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"Ragazze interrotte" di James Mangold

3 maggio 2000 Recensioni 1 Commento
Ragazze interrotte

Columbia, 24 Marzo 2000 – Potente

Susanna Kaysen è una diciottenne che ha appena tentato il suicidio, e per questo viene ricoverata in una clinica psichiatrica. Immersa in questa nuova realtà, Susanna finisce ben presto per diventare succube della personalità magnetica di Lisa. Solo allontanandosi da lei potrà ritrovare la via che porta fuori da Claymoore…


Winona Ryder e Angelina Jolie in Ragazze interrotteNon è un caso che la protagonista del film porti lo stesso nome dell’autrice del romanzo cui la pellicola è ispirata, poiché si tratta di un romanzo autobiografico. Susanna Kaysen ha passato quasi due anni, nel 1967/68, in un ospedale psichiatrico. Questa consapevolezza non fa altro che acuire la nostra empatia nei confronti della protagonista: pensare che la situazione in cui lei si trova è stata realmente affrontata da qualcuno è davvero sconvolgente. Una delle scene migliori del film, non a caso, è l’arrivo di Susanna in clinica, che ci trasmette perfettamente le sue sensazioni e le sue paure nell’entrare in un mondo che non ha alcun rapporto con quello reale-irreale in cui aveva vissuto fino ad allora.

Winona Ryder in Ragazze interrotte“Reale-irreale” perché Susanna tende a confondere la realtà con la fantasia, il presente con il passato. In tutta la prima parte del film assistiamo a flashback mentali in cui lei si estranea dal mondo che la circonda, lasciandosi sommergere dai ricordi. Questa scelta registica è utilissima per farci intuire la psicologia del personaggio, ma purtroppo viene abbandonata nel prosieguo del film, quando ormai abbiamo comunque capito perfettamente qual è la situazione. Allo stesso modo, anche la voce fuori campo tipica dei film tratta da opere letterarie è praticamente limitata all’inizio (molto belle le sue parole con Simon & Garfunkel in sottofondo) e alla fine (in cui si accenna a ciò che è successo in seguito), in modo da lasciar spazio alle diverse situazioni che la protagonista si trova a dover affrontare.

Clea DuVall, Brittany Murphy e Angelina Jolie in una scena di  in Ragazze interrotteIl regista James Mangold è alla sua terza prova, di gran lunga la più riuscita, dopo Dolly’s Restaurant (drammone sentimentale con Liv Tyler) e l’acclamato ma noioso Cop Land. Certo la sceneggiatura che si è trovato a mettere in scena qui è tutt’altra musica rispetto alle precedenti, e forse non è un caso che in questa occasione non sia stato l’unico autore dello script. In questo caso, comunque ha saputo creare diverse belle scene, tra cui si ricordano soprattutto gli ultimi due dialoghi – anzi: gli ultimi due confronti – tra Susanna e Lisa. Ed è stata proprio Lisa – Angelina Jolie – a fagocitare l’interesse della stampa, arrivando a vincere il premio Oscar per un personaggio ben scritto ma a dir la verità piuttosto monodimensionale. Ben più sfaccettato e interessante, invece, quello di un’ottima Winona Ryder. Ma la verità è che è tutto il film ad essere interessante e mai banale, ben ritmato e con dei gran dialoghi.


La locandina di Ragazze interrotteTitolo: Ragazze interrotte (Girl, interrupted)
Regia: James Mangold
Sceneggiatura: James Mangold, Lisa Loomer, Hannah Hamilton Phelan
Fotografia: Jack Green
Interpreti: Winona Ryder, Angelina Jolie, Clea DuVall, Whoopi Goldberg, Vanessa Redgrave, Elisabeth Moss, Brittany Murphy, Jared Leto, Jeffrey Tambor, Angela Bettis, Alison Claire
Nazionalità: USA, 1999
Durata: 2h. 07′


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Attualmente c'è 1 commento a questo articolo:

  1. Riccardo ha detto:

    Gran bel film, da rivedere sempre con piacere una volta ogni tanto, e un’ottima rampa di lancio per Mangold, davvero un gran mestierante.
    Peccato che Winona Ryder dopo questo film si sia letteralmente persa, perché oltre a una donna stupenda è pure un’attrice con un’espressività che molte sue colleghe si sognano. Speriamo che il successo di Stranger Things (pur con le sue mille pecche, questa serie la trovo molto divertente e rilassante) le permetta un ritorno alla ribalta in gran stile perché se lo merita.

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