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28 settimane dopo di Juan Carlos Fresnadillo

15 giugno 2008 Recensioni 4 Commenti
28 settimane dopo

20th Century Fox, 28 Settembre 2007 – Irregolare

Sette mesi dopo il contagio, una Londra sotto stretto controllo militare NATO riparte da un’artificiale cellula di civiltà sulla Isle of Dogs, storico luogo “altro” rispetto al corpo della city. 28 settimane dopo dopo il contagio, diventa il rifugio di 15.000 civili, ostaggi di una città cristallizzata non ancora bonificata dai cadaveri…


Imogen Poots in una scena di 28 settimane> dopoIl successo di 28 giorni dopo, in qualche modo inaspettato, ha sempre stuzzicato il regista Danny Boyle a tornare in un’Inghilterra devastata dal “virus” e abbandonata agli infetti. Pur cedendo la regia allo spagnolo Fresnadillo per via del suo impegno su Sunshine, è apprezzabile come il regista scozzese abbia evitato di allontanarsi troppo dal progetto, facilmente a rischio naufragio. Invece, insieme all’ormai inseparabile Alex Garland e al produttore McDonald, Boyle ha assicurato una fortissima continuità stilistica e tematica, oltre a girare – pare – alcune scene in prima persona.

Robert Carlyle in una scena di 28 settimane> dopoAncor più degno di nota è stato l’aver evitato l’effetto opposto, ovvero confezionare una pallida ripetizione del primo film: Fresnadillo opta infatti per un andamento oscillatorio, comincia da un prologo che è ancora in linea con il caos, il pericolo costante, e che assomiglia – forse è – ancora Boyle. Poi riparte piano e costruisce una Londra più ancorata al reale rispetto a quella figurativa e stilizzata del primo capitolo, tanto da diventare una vera nota espressiva attraverso i suoi luoghi e figure sempre evidenti e attivi. Seppur eccedendo qua e là in questa fase di passaggio dalla rinnovata quiete alla nuova emergenza – soprattutto con la sequenza dei cecchini, comunque di impatto – la storia riesce a toccare lati della vicenda collaterali e complementari rispetto allo sviluppo rettilineo del predecessore, godendo di un respiro più ampio e organizzato, usando l’elemento “collettivo” come pistone emozionale, laddove Boyle aveva insistito molto sulla solitudine disperata. Il regista spagnolo, al secondo lungometraggio a qualche anno da Intacto, sembra qua e là scivolare verso l’alba dei morti viventi di Snyder, che per primo aveva ripreso la florida innovazione degli zombi centometristi da Boyle stesso, operando quindi una pregevole sintesi del nuovo concept dominante quando si parla di zombi del nuovo millennio (mentre Romero, a lato, continua ad esplorare con i suoi Diary).

Rose Byrne in 28 settimane dopoI problemi cominciano semmai quando si tratta di tirare le fila del discorso e organizzare la doverosa progressione finale. Laddove forse anche Boyle, con l’arrivo dei militari, perdeva un po’ il ritmo in 28 giorni dopo, Fresnadillo banalizza le premesse e affretta alcuni passaggi pur doverosi per il genere. Tutta la seconda metà del film degrada vistosamente rispetto alla prima, e l’ultimo atto in particolare non è assolutamente all’altezza dei precedenti, peccando di inconsistenza nella frenesia dell’azione. Meglio, molto meglio, quando Fresnadillo può appoggiarsi sulla storyline di Robert Carlyle, interessante perché affronta il tema della colpa, innestando un peccato originale sullo sviluppo del personaggio e di conseguenza rendendolo obliquo nella caratterizzazione. Un tratto sorprendente rispetto al livello medio del genere.

Harold Perrineau in 28 settimane dopoLa particolare commistione, un po’ istintiva un po’ cercata, di cose buone con altre meno buone è in definitiva la cifra di questo 28 settimane dopo, e la si ritrova anche nella sapiente ripresa della colonna sonora del primo film, in special modo con il brano principale che qui assurge a vero e proprio “inno” delle scene cruciali. Un altro elemento di una caratterizzazione che spesso non convince, molto meno raffinata di quella originale, ma che ha colpito il bersaglio forse più importante, quello del rafforzamento di un brand già vincente, fondamentale per distinguersi dai concorrenti. Aspettando che le settimane diventino mesi.


La locandina di 28 settimane dopoTitolo: 28 settimane dopo (28 Weeks Later)
Regia: Juan Carlos Fresnadillo
Sceneggiatura: Rowan Joffe, Juan Carlos Fresnadillo, Enrique López Lavigne, Jesús Olmo
Fotografia: Enrique Chediak
Interpreti: Robert Carlyle, Catherine McCormack, Rose Byrne, Jeremy Renner, Harold Perrineau, Idris Elba, Imogen Poots, Mackintosh Muggleton, Amanda Walker, Shahid Ahmed
Nazionalità: Regno Unito – Spagna, 2007
Durata: 1h. 39′


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Attualmente ci sono 4 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Non sono d’accordo, a parer mio tutto il film è ottimo, la seconda parte regge bene il confronto con la prima.
    Ottimo reparto tecnico, regia solida e montaggio serrato da videoclip che non annoia e disturba affatto (si vede che Danny Boyle e Garland non sono stati semplici esecutivi).
    Quello che mi ha sorpreso è la cattiveria che viene fuori dal film (il marito che abbandona la moglie, il opadre che morde il figlio e la figlia che uccide il padre), lo script poi lo reputo perfetto(forse, però, qualche banalità la potevano evitare).
    Per gli amanti dello splatter come me poi è da non perdere.
    Superconsigliato. Uno dei rari casi dove il sequel è uguale, se non addirittura superiore, al proprotipo.

  2. Riccardo ha detto:

    E si che il soggetto non è proprio originalissimo…

  3. Marco ha detto:

    Rivisto. Ricondivido il mio precedente commento.
    Albe te che ne pensi dei due capitoli? Anche il primo mi piacque molto. Li trovo entrambi horror molto ben fatti.
    Sai qualcosa di un possibile sequel?
    Ho visionato anche l’ultimo lavoro di Fresnadillo “Intruders”, purtroppo fiacco horror fatto evidentemente su commissione con zero inventive se non qualche resa scenica discreta.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Il primo mi era piaciuto molto, il secondo molto meno. Avevo letto all’epoca della possibilità di un terzo film, ma credo che non abbiano mai realmente sviluppato il progetto. “Intruders” non l’ho visto, ma avevo visto il precedente “Intacto” che aveva alla base un’idea straordinaria seppur sviluppata secondo me in maniera non sufficientemente angosciante.

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