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"Psyco" di Alfred Hitchcock

10 febbraio 2007 Recensioni 5 Commenti
Psyco

Distributore, 24 Novembre 1960 – Sorprendente

Innamorata di un uomo sposato, Marion cede alla tentazione di cambiare vita fuggendo con 40.000 dollari che doveva portare in banca per conto dell’uomo per cui lavora. Durante un lungo viaggio in automobile viene sorpresa da un temporale e decide di fermarsi nell’isolato Motel Bates…


Janet Leigh e Sam LoomisFinanziato di tasca propria dallo stesso Alfred Hitchcock per la produzione della Paramount, Psyco è il capolavoro hitchcockiano per eccellenza, il film che più lo ha reso noto nel mondo e nel tempo. E come stupirsene? Con un budget di soli 800.000 dollari e quaranta giorni di riprese, il risultato è sorprendente. Con una troupe televisiva, la stessa che collaborava col regista per le riprese di Alfred Hitchcock presents, e con un cast artistico particolarmente ricercato, si è dato vita ad uno dei film più contorti ed intricati che si siano mai visti.

Anthony PerkinsMarion Crane (Janet Leight), un’attraente segretaria di Phoenix, è innamorata di Sam Loomis (John Gavin). Lui ricambia i suoi sentimenti, ma i due non possono far altro che vivere la loro storia nella clandestinità: non hanno abbastanza soldi per permettere a lui di divorziare da sua moglie e ai due di vivere insieme. Marion è oppressa da questa situazione e, alla prima occasione, cede alla tentazione di poter cambiare la sua vita e quella dell’uomo che ama. L’uomo per cui lavora le affida un incarico di fiducia: depositare 40.000 dollari in contanti in banca. Come resistere, a quel punto? Perché non commettere la follia di rubare i soldi e fuggire lontano? Più lontano che si può… senza curarsi delle conseguenza del proprio gesto, solo per la voglia di cambiare. E lo fa. Lo fa davvero: Marion fugge via con i soldi.

Il regista Alfred HitchcockDurante il viaggio in auto lo spettatore non può fare altro che immedesimarsi in quella che crede essere la protagonista del film. Le voci off che si sentono mentre la donna è alla guida permettono allo spettatore di entrare nella sua mente, di conoscerne i più intimi pensieri. Le sue paure, le sue angosce, la sua necessità di vivere in un mondo altro. Stanca di tanti chilometri, decide di fermarsi per la notte. Motel Bates, dodici camere e tutte e dodici libere. Perfetto, proprio quello che ci voleva in questa notte buia e tempestosa (quella non manca proprio mai…).
Il titolare dell’albergo, Norman Bates (Anthony Perkins), sembra essere simpatico, accoglie Marion nel migliore dei modi, invitandola persino a mangiare con lui nella villa vittoriana in cui vive con sua madre. Marion, affamata dopo un lungo viaggio non può che accettare. Ma c’è qualcuno che non è d’accordo. La madre di Norman urla contro il figlio di non volerla in casa.
La casa di Norman BatesIl signor Bates, gentile e cordiale, seppure un po’ troppo introverso, torna sui suoi passi ed offre dei panini a Marion da consumare nel suo ufficio. E qui i due iniziano un dialogo che farà da colonna portante all’intero film, una conversazione importante perché avvia lo spettatore alla comprensione di ciò che sarà il complesso intreccio narrativo. Norman è un uomo sensibile, molto protettivo nei confronti di una madre che sembra detestare. Lei lo tiene prigioniero, ma è lui stesso a non voler andar via.

In Psyco non si insiste particolarmente sulla scenografia. Tutto è molto naturale, ma ci sono degli elementi decisamente degni di nota. Gli uccelli impagliati che l’uomo colleziona e il quadro rappresentante uno stupro, appeso alla parete, sono particolarmente significativi e vanno ad introdurre il complesso ed inaspettato carattere psicologico di Bates.

Janet Leigh in una scenaMarion, in seguito alla lunga conversazione con Norman decide che la cosa più giusta da fare è tornare indietro, consegnare i soldi e pagare le conseguenza del suo gesto. Ed è qui che il film inizia realmente. Dopo venticinque minuti circa la protagonista viene uccisa. Non sappiamo da chi, ma lo immaginiamo. Una donna col viso completamente in ombra scosta la tenda della vasca in cui la ragazza sta facendo la doccia. Ha un grosso coltello in una mano. Cosa succede lo sapete già. Marion viene brutalmente uccisa.
Anthony PerkinsLa scena della doccia è tra le più famose e citate del cinema di tutti i tempi. La sua costruzione formale è incredibilmente attenta e carica di suspense. Il montaggio frenetico, che ci impone un punto di vista complice della macchina da presa, si sposta da dettagli della bocchetta e dello scarico della doccia, del coltello che colpisce, ai particolari del corpo che sappiamo lacerato, del viso della vittima, occhi, labbra, una bocca spalancata per un urlo disperato di terrore. Ed è storia. La protagonista del film è morta dopo la prima mezz’ora. Cosa fare, a questo punto? Con chi identificarsi?

Una scenaNorman urla. Urla alla madre «cos’hai fatto?!». E corre. Corre a pulire ogni minima traccia di un delitto insensato e atroce. La sequenza della pulizia è lunga, attenta in ogni dettaglio, anche il più piccolo. E mentre vediamo il corpo di Marion avvolto nella tenda di plastica ci torna in mente il suo occhio da morta che la macchina da presa inquadra nel particolare per allontanarsene con un carrello all’indietro lentissimo. E Marion è lì, la sua presenza è impalpabile, ma lei c’è. Per lo spettatore è lei la protagonista, ancora.

Una scenaPsyco è il film dello sguardo. Tutto nel film ci riporta all’importanza tematica dello sguardo. Ogni cosa. È possibile coglierne un primo indizio durante la fuga di Marion da Phoenix. Un poliziotto la segue e la osserva attentamente dall’altro lato della strada (quando lei si ferma per cambiare auto) con occhiali scuri che riportano allo sguardo truce della madre di Norman. Ma lo sguardo del poliziotto non è uno sguardo come gli altri: lui non guarda, ma osserva. E l’osservazione, quella invadente e inconsapevole, sta alla base di ogni significato di Psyco.
Una scenaIl voyeurismo oscilla tra una sequenza e l’altra caratterizzando il film dall’inizio alla fine. Significativo il modo in cui l’occhio del regista si insinua nella camera da letto in cui Marion e Sam hanno appena fatto l’amore; lei è ancora stesa nel letto sfatto, lui inizia a rivestirsi. Non c’è bisogno di altro per capire cosa è appena successo. Il voyeurismo raggiunge il suo apice nel momento in cui Norman spia Marion da un foro sul muro (tra l’altro fatto dietro il quadro rappresentante lo stupro). Il suo occhio sinistro va oltre, e osserva Marion per punirla, per autopunirsi.

Anthony PerkinsPer tutto il film sappiamo davvero poco dell’assassino. Crediamo sia una madre possessiva e gelosa di ogni donna che avvicini suo figlio. Ma dopo un po’ ci rendiamo conto che qualcosa non va. In tutto il puzzle manca un tassello fondamentale, che ci viene fornito con lo svelamento di una notizia fondamentale: la madre di Norman è morta molti anni prima. Ma allora la voce da donna che abbiamo sentito di chi è? E le ombre, la donna dietro la finestra illuminata… cosa succede? Chi abbiamo visto, o creduto di vedere? E come arrivare ad una soluzione chiara se non con l’aiuto di uno psichiatra, specializzato in casi di sdoppiamento della personalità, che ci spiega esattamente ciò che è accaduto nella mente di Norman in seguito alla morte della madre?

Ancora una volta il genio di Alfred Hitchcock ci coinvolge e affascina in una pellicola celata di misteri e significati, di senso estetico impregnato di arte, quella vera. Un’arte che non può fare a meno di coinvolgere ed affascinare uno spettatore attento ed inconsapevole, disposto ad andare oltre gli schemi, oltre l’immaginazione e la realtà, libero di affidarsi alle mani di un vero e proprio maestro del cinema.


La locandinaTitolo: Psyco (Psycho)
Regia: Alfred Hitchcock
Sceneggiatura: Joseph Stefano
Fotografia: John L. Russsell
Interpreti: Anthony Perkins, Janet Leigh, Vera Miles, John Gavin, Martin Balsam, John McIntire, Simon Oakland, Vaughn Taylor, Frank Albertson, Lurene Tuttle, Pat Hitchcock, John Anderson, Mort Mills, Fletcher Allen, Prudence Beers
Nazionalità: USA, 1960
Durata: 1h. 48′


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Attualmente ci sono 5 commenti a questo articolo:

  1. Edoardo ha detto:

    Capolavoro assoluto.

  2. Riccardo ha detto:

    Straordinario.
    la scena della doccia è storia del cinema e ogni suo fotogramma è oggetto di studio. il ghigno folle finale di Perkins è pura eredità cinematografica.
    concordo con Edoardo, il film è capolavoro assoluto.

  3. Edoardo ha detto:

    Penso che qui la stellina ci stava,però…

  4. Giovanni Berardi ha detto:

    Un film complesso non solo a livello tecnico, ma soprattutto a livello tematico dove la morte e la passione sono due facce della stessa medaglia, la medaglia dal dualismo rischioso ed autodistruttivo. Un film Freudiano dove i meandri della psiche umana e la sublime arte cinematografica si congiungono in un abbraccio passionale ed appassionante, come quello tra Marion e Sam all’inizio della pellicola, e dove ogni singola inquadratura, ogni singolo oggetto in scena e ogni singolo dettaglio viene dosato e calibrato alla perfezione rendendo il film un vero e proprio Capolavoro assoluto.

  5. Riccardo ha detto:

    Sceneggiatura all’osso, virtuosismi tecnici, musiche splendide: Psycho è uno stupefacente esempio di come fare la Storia con mezzi limitati usando solo l’ingegno. Oltre alle scene esplosive in cui la tensione deflagra come un ordigno (clamorosi i 35 stacchi in 22 secondi nella doccia) Psycho dona inquietudine ad ogni sequenza senza nemmeno bisogno di esplicitare la violenza. Gelido come un cimitero. Attori semplici e memorabili, così come lo è questa rivoluzionaria pietra miliare del cinema di tutti i tempi, copiata, imitata e parodiata da un’infinità di registi.
    La sua importanza cinematografica è incalcolabile.

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