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"The Ward" di John Carpenter

29 marzo 2011 Recensioni 53 Commenti
The Ward

Bim, 1 Aprile 2011 – Vintage

Dopo aver dato fuoco a una fattoria, Kristen viene rinchiusa nel reparto psichiatrico di un ospedale, condiviso con altre quattro pazienti. Fin dalla prima notte, la ragazza avverte una presenza sovrannaturale che sembra voler far del male a tutte loro…


Amber Heard in una scenaDopo quasi dieci anni e due episodi di Masters of Horror, ma dopo soprattutto una manciata di progetti naufragati dopo appena pochi passi, John Carpenter torna finalmente sul grande schermo. Lo fa con un horror vecchio stile, scritto da due semiesordienti e prodotto in maniera indipendente, portandosi dietro i tecnici degli effetti speciali dei Masters… e affidandosi a un casting più attento ai visi che alle capacità interpretative. Ne esce un film poco ispirato e per nulla interessante, sorretto dall’esperienza del regista ma affossato da tutto il resto.

Lyndsy FonsecaPer colpa soprattutto di una sceneggiatura senza idee, con personaggi banali e incapace di evitare un lungo spiegone finale, The Ward scivola via senza mai un guizzo, senza mai un’idea. L’ambientazione risaputa non può certo aiutare, e la risoluzione farà storcere il naso a chi è abituato ad andare al cinema. Nel mezzo, giusto un paio di balzi sulla poltrona, pochissimi momenti splatter e tantissimi dialoghi insopportabili. Non fosse per il nome del regista, sarebbe arrivato da noi a ferragosto e senza pubblicità. Non c’è da stupirsi se negli Stati Uniti è destinato direttamente al mercato home-video.


La locandinaTitolo: The Ward – Il reparto (The Ward)
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: Michael Rasmussen, Shawn Rasmussen
Fotografia: Yaron Orbach
Interpreti: Amber Heard, Lyndsy Fonseca, Danielle Panabaker, Mamie Gummer, Jared Harris, Mika Boorem, Sydney Sweeney, Laura-Leigh, Milos Milicevic, Sean Cook, Jillian Kramer, Sali Sayler, D.R. Anderson, Susanna Burney, R.J. Hampton
Nazionalità: USA, 2010
Durata: 1h. 38′


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Attualmente ci sono 53 commenti a questo articolo:

  1. Edoardo ha detto:

    Arrgh! E io che mi aspettavo un bel film!

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Io invece la temevo, la bufala. Peccato, perché il primo Masters of Horror di Carpenter era bello (il secondo decisamente meno, anche se partiva da un’idea molto interessante).

  3. Edoardo ha detto:

    Il primo Masters of horror è piaciuto molto anche a me, il secondo lo devo ancora vedere.
    Ma questo “The Ward” è brutto quanto “Fantasmi su marte” o è un po meglio?

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Direi che siamo sugli stessi livelli, con l’aggravante che è tutto già visto.

  5. Andrea ha detto:

    Che peccato, come rimpiango il Carpenter di Distretto 13, 1997 Fuga da New York, La Cosa….

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Eh, ma mica si può esser bravi per sempre… Carpenter ha l’età di mia madre, che faccia fatica è normale.

  7. marco ha detto:

    iA mio modesto parere un film brutto di Carpenter devo ancora vederlo.Anche se certi suoi film vedi Christine la macchina infernale non e’ poi cosi’ riuscito sono di diverso parere su questo ward che vuoi per l’ottimo cast vuoi per le inquietanti immagini che ti catturano dall’inizio alla fine lo definirei senza dubbio un bel film-

  8. Alberto Cassani ha detto:

    In realtà “Christine” non era poi così male, anche se diversi momenti non funzionano per niente perché si è voluti essere fedeli a ciò che aveva scritto King nonostante fosse inadeguato per il grande schermo. Non è certo tra i suoi film migliori, ma secondo me in seguito ha fatto decisamente peggio (Villaggio dei Dannati, Fantasmi da Marte, Pro Life). In “The Ward” le uniche cose buone del film sono merito suo, tutto il resto è trascurabile. Tra l’altro, secondo me le attrici sono davvero scarse, ma è questione di gusti.

  9. Riccardo ha detto:

    E si che in alcune scene ( tipo quella della doccia ) il pathos c’è ma ormai come dice Alberto, non si può essere bravi per sempre. e sì che Eastwood a ottantun’anni si mantiene ancora in un buon livello.

  10. Edoardo ha detto:

    Christine secondo me è un buonissimo film, invece. L’ultimo buon Carpenter è “Vampires”, secondo me, anche se ho avuto il dispiacere di vedere che non è stato molto apprezzato.

  11. lore ha detto:

    Vero. Christine e’ un gran film. Un gioiellino

  12. Plissken ha detto:

    Riprendendo la discussione su Carpenter sorta sulla recensione di “Heat” in questa sede senz’altro più appropriata, anche a me “Grosso guaio a Chinatown” piace molto, ed a differenza di molti “carpenteriani” non disdegno per nulla (anzi) “Starman”.

    Le più grosse delusioni avute dal buon John sono due: il primo è il remake di quel piccolo gioiellino di Wolf Rilla “il villaggio dei dannati”, un film che da piccolo mi piacque moltissimo. A scuola io tentai di fissare a lungo la maestra per ottenere effetti analoghi a quelli del film, ma ottenni ahimè l’obbligo da parte dei miei genitori di dover frequentare con più assiduità le lezioni di catechismo. 🙁
    Proprio non so cosa sia preso in tal frangente a Carpenter: sembra un film girato da qualcun’altro, senza alcuna passione, senza il suo “tocco”.

    Il secondo film davvero deludente è stato “Fuga da Los Angeles”; forse John era in bolletta… lo posso capire. Però non avrebbe dovuto firmare la regia… magari poteva passare qualche dollaro che so, a Rodriguez, ed evitare la figuraccia.

    “The ward” nella mia cittadina ancora non è arrivato, attendo con impazienza nella speranza non gli venga preferita qualche insulsa commediola all’italiana.

  13. Alberto Cassani ha detto:

    “Starman” è un ottimo film, ma essendo un film su commissione per molti equivale automaticamente a una marchetta e quindi lo snobbano. In realtà ci sono molte cose tipiche del cinema di Carpenter anche se la sceneggiatura non è sua, ed è realizzato benissimo.

    “Villaggio dei dannati” è davvero scarso, ma è strano che gli sia uscito così piatto perché a leggere le interviste prima delle riprese lui sembrava entusiasta del progetto. Invece “Fuga da Los Angeles” a me è piaciuto: è forse troppo leggero come tono e ha alcune scene davvero pessime, oltre alla mancanza di originalità, ma nel complesso è un film ben fatto e comunque dotato di quella vena pessimista che Carpenter ha sempre messo nei suoi film. Poi gli sono legato anche perché è stato il primo film che ho visto al Mann’s Chinese Theatre di Los Angeles, quando ancora non era stato trasformato in multisala: ci saranno stati 1.500 posti in sala, primo giorno di programmazione. Eravano in 5.

    “The Ward” certi fan si sforzano di difenderlo, ma è davvero scarso. Dubito possa arrivare nelle cittadine più piccole, anche perché gli incassi italiani sono stati mediocri (meno di 400.000 euro totali).

  14. Plissken ha detto:

    Sempre parlando da un punto di vista strettamente personale, in “Fuga da Los angeles” per quanto mi sforzi non riesco a trovare nulla di coinvolgente, purtroppo. A dirla tutta , mi sa tanto di operazione commerciale (e mi dispiace moltissimo dirlo eh, visto che parliamo di Carpenter). Certo la vena pessimistica tanto cara ai carpenteriani c’è, ma per quanto mi sforzi non riesco a vederlo se non come un pessimo clone dell’illustre predecessore. Comunque…in cinque alla prima di un film di Carpenter? Neanche l’America è più quella di una volta…

    Non sapevo proprio che Carpenter fosse entusuiasta del progetto “Il villaggio dei dannati”: questo rende ancora più inspiegabile la malriuscita del film.

    Ho già capito che se in “the ward” vi sono parecchie riserve anche da parte di un carpenteriano DOC come Cassani non mi debbo aspettare granché, ma meglio un “mediocre” Carpenter di un ottimo Zalone, diamine… per cui, se arriverà in sala, l’incasso arriverà certamente a 400.008,00 euro.

  15. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, era pur sempre uno spettacolo di tardo pomeriggio, e lì preferivano andare al cinema la sera o nei week-end. Poi immagino ci fossero diverse altre sale che lo proiettavano. In compenso ricordo un’ora di coda per vedere “Apollo 13”. Comunque sì, è più che altro un remake di “1997”, ma è molto ben inserito nella città di Los Angeles e secondo me gioca molto bene con le aspettative del pubblico. Avevo anche scritto la recensione, ma poi l’ho tolta perché non mi convinceva.

    Carpenter aveva dichiarato che l’originale “Villaggio dei Dannati” era uno dei suoi film preferiti, e di essersi innamorato di una delle ragazzine del film. Era convintissimo di poter realizzare un film ancora migliore, ma poi gli è venuta fuori una cosa proprio brutta.

  16. Anonimo ha detto:

    Evidentemente non era in forma; a mio avviso vi sono alcuni “errori” piuttosto grossolani per un regista del calibro di Carpenter. Anche tralasciando una certa mancanza di “ritmo”, forse dovuta al desiderio di rispettare in qualche modo i canoni “temporali” utilizzati nei film anni ’50, trovo la recitazione di Kirstie Alley a dir poco scandalosa, ma il problema non credo sia tanto nell’attrice quanto alla macchiettistica caratterizzazione richiesta per il personaggio credo da parte del regista.
    Un altro errore non da poco sempre a mio modestissimo avviso è stato il voler usare nelle fondamentali (e inquietanti nell’originale) scene in cui i bambini esprimono il loro potere attraverso gli occhi, colori a mò di film psichedelico, smorzando così l’effetto, tanto da crearne quasi uno comico.
    D’accordo che l’originale era in bianco e nero, ma “quelle” scene secondo me richiedevano occhi rigorosamente candeggiati 🙂

    Ad ogni modo il film mi deluse parecchio in quanto, essendo l’originale anche uno dei miei preferiti nel suo genere, avevo enormi aspettative una volta saputo che il remake sarebbe stato girato nientepocodimeno che dal vecchio John. Pazienza, non tutte le “Cose” riescono col buco.

    Riguardo i “Masters” secondo me tutto sommato quelli di Carpenter sono tra i migliori; l’idea de “La Fin Absolue Du Monde” è una delle cose più inquietanti che mi sia capitato di vedere “ultimamente”… anche se non a livelli del passato, la mano del maestro secondo me si vede eccome.

  17. Plissken ha detto:

    Capperi mi sono dimenticato di mettere il nome nel post precedente, chiedo venia.

  18. Alberto Cassani ha detto:

    “Cigarette Burns” è effettivamente un ottimo film, ma secondo me “Pro Life” – il Master di Carpenter della seconda stagione – fa piuttosto pena. Come molti Master della seconda stagione, tant’è che non li ho visti neanche tutti per la depressione. A parte quello bellissimo di Brad Anderson e quello interessante di Joe Dante, gli altri che ho visto sono poca cosa. Invece la prima stagione è decisamente valida.

  19. Plissken ha detto:

    Nel mio piccolo concordo pienamente: “il seme del male” alla fine mi ha lasciato deluso, anche perché era partito bene.
    Anch’io sono rimasto sorpreso positivamente dagli episodi diretti da Dante, anche perché pur riconoscendone l’indubbio valore non lo ho mai posto ai vertici come per Carpenter, Cronenberg, McTiernan ecc.
    “Contro natura” e “candidato maledetto” sono tra gli episodi che preferisco.
    Anche a me è piaciuto “rumori e tenebre” se è a quello che ti riferisci, e aggiungo che ho apprezzato entrambi gli episodi girati da Landis.
    Purtroppo in effetti ve ne sono parecchi decisamente imbarazzanti, per essere stati diretti da dei “masters” dell’orrore.

    Ho letto sui predenti interventi pareri discordi su “Christine”; a me è piaciuto, ho, ahem, perfino il modellino in scala 1/18 con i fari che si accendono:-) C’è un unico film sul genere che ritengo superiore, ovvero “The car” di Silverstein: sarà anche di serie B, a basso costo, ma ha un’atmosfera particolare che lo rende per i miei gusti molto bello, inoltre a mio personale avviso anche gli attori meritano un plauso.

    Christine comunque è decisamente un bel film, alla faccia dei commenti di King dinnanzi al quale mi inchino se si parla di romanzi, ma in quanto a cinema… mi ci è voluto un etto di bicarbonato per digerire “Brivido”.

  20. Alberto Cassani ha detto:

    “La macchina nera” non m’era dispiaciuto per niente, ma l’ho visto più di vent’anni fa e in un periodo della mia adolescenza in cui digerivo con entusiasmo qualsiasi cosa anche solo vagamente horror, persino l’edizione italiana di Fangoria… Per cui non faccio testo. Poi King parla ovviamente da autore, e quindi non conta più di tanto la sua opinione per l’ovvia impossibilità di staccarsi dalla propria opera per guardare il film “dal di fuori”.

    Sì, il Master of Horror di Anderson è “Rumori e tenebre”, l’unico di tutte e due le stagioni che mi abbia dato l’impressione di essere davvero un bel FILM, cioé un prodotto cinematografico davvero ben costruito. Nella prima stagione quelli che mi erano piaciuti di più erano quelli più leggeri, dal tono più da commedia (Landis, Dante, Hooper), a parte appunto Carpenter. Nella seconda stagione, invece, il nulla più assoluto.

  21. Plissken ha detto:

    Credo che “the car” meriterebbe una nuova visione:-) io ho il DVD e nonostante sia datato è un film che apprezzo ancora, nonostante non sia propriamente un patito dell’horror. Sarà che quando vedo i film “vecchi” riesco a guardarli senza confrontarli con i più evoluti odierni, e quindi per fortuna non li trovo in automatico datati.

    Nei “master” della seconda stagione mi è piaciuto appunto quello di Joe Dante, gli altri sarebbero (forse) adatti alle serie TV per adolescenti. Ho trovato singolare l’idea degli zombie che si risvegliano per andare a votare, sembra quasi che Dante abbia recepito il tentativo attuato da Romero negli ultimi film di donare alle sue creature una “coscenza”… o forse vaneggio.

    Comunque sia ho controllato anche questa sera e nei cinema della mia provincia “the ward” non è in programmazione. Debbo dire che la cosa mi rattrista, soprattutto pensando alle porcherie offerte “in alternativa”.
    Anche se indubbiamente ha perso un po’ di smalto, Carpenter è sempre Carpenter, meriterebbe miglior sorte.

  22. Alberto Cassani ha detto:

    Be, ma la Bim non è esattamente la Medusa, come potenza distributiva. Per i loro standard il film è uscito in tante copie, ma evidentemente le hanno ridotte molto presto anche per i bassi incassi.

  23. Plissken ha detto:

    Esco ora fresco fresco dalla visione di “The ward”, e non so cosa darei per parlarne bene almeno un pochino. E si che da questa recensione ero stato avvertito…:-)

    Oltre ai sacrosanti riferimenti nei percorsi tematici a “Shutter island” e “qualcuno volò sul nido del cuculo” magari ci metterei anche “the ring”, chi ha visto il film immagino comprenda il perché.

    A quel che ho letto Carpenter l’ha definito laconicamente “un vecchio horror diretto da un vecchio regista”, ma il vecchio John temo abbia scordato come erano i SUOI di horror, tutta un’altra cosa.

    Non posso che concordare sulla vacuità del soggetto e della sceneggiatura: credo che nessun regista al mondo sarebbe riuscito a farci un buon film. Forse questo scusa almeno parzialmente Carpenter, che perlomeno dimostra effettivamente in molte scene, pur “di maniera”, che non è certo l’ultimo arrivato.

    Ammiro l’arguto Cassani che con “Vintage” ha trovato un termine che non manca di rispetto ad un Maestro.

    La cosa che spero ardentemente, al di là di questo film che sembra fatto per la TV, è che il “tornare in sella” dopo tanti anni faccia venir voglia a Carpenter di deliziarci con qualcosa che ci riporti ai suoi talentuosi trascorsi.

    Forza John, non mollare…

  24. Alberto Cassani ha detto:

    Più che altro sono i produttori che devono ritrovare fiducia in lui e nelle sue possibilità commerciali. Carpenter negli ultimi anni era stato coinvolto in diversi progetti, tutti arenatesi nel giro di poco tempo forse anche per colpa sua. Adesso se non mi sbaglio ha già pronto un altro horror, vediamo com’è. Certo che se il livello è ancora questo possiamo darlo per definitivamente pensionato.

    Ah: per motivi tecnici i percorsi tematici sono solo uno solo per film, per cui in questo caso ho privilegiato l’ambientazione “manicomiale”.

  25. Plissken ha detto:

    Da un lato ho sempre ammirato Carpenter per il suo rapporto piuttosto controverso con i produttori hollywoodiani, purtroppo però lo spirito di indipendenza artistica può essere un’arma a doppio taglio per chi fa un mestiere del genere.

    Al di là dei problemi di produzione però, la cosa che mi preoccupa di più anche se mi secca tremendamente ammetterlo è che temo possa (come in questo caso) sprecare una bella occasione; Carpenter non è certo uno che ha bisogno di un grosso budget per fare un bel film (anzi…) ma l’impressione che ho avuto dai suoi ultimi lavori è che abbia un po’ perso il suo tocco.

    A partire da “Il villaggio dei dannati” in poi personalmente ho fatto fatica a riconoscerlo, e oramai sono passati una quindicina d’anni.

    Vabbè… speriamo vada meglio alla prossima, se ci sarà : )

  26. Alberto Cassani ha detto:

    Credo che lavorare in situazioni approssimative, come capita quando le produzioni sono indipendenti e i budget ridotti, sia fisicamente più faticoso che lavorare all’interno dell’organizzazione hollywoodiana. Carpenter già non è giovanissimo, poi fisicamente ne ha passate diverse, quindi è anche normale che non sia più lucido ed energico come una volta… Gli ultimi film dei grandi vecchi del cinema, quasi sempre sono parecchio deludenti. Ma in fondo, il suo primo Master of Horror era un buon film, per cui un barlume di speranza possiamo ancora averlo.

  27. Plissken ha detto:

    Concordo appieno sulle considerazioni inerenti l’età, che sicuramente salvo rare eccezioni (il vecchio Clint ad esempio) si fa sentire.

    Riguardo il budget “minimalista” non credo possa essere un handicap per Carpenter, che ha diretto (lo sai sicuramente meglio di me) alcuni tra i suoi film migliori proprio con poche risorse monetarie.
    Ad esempio ho saputo solo molti anni dopo averlo visto che perfino “1997 fuga da New York” fu realizzato con un budget di soli due milioni di dollari (almeno a quanto dichiara Debra Hill in un’intervista): ero convinto fosse costato almeno il sestuplo.

    Secondo me alcuni registi riescono a dare il meglio proprio con poche risorse (probabilmente perché sopperiscono alla mancanza di pecunia con l’entusiasmo ed il talento): i primi che mi vengono in mente sono, oltre a Carpenter, Cameron (il primo Terminator secondo me è un film eccezionale) e Besson ad esempio.

  28. Alberto Cassani ha detto:

    Eh, ma le piccole produzioni le sostieni bene se stai bene fisicamente. Quando cominci ad avere degli acciacchi fai fatica a sopportare la tabella di marcia accellerata e la sistemazione non di primissimo livello. “The Ward” è stato girato tutto in location, per quanto sia quasi completamente in interni, e quindi le riprese possono essere state faticose proprio a livello fisico. Senza contare che avendo pochi soldi magari le cose non vanno proprio come dovrebbero e tu, essendo meno lucido che in passato, fai fatica a trovare una soluzione. In “1997” a un certo punto si era rotta la Panaglide (la steadycam per il formato panavision, allora all’esordio), ma Carpenter e soci avevano trovato modo di girare in maniera da non far pesare il problema; trent’anni dopo magari le soluzioni le si trovano più faticosamente.

  29. Plissken ha detto:

    Capisco cosa vuoi dire. Forse è proprio così, e a dirla tutta lo spero 🙂

    Vorrei farti una domanda, visto che sei un carpenteriano DOC (non dovevi dirmi che stavi per scriverci la tesi…): ne “Il seme della follia”, l’ultimo suo film che ho trovato davvero all’altezza della sua fama, ho notato nella sceneggiatura e nel montaggio una sorta di apparente “discontinuità”, “frammentarietà” non saprei bene come spiegarmi; tale peculiarità però mi ha reso il film decisamente ancora più interessante.

    Vorrei capire se sono io che “sclero” non avendo capito alcuni passaggi del film o se realmente è una caratteristica dello stesso, nel qual caso ascrivibile al genio: non mi viene in mente un’altra pellicola con identiche particolarità, direi che in un certo senso conduce anche lo spettatore nella “follia” mediante un ponderato… caos 😉

    Sono forse fuorviato dalla stima per il Maestro? Inoltre mi chiedo, ammesso sia stata una scelta di Carpenter: del tutto meditata o…?

  30. Alberto Cassani ha detto:

    Non sono sicuro di aver capito cosa intendi. Nel senso che ti sembra che la storia venga portata avanti in maniera frammentaria, a scossoni e senza continuità? Oppure che sia lo stile registico a non avere una sua unità?

  31. Plissken ha detto:

    Beh hai ragione, stento a capirmi anche io…

    Voglio dire che mi sembra che a differenza delle altre pellicole, in cui il percorso è lineare e la trama si svolge “normalmente”, in modo classico, in questo film vi sono dei punti in cui diviene difficile giostrarsi nel rapporto tra il reale e l’immaginario, il mondo “nostro” e quello di Kane: è come se il film a volte non seguisse un nesso logico, ma prendesse via via direzioni quasi al limite dell’illogico. La “genialata” di cui accennavo potrebbe essere proprio questa, ovvero non aver dato un “confine” netto tra i due mondi, tanto da indurre nello spettatore una sorta di confusione mentale che lo pone in simbiosi con il protagonista.

    Ahem, probabilmente ciò è frutto della mia mente bacata (sigh). Comunque sia, secondo me “Il seme della follia” è il film più complesso (non intendo in senso negativo) girato da Carpenter.

    Rileggendomi appare palese come io non sia riuscito a spiegarmi con chiarezza, quindi mi riserbo di visionare nuovamente il film sperando di riuscirci “a mente fresca”. 🙂

    Nel mentre… grazie per l’attenzione e la… pazienza 😀

  32. Alberto Cassani ha detto:

    Ho capito. Sì, sicuramente c’è questo scarto per mettere effettivamente lo spettatore nella situazione del protagonista, di non capire quando finisce il mondo reale e inizia quello di Sutter Kane. In realtà segue il filo logico del protagonista, con inserti via via più frequenti e invadenti di Kane, giustificati dal fatto che all’inizio il protagonista viene messo in manicomio. Da questo punto di vista è sicuramente il film più articolato di Carpenter, ma temo sia stata anche la ragione per cui molti spettatori l’hanno rifiutato.

  33. Plissken ha detto:

    Capperi gracias Cassani, mi conforta sapere che non sono ancora pronto per essere messo a mia volta in manicomio. 😀

    Secondo me molti di coloro che l’hanno denigrato e/o rifiutato, cambierebbero idea alla 2^ o 3^ visione… il problema è farglielo capire…

  34. Mirko ha detto:

    [Momento poco serio] Ma quanto è gnocca Amber Heard? O__O Sono quasi sul punto di mettermi a vedere tutti i film che ha fatto, anche se sono una boiata peggio dell’altro, soprattutto The informers perché… vabbé avete capito perchè voglio vederlo! XD Credo di essermi innamorato! XD ahaha

  35. Alberto Cassani ha detto:

    A me lei piace molto, ma devo dire che la preferivo quando aveva un paio di mezzi etti di carne in più sulle ossa. In “The Informers” è molto bella, ma anche in “Never Back Down” non è certo da buttare.

  36. Marco ha detto:

    Concordo con te Albe. Apprezzabile solo la voglia di girare un film classico vecchio stile come sempre da Carpenter e la seppur buona resa registica ma nel resto noia e deja-vù.

  37. Plissken ha detto:

    Vedo che l’uscita de “la Cosa” è stata posticipata al 4 maggio 2012 anziché il 2 dicembre… peccato, già ne gustavo la visione in clima pre-natalizio.

    Sono certissimo che non potrà mai essere all’altezza del carpenteriano, ma mi incuriosisce ugualmente.

    Riguardo “The ward” l’ho riguardato una seconda volta; è fiacco c’è poco da fare, ma sapendo a priori a cosa andavo incontro sono riuscito ad apprezzare qualcosina.

  38. Anonimo ha detto:

    “…Sarebbe ingiusto, ad esempio, parlare dell’”Elvis” di John Carpenter senza considerare quanto Carpenter aveva fatto prima e come è arrivatop su quel set. Giudicare un film solo in base a cosa non è e a cos’avrebbe potuto essere è sbagliato…”

    Riprendo queste parole del Cassani “incollandole” qui essendo una sede più adatta; per me “Carpenter” è un po’ una parolina magica alla quale i miei pochi neuroni sopravvissuti difficilmente rimangono insensibili…

    Venendo al dunque, visto che non ho mai potuto visionare l’ “Elvis” di Carpenter e che non riesco a reperirlo in DVD (in italiano o perlomeno sub-ita), vorrei cortesementre chiedere quale sia l’opinione in merito del recensore; gradirei inoltre sapere sperando di non essere inopportuno se vi sia in qualche modo ravvisabile l’impronta del Maestro o se sia “solamente” un prodotto (spero buono) di matrice televisiva.

  39. Plissken ha detto:

    … mannaggia ancora una volta ho dimenticato la “firma”. Chiedo venia… i neuroni appunto…

  40. Alberto Cassani ha detto:

    Direi che in realtà di carpenteriano c’è ben poco, ma è comunque un buon film. Non stanca nonostante la lunga durata (in tv passò diviso in due serate) ed è sicuramente interessante anche dal punto di vista cinematografico per come intreccia cronologicamente la carriera di Elvis con il suo declino. Non so dire quanto Carpenter credesse nel progetto, considerato che è stato praticamente obbligato a girarlo, ma di sicuro non l’ha girato con la mano sinistra nonostante non potesse inventare più di tanto.

    Ah, tra l’altro: non mi ricordo più come l’avevo trovato ma è effettivamente difficile da rintracciare. E senza sottotitoli l’accento del sud degli Stati Uniti non è dei più comprensibili.

  41. Plissken ha detto:

    Grazie mille. Purtroppo anche se nel film l’inglese (o americano, come dir si voglia) fosse da accademia non sarei in grado di comprenderlo, visto che mi barcameno nella comprensione dello scritto ma per il resto… 🙁

    Da quel che so Kurt Russel è un fan del Presley, tanto che nel film “la rapina” sembra si diverta un sacco nella sigla finale a riprendere proprio il ruolo che fu suo nel film di Carpenter.

    Credo che sia una delle poche cose di Carpenter che non sono riuscito a vedere… mi ha fatto piacere quindi averne un quadro più preciso, grazie ancora.

  42. Plissken ha detto:

    Tornando ai “Masters of Horror” ho avuto modo di visionare SOLAMENTE ORA “Bubba Ho-tep” di Coscarelli in versione originale sub-ita: ma qui da noi non è stato trasmesso? Mi sorge il dubbio vi sia stata censura dai nostri palinsesti televisivi.

    Mi sembra il migliore della serie: cinico, grottesco, surreale, divertente, profondo. Rispetto a molti altri episodi della serie il soggetto m’è parso piuttosto originale, il tutto ha un’aria molto “curata”, ogni cosa è al suo posto compresa una splendida colonna sonora.

    Personalmente ho trovato eccelsa l’interpretazione del mitico Bruce Campbell, che oltre a conferire “credibilità” e “dinamismo” al vecchio rocker dedito al turpiloquio più spinto, ne ha esaltato anche molti aspetti più amari e profondi, inerenti la condizione di un uomo qualunque in età avanzata.

    Secondo la mia personale opinione, questo è veramente un FILM, così come inteso precentemente dal Cassani.

    Bello davvero, imperdibile assolutamente.

  43. Alberto Cassani ha detto:

    Non confondiamo: “Bubba Ho-Tep” è un film per il cinema, non un episodio di “Masters of Horror”. E’ tratto da un racconto di Joe R. Lansdale contenuto in non ricordo quale sua raccolta ed ha avuto una distribuzione limitata negli Stati Uniti un tre anni buoni prima del debutto della serie. Da noi è uscito direttamente in DVD. Coscarelli ha girato il primo episodio della prima serie dei “Masters”, anch’esso tratto da un racconto di Lansdale, ma decisamente meno riuscito e per nulla collegato al personaggio di Bubba.

  44. Plissken ha detto:

    Ah muchas gracias Cassani, ecco il perché della durata superiore agli altri.

    Spiacente per l’equivoco, mi era stato detto che faceva parte della serie. Per la verità non ho pensato al contrario in quanto ha inquadrature più da film TV , non avrei pensato fosse rivolto alle sale. Credevo fosse appunto della serie Masters, magari trasmesso in due parti.

    Hai avuto modo di vederlo?

  45. Alberto Cassani ha detto:

    Sì. Ci sono delle belle cose, alcune merito di Coscarelli altre di Lansdale, ma nel complesso mi è sembrato poco più di un modesto film di Serie B.

  46. Plissken ha detto:

    Capisco, il mio giudizio fa riferimento alla media degli episodi dei Masters: come film per il Cinema ovviamente perde molti punti per forza di cose. Come prodotto per la TV invece avrebbe (secondo me) caratteristiche uniche.

    Devo quindi ridimensionare il buon giudizio sul lavoro del regista, a meno che il film non fosse stato pensato per la TV ma poi distribuito nelle sale al fine di non decurtarlo della metà con la censura.

    Comunque sia l’ho trovato appunto molto interessante; credo che con una regia più cinematografica sarebbe stato un piccolo “B-cult”, in quanto le tematiche sono di un certo livello. Grazie ancora per le informazioni in merito.

  47. Nonno Nanni ha detto:

    Film impregnato di quell’atmosfera che davvero non riesco a descrivere, è tutto nella regia, nella luce, nei dettagli, e che grida Carpenter, è un po’ come nei film di De Palma dove al di là dei virtuosismi di macchina c’è sempre quell’atmosfera un poco sognante, ecco anche qui si respira Carpenter, ed è una gioia!
    Film straconsigliato alle persone che per loro fortuna non “hanno già visto tutto” e si vantanodi riuscire a capire la trama dai primi cinque minuti di film, bello bello bello! Soprattutto lo spiegone finale, senza il quale non si potrebbe sapere tutta l’incredibile storia che sta dietro le “belle e dannate” ragazze del reparto!

    per me è 8: Capolavoro!

  48. Marco ha detto:

    Albe te lo ricordi “Body Bags”, film di 3 episodi del 1993 con alla regia Carpenter e Hooper? Che ne pensi?

  49. Alberto Cassani ha detto:

    Mi aveva divertito anche se a conti fatti non dice nulla di eccezionale. L’episodio sui capelli è quello che mi era piaciuto di più.

  50. Marco ha detto:

    Concordo con te.
    Anche per me il secondo è risultato alquanto inquietante (anche se pregno d’ironia e divertito) mentre il primo mi ha creato non poca tensione. Terzo lavoretto scontato che oggi risulta risaputo ancor più di prima visto le tematiche riprese da più parti.

  51. Plissken ha detto:

    Mi intrometto da buon fan del Carpenter, giusto per due chiacchiere…

    L’episodio con Stacy Keach è quello che piacque di più anche a me, ed anche se mi fece più scompisciare dalle risa che paura ne ho un ricordo assai simpatico e l’idea trovo sia molto carina ad oggi.

    Il primo episodio non mi spaventò per nulla ma mi piacque moltissimo l’ambientazione: ho un debole per i film ambientati di notte nelle le stazioni/store di servizio americane… anche di questo episodio ho un buon ricordo.

    Del terzo, quello diretto da Hooper invece, rimembro poco o nulla.

    Comunque, vista anche la “parte” del buon vecchio John a mo’ di Zio Tibia mi sa che l’intenzione dei due registoni fosse di divertire e diverTIRSI, più che consegnare ai posteri un filmone dell’orrore. 🙂

    Direi che gli episodi potrebbero aver fatto da apripista per i “Masters of horror”.

  52. Alberto Cassani ha detto:

    Credo che sia un film in fondo assimilabile al “Creepshow” di Romero, sia come intenti sia come “utilità”. Il primo Master of Horror di Carpenter gli è decisamente superiore.

  53. Plissken ha detto:

    Ah si perfettamente d’accordo sulla superiorità di “Cigarette Burns”, tutta un’altra storia.
    Effettivamente le analogie con “Creepshow” sono parecchie. 🙂

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