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"Una vita al massimo" di Tony Scott

11 novembre 2014 Recensioni 4 Commenti
Un vita al massimo

Penta Distribuzione, Novembre 1993 – Pulp

Un venditore di fumetti con l’ossessione per i film di Kung fu e per Elvis Presley s’innamora di una prostituta, la libera dal suo “protettore” e la sposa. I due se la danno poi a gambe con una valigia piena di cocaina rubata alla mafia. Sulle loro tracce si mette la polizia, ma anche la stessa mafia, che rivuole la refurtiva…


Christian Slater e Patricia Arquette in Una vita al massimoSe nel mondo del cinema si pronuncia la parola “pulp” la prima cosa che viene in mente è il celeberrimo Pulp Fiction di Quentin Tarantino, pellicola vincitrice della Palma d’oro al Festival di Cannes del 1994. Quello che però alcuni ignorano è che il suddetto film è solamente l’ultimo tassello della cosiddetta “trilogia pulp” che include Le iene e questo Una vita al massimo (brutto titolo italiano di True Romance). Mentre Le iene ha segnato l’esordio ufficiale di Tarantino alla regia, Una vita al massimo rappresenta un “rito di passaggio” che prefigura il capolavoro del ’94.

Gary Oldman in Una vita al massimoIl regista statunitense lascia purtroppo la regia a Tony Scott, ma si occupa personalmente della sceneggiatura, e la sua mano si nota nonostante la struttura della pellicola appaia fin da subito abbastanza lineare, in buon equilibrio fra una commedia romantica e un thriller drammatico. La personalità di Tarantino emerge comunque già dalle prime scene, in cui viene presentato il protagonista Clarence Worley. A ravvivare la pellicola ci pensano anche i dialoghi puramente “tarantiniani”, mai banali e sempre originali, un po’ sopra le righe come il regista di Knoxville ci ha ormai ben abituato (memorabile il dialogo sulle origini della razza siciliana). Una buona dose di violenza non poteva mancare (giustificando così le molte censure che il film ha subito), visto che negli anni abbiamo imparato come da Tarantino non ci si possa certo aspettare uno sviluppo della trama tutto “rosa e fiori”. Da parte sua, la regia di Tony Scott – anche se con qualche sbavatura – permette una narrazione avvincente, che arriva al culmine del ritmo e dell’adrenalina in un finale rocambolesco.

Christian Slater e Patricia Arquette in Una vita al massimoLa protagonista, Alabama, è sicuramente il personaggio più riuscito, contribuendo ad alleggerire i toni del film e a renderlo quasi una favola romantica. Patricia Arquette e Christian Slater sono poi circondati da un cast di tutto rispetto, che si rivela essere un altro punto di forza della pellicola. Ultimo, ma non meno importante, è il merito che bisogna attribuire alla favolosa colonna sonora del pluripremiato Hans Zimmer.

Una vita al massimo è un film fin troppo sottovalutato e spesso finito nel dimenticatoio, un’opera che sa essere divertente e certe volte “profonda”, da vedere per completare il trittico pulp e per ammirare una delle tante sceneggiature di Tarantino, che non bastano mai.


La locandina di Una vita al massimoTitolo: Una vita al massimo (True Romance)
Regia: Tony Scott
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Fotografia: Jeffrey L. Kimball
Interpreti: Christian Slater, Patricia Arquette, Dennis Hopper, Val Kilmer, Gary Oldman, Brad Pitt, Christopher Walken, Bronson Pinchot, Samuel L. Jackson, Michael Rapaport, James Gandolfini, Victor Argo, Saul Rubinek, Conchata Ferrell, Anna Levine
Nazionalità: USA – Francia, 1993
Durata: 2h.


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Attualmente ci sono 4 commenti a questo articolo:

  1. Nino ha detto:

    Probabilmente il mio film preferito.

  2. Francesco ha detto:

    Gran bel film, pieno zeppo di citazioni, dialoghi e riferimenti culturali.

  3. skumkyman ha detto:

    quando andavo in cineteca e non sapevo chi fosse tarantino… bello, sincero, genuino f#######nte pulp!

  4. Donato ha detto:

    Accidenti!!! Non posso crederci. Guarda un po’ cosa avete ripescato. Questo film l’ho visto solo una volta, tanti anni fa. Rammento che mi era anche piaciuto parecchio e che mi rammaricavo di non ricordarne il titolo per poterlo cercare e rivederlo nuovamente.

    La storia, i personaggi, i dialoghi, le improvvise esplosioni di violenza, rendevano questo film assolutamente tarantiniano. Ricordo che, avendolo visto dopo Pulp Fiction, non avevo potuto fare a meno di notare molte somiglianze ed analogie tra i due film. Solo che all’epoca ho pensato che si trattasse di un film chiaramente ispirato al capolavoro di Tarantino, perché non avevo assolutamente idea che fosse stato realizzato prima di Pulp Fiction, ne tantomeno che ci fosse proprio il buon Quentin dietro alla sceneggiatura…

    Aggiungerei che, tra le migliori interpretazioni attoriali, secondo me anche quella di Gary Oldman avrebbe meritato una citazione di merito.

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