono passati quarant’anni e il cinema di zombi è cambiato notevolmente, si è evoluto. Il suo invece no, sempre ancorato alla sua idea originale, con un totale rifiuto di qualunque innovazione al genere che altri registi hanno apportato. Tanto per dire una piccolezza: ormai tutti gli zombi corrono, i suoi sono gli unici che ancora camminano lentissimi. E’ certamente una scelta, quella di rimanere aggrappato allle origini, ma non è necessariamente la scelta giusta. Non è che se uno arriva dopo, non può fare meglio di chi arriva prima (tantopiù che, comunque, gli zombi non sono un’invenzione di Romero ma una figura della mitologia animista). Però, ad esempio, quanti romanzi di vampiri sono stati scritti dopo il racconto di Polidori e il “Dracula” di Stoker, romanzi che hanno profondamente cambiato la figura del vampiro rispetto alle origini? E questi romanzi non sono necessariamente peggio dei lavori di Polidori e Stoker… Allo stesso modo ci sono film di zombi migliori di quelli di Romero, film che gli sono debitori ma che hanno saputo fare meglio, anche perché hanno saputo cambiare il “personaggio” nel modo giusto.

    Il fatto che questo “SotD” sia un film indipendente è poi un discorso diverso da quello sulla sua riuscita artistica. Romero non ha più voluto lavorare con le major dopo le imposizione cui è stato costretto a sottomettersi per “La terra dei morti viventi” (tra cui la presenza di Asia Argento), ma ha realizzato un film orrendo (“Diary…”) e uno appena appena passabile (questo), e tutto per colpa sua. I film ottimi sono un’altra cosa, sono “28 giorni dopo”…

    E’ vero che un film non deve necessariamente far paura, ma un film horror sì. Come da un film comico si pretende che faccia ridere, da un film dell’orrore (nomen omen) si prentende la paura. Altrimenti può essere un buon film, ma non un film horror. Questo, invece, è solo un horror non degno di nota.

  3. Marco ha detto:

    D’accordo con Alberto. E’ come dire che a uno piace il Dario Argento dagli anni ’90 a oggi solo perchè ha sfornato cult negli anni ’70 e il suo modo di girare è rimasto più o meno lo stesso.
    Tanto di cappello a chi riesce ad attualizzare le figure horror d’annata.

  4. Anonimo ha detto:

    interessante, ma romero non è stato il primo a girare film sugli zombi.

  5. Tommaso Tocci ha detto:

    Ah, quindi ne deduco che siete due Anonimi diversi…

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, hanno un IP completamente diverso.

    Comunque, sì: in effetti ci sono stati film di zombi precedenti alla “Notte dei morti viventi”, tra cui “Ho camminato con uno zombie” di Jacques Tourneur, cui ieri non avevo assolutamente pensato. Per quanto ne so, però, sono tutti film in cui gli zombi sono legati alla loro origine tradizionale, sono film in cui qualche stregone rianima qualche morto. Diciamo che l’intuizione di Romero e del suo sceneggiatore con “La notte dei morti viventi” è stata quella di renderla quasi un’epidemia, perché poi anche la sua idea di far ripetere al morto gesti che gli erano comuni in vita deriva direttamente dalla tradizione africana (ma forse Romero non lo sapeva), e comunque gli va riconosciuto di aver dato allo zombie l’iconografia con cui è attualmente riconosciuto.

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