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The Fantastic Four di Oley Sassone

23 febbraio 2003 Recensioni 5 Commenti
The Fantastic Four

Inedito in Italia – Povero

Un incidente nello spazio modifica il DNA di quattro persone, adattandolo ai loro caratteri: Reed può allungare a dismisura ogni parte del corpo, Ben è diventato un gigante di roccia, Susan può diventare invisibile e Johnny può diventare di fuoco. Sono nati i Fantastici Quattro!


Alex Hyde-White, Rebecca Staab e Jay Underwood con alle spalle Carl Ciarfalio in un'immagine pubblicitaria di The Fantastic FourC’è un film che tutti gli appassionati di comics USA intorno ai trent’anni conoscono, pur non avendone mai visto neanche un fotogramma. Intorno alla metà degli anni 90 – quando Star Comics, Play Press e Comic Art pubblicavano in Italia tutto quanto portasse il marchio Marvel – giunse la notizia che il re dei B-movie Roger Corman stesse lavorando alla produzione di un film basato sui fumetti dei Fantastici Quattro. La cosa era particolarmente sorprendente, perché le avventure del quartetto non sembravano per niente adatte alle produzioni a basso budget che la New Horizons di Corman era solita realizzare. In effetti, la Storia vuole che The Fantastic Four non fosse realizzato con l’intento di dargli una distribuzione.
Joseph Culp in The Fantastic FourPare infatti che la Constantin Films di Bernd Eichinger detenesse i diritti per l’adattamento cinematografico del fumetto ma non fosse stata in grado di portare a termine la pre-produzione del progetto. Visto che il contratto imponeva ad Eichinger di iniziare le riprese entro una certa data, il produttore tedesco si affidò a Corman per mettere insieme alla bell’e meglio un film che nessuno avrebbe mai visto ed evitare così di perdere il diritto di girare altri film futuri tratti dal fumetto. Ma nessuno tranne loro (e – pare – Stan Lee) sapevano di questo, così la lavorazione fu molto seguita dalla stampa e gli attori girarono gli Stati Uniti per promuovere il film prima di un’uscita che non ci sarebbe mai stata.
Alex Hyde-White e Joseph Culp in The Fantastic FourCol tempo hanno cominciato a circolare copie in VHS di un bootleg non ufficiale – forse ricavato da un telecinema effettuato pochi giorni prima di una proiezione riservata – che non ha fatto altro che aumentare il mito della pellicola di Oley Sassone, rendendo The Fantastic Four una vera e propria leggenda metropolitana. E la leggenda vuole che le cose siano andate molto diversamente da come i diretti interessati affermano. Quando infatti il Batman di Tim Burton aveva riaperto la strada all’invasione supereroica di Hollywood (The Mask e Il Corvo sono dello stesso anno, Batman Forever dell’anno dopo), i dirigenti della Marvel devono aver pensato che un prodotto a bassissimo budget come questo (meno di 2 milioni di dollari) avrebbe messo in cattiva luce la loro casa editrice nei confronti delle concorrenti, tanto da decidere di bloccare la commercializzazione della pellicola. Eppure, nonostante le prevedibili idiozie sparse qua e là, la storia scritta da Nevius e Rock fa pensare che con un budget per lo meno decente avremmo potuto vedere un film per lo meno discreto. Come spesso capita con le produzioni di Roger Corman.

Alex Hyde-White, Rebecca Staab e Jay Underwood con alle spalle Michael Bailey Smith in una scena di The Fantastic FourLe lacune della sceneggiatura di The Fantastic Four sono evidenti, ma in un processo produttivo all’interno del quale se scrivi una sceneggiatura in quattro giorni hai sforato di tre non si può pretendere troppa originalità, né la pulizia che è lecito attendersi da un normale prodotto hollywoodiano. Balza subito all’occhio come lo script risenta dell’influenza dei due Batman di Burton, in particolar modo del secondo. Il personaggio del secondo cattivo sembra una versione riveduta e corretta del Pinguino interpretato da Danny De Vito, e la stessa presenza di due nemici invece che uno deriva in maniera diretta da quanto fatto da Burton nel secondo capitolo della saga dell’uomo pipistrello (cosa che ha poi influenzato tutti i cinefumetti successivi).
Joseph Culp in una scena di The Fantastic FourIl vagare della Cosa nei bassifondi di New York e il suo conseguente incontro con la banda dei morloch sottintende un discorso sul diverso che è il punto fisso delle tematiche burtoniane, e che avrebbe potuto essere molto interessante se gli si fosse dedicato più spazio. Ma l’essere diversi non ha mai significato molto, nelle avventure dei Fantastici Quattro: altri personaggi Marvel hanno saputo incarnare maggiormente il senso di inadeguatezza che il diverso prova nei confronti del mondo, e il senso di rifiuto che il mondo prova nei suoi confronti. Personaggi come gli X-Men o Hulk si sarebbero prestati maggiormente a una riflessione sull’argomento. Sfiorare solamente questa tematica può lasciare un senso di vuoto nel film in generale, ma è ovvio che le regole del B-Movie sono fisse, e non contemplano riflessioni filosofiche prolungate per più di mezzo minuto.

Una scena di The Fantastic FourLa parte puramente d’azione fantascientifica, discretamente fedele ai comics d’origine, poteva funzionare in un albo a fumetti d’inizio anni 60, quando Stan Lee e Jack Kirby crearono il gruppo di supereroi, ma risulta decisamente inadeguata allo scafato pubblico cinematografico del 1994. Le coincidenze sono decisamente troppe per risultare credibili, anche per un film direct to video, e la prevedibilità della vicenda è imbarazzante anche per chi non ha mai letto i fumetti. Gli avvenimenti si succedono però a ritmo sostenuto, frenetico, e questo non da tempo allo spettatore di annoiarsi o pensare troppo alla sciatteria visiva dello spettacolo che sta seguendo.

Rebecca Staab in una scena di The Fantastic FourVisti i loro poteri, i Fantastici Quattro avrebbero bisogno di un budget corposo per poter essere convincenti sul grande schermo. Cancellare elettronicamente parte della figura di Susan non è difficile (Avventure di un uomo invisibile di John Carpenter risale a due anni prima), ma la stessa tecnica usata per simulare l’allungamento del braccio di Reed non è esattamente una finezza… E se l’armatura del dottor Destino fa la sua figura, adeguatamente nascosta nella penombra, la cosa peggiore del film sono gli effetti pirotecnici che circondano la Torcia Umana.
La Torcia Umana in The Fantastic FourPalesemente finte, le fiamme sembrano disegnate su un foglio di carta più che sullo schermo di un computer, e rivaleggiano in bruttezza con quelli della prima versione di Mediterraneo. Tutta la sequenza di Johnny nel finale, poi, è quantomeno imbarazzante da tanto sembra un cartone animato. Eppure, anche con tutti questi limiti tecnici la grandezza dei personaggi originali – che si sia un loro fan o meno – arriva fino al pubblico, per quanto in versione piuttosto campy, ingenua.

Alex Hyde-White in una scena di The Fantastic FourChissà cosa deve aver pensato Alex Hyde-White quando gli hanno detto che aveva ottenuto la parte di Reed Richards in The Fantastic Four? Probabilmente ha creduto di essere a un passo dalla svolta decisiva della sua carriera, perché con un personaggio simile ci campi a lungo, che tu sia un buon attore o meno. E Hyde-White è un pessimo attore… In effetti, gli attori sono tutti inadeguati, l’unico che sembra saper recitare (Michael Bailey Smith-Ben Grimm) scompare dopo una mezz’oretta insieme al suo personaggio, sostituito da un Carl Ciarfalio nascosto da un’imbarazzante tuta di gomma.

Carl Ciarfalio in una scena di The Fantastic FourSe c’è una cosa che pare confermare la storia del film intenzionalmente realizzato per non essere distribuito è proprio la recitazione, perché nelle produzioni di Corman se anche manca il grande nome si ha sempre l’impressione che si stia sfruttando al massimo il materiale (umano e non) a disposizione. Non è stato così in questo caso, con Oley Sassone che si dimostra mediocre regista e ancor peggiore direttore d’attori. Eppure, il risultato finale non è completamente disprezzabile. Certo lascia l’amaro in bocca pensare che in fondo ci sarebbe voluto poco per realizzare una pellicola davvero valida, ma anche così com’è questo film sarebbe certamente stato in grado di trovare un suo pubblico, e non avrebbe certo sfigurato sugli scaffali di un Blockbuster qualsiasi di fianco – ad esempio – a Rollerball… se solo la Marvel non l’avesse nascosto.


La locandina originale di The Fantastic FourTitolo: The Fantastic Four
Regia: Oley Sassone
Sceneggiatura: Craig J. Nevius, Kevin Rock
Fotografia: Mark Parry
Interpreti: Alex Hyde-White, Jay Underwood, Rebecca Staab, Michael Bailey Smith, Carl Ciarfalio, Joseph Culp, Ian Trigger, George Gaynes, Michele Brown, Patrick Richwood, Chuck Butto, Andy Cotnam, Mercedes McNab, Phillip Van Dike
Nazionalità: USA, 1994
Durata: 1h. 35′


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Attualmente ci sono 5 commenti a questo articolo:

  1. Andrea ha detto:

    “The Mask” e “Il Corvo” sono dello stesso anno del “Batman” di Tim Burton?
    Avete bevuto?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    “The Mask” e “Il Corvo” sono dello stesso anno di questo, non del “Batman” di Burton.

  3. Plissken ha detto:

    Non ho visto questa pellicola, ma a quel che leggo la sceneggiatura per quanto non esente da difetti è sufficiente, se ho ben capito.

    Non si può dire lo stesso invece per gli ultimi due capitoli dei “Fantastici Quattro”: credo siano i peggiori film dedicati ai supereroi che io abbia visto.

    Leggo in recensione “Ma l’essere diversi non ha mai significato molto, nelle avventure dei Fantastici Quattro”; su questo aspetto mi permetto di dissentire. Nel fumetto ha sempre avuto in questo senso forte valenza l’aspetto psicologico, riferito soprattutto a Ben Grimm ed il suo essere “mostro”: nei film che ho visto nulla di tutto ciò, ma fiera dei balocchi e pop-corn. E sì che per la “la Cosa” c’era a disposizione un fuoriclasse come Michael Chiklis…

    Anche il Dr. Destino, uno dei “cattivi” più interessanti del panorama Marvel, è stato ridotto a poco più di una macchietta, non parliamo del mitico/supremo Galactus… che scempio.

    Con tutti i soldi che si spendono per un film, non si potrebbe fare un po’ più attenzione alla sceneggiatura? Nei film diretti da Story siamo ai livelli dei cartoni animati anni ’70, se non peggio.

    Vietati ai maggiori di anni 14 direi.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Forse per come ho espresso la frase è un po’ troppo autoritaria, ma se è vero che Ben ha avuto dei periodi fumettistici di grande introspezione (rispecchiati infatti nei 5 minuti che lo riguardano in questo film), non si può certo dire che i F4 siano mai stati realmente trattati da “diversi”. Nell’universo Marvel questa é prerogativa quasi esclusiva dei mutanti… Poi è ovvio che abbiano avuto delle frizioni con la comunità, come ce le ha l’Uomo Ragno, ma non sono certo degli emarginati. Tant’è che tutti conoscono la loro vera identità e tutti sanno dove vivono. Al matrimonio di Reed e Sue c’era mezza New York…

    Comunque non so se è giusto dire che la sceneggiatura è sufficiente; diciamo che è sufficiente per questo tipo di prodotto. I film di Story, invece, sono esattamente ciò che i produttori volevano, solo fatti male: ormai i film Marvel, soprattutto quelli prodotti direttamente dalla Marvel, sono sempre pop-corn movie a stretto uso e consumo degli adolescenti, e nulla più. Finché gli incassi li sostengono, continueranno su questa strada.

  5. Plissken ha detto:

    Si, sufficiente per questo tipo di prodotto è ciò che intendevo. 🙂

    Concordo sul fatto che i Fantastici 4 siano “istituzionalizzati” e politicamente corretti, ma l’amabile Cosa dagli occhi blu ha avuto a più riprese i periodi di “introspezione” di cui giustamente parli, e credo sia per questo che è dai lettori il più amato del quartetto.
    Debbo dire però che le mie letture degli albi dei F4 risalgono a mooolti anni fa e che quindi tale aspetto possa a mia insaputa aver subito nei fumetti un forte ridimensionamento.
    Ho notato comunque che nel relativamente recente “Hulk la Cosa” di Jones/Lee tale peculiarità assume forte importanza, il che mi fa pensare che gli autori abbiano (giustamente) ripreso i tormenti interiori del buon Ben Grimm.

    Riguardo i film è un peccato siano stati svolti in maniera così grossolana: il potenziale dei personaggi sarebbe enorme: trovo stupida la scelta Marvel di confezionarli ad uso di semi-mentecatti, anche perché quelli dedicati agli X-Men sono, anche nel peggiore dei casi, di tutt’altra levatura e credo abbiano ugualmente incassato parecchio.

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