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"The Counselor" di Ridley Scott

4 febbraio 2014 Recensioni 8 Commenti
The Counselor - Il procuratore

20th Century Fox, 16 Gennaio 2014 – Incompreso

Un avvocato, ambizioso quanto volutamente ingenuo, cerca la svolta con il business della droga, accettando di fare il trasportatore per conto di un boss messicano. Finisce però travolto dalla fatalità del caso, che lo conduce per mano in un tunnel senza via d’uscita…


Javier Bardem e Michael Fassbender in The CounselorLord Blade Runner, al secolo Ridley Scott, dopo il clamoroso flop artistico di Prometheus torna sulla Terra per un lungometraggio dal cast stellare e una sceneggiatura partorita dall’immenso Cormac McCarthy, qui come in nessun altro film ostaggio di una critica divisa tra guelfi e ghibellini. La storia è ambientata in Messico e punta i riflettori su quella che potrebbe essere “normale amministrazione” nel “Cartello”, dove «la casualità non esiste», dove «se manca qualcosa vuole dire che speri ritorni… ma non ritorna mai niente», dove «la verità non ha temperatura».

Cameron Diaz in The CounselorFin dall’inizio Scott rivela il personaggio cardine dalla storia, il burattinaio invisibile che incarna per alcuni versi questo fato malefico, in grado di deviare in modo permanente il corso degli eventi con una freddezza e un sadismo tipico dei gironi dell’Inferno: Malkina. Cameron Diaz, conturbante, turbante, imprevedibile ma dannatamente sexy, dispensa perle di saggezza da cultura Zen mentre con una mano amministra l’estrema unzione anche al suo fidanzato e con l’altra cerca di abbracciare qualcuno che possa ascoltarla, come il parroco in confessione, costretto alla fuga per il morbo della sua parola, tentatrice quanto peccaminosa.

Brad Pitt e Michael Fassbender in The CounselorMcCarthy morto dopo morto mostra come, innescata la miccia, la detonazione finale sia solo una questione secondaria, perché prima che arrivi, la tensione e quel senso di smarrimento che in genere porta al suicidio stringe con la forza di un boa il collo di ogni persona, soffocandola lentamente, dolorosamente, sempre più forte con quel cappio che come ultimo stadio, ruzzola a terra in compagnia di una testa.
Cameron Diaz e Penélope Cruz in The CounselorIl messaggio che traspare è comune quanto ignorato: l’avidità è una strada inesplorata che una volta su due paga, ma con la stessa percentuale è in grado di portare via tutto, anima in primis. Rassegnarsi quindi a ciò che la vita offre? No, non è questo sicuramente, ma di certo l’ignoranza come “conoscenza del non sapere” non concede secondi appelli e il nichilismo che riempie le lacrime di disperazione dell’avvocato, con quel «Hola» stampato su un inutile DVD, è la pennellata finale a un’opera che ha spaccato la critica, che l’ha valutata eccessivamente verbosa (ma non lo è anche la tediosità della routine quotidiana?), inutilmente sessuale (la scena iniziale è decisamente inutile, ad esempio) e dalla trama claudicante (ma la vita non lo è altrettanto, con i suoi alti e bassi?).

Un bel film, che va visto da inizio a fine pensando a ogni singola frase pronunciata, perché il cinema è e deve essere anche una palestra di vita, per evitare che realtà aliene possano sorprenderci e condurci per mano in un tunnel senza via di uscita…


La locandina di The CounselorTitolo: The Counselor – Il procuratore (The Counselor)
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Cormac McCarthy
Fotografia: Dariusz Wolski
Interpreti: Michael Fassbender, Penélope Cruz, Cameron Diaz, Javier Bardem, Brad Pitt, Bruno Ganz, Rosie Perez, Sam Spruell, Toby Kebbell, Edgar Ramírez, Rubén Blades, Natalie Dormer, Goran Visnjic, Emma Rigby, Fernando Cayo, Marco Tulio Luna Ramirez
Nazionalità: USA – Regno Unito, 2013
Durata: 1h. 57′


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Attualmente ci sono 8 commenti a questo articolo:

  1. Skumkyman ha detto:

    Cormac McCarthy ruba la scena a tutti. Nel film , che per alcuni tratti mi è parso quasi audiolibro, troppo rassegnato mi sembra il ruolo della regia, tanto da rendere l’opera stessa un esercizio estetico sulle forme del fato. Profondo e coerente, però, e ancora più spietato del ‘cartello’ di O. Stone.

  2. Plissken ha detto:

    Chissà quanti spettatori avranno realizzato che molte delle cose più “scioccanti” immesse nel film trovano illustri precedenti in alcune delle migliori serie televisive degli ultimi anni, come “Breaking bad”, “The Shield” ed anche “Dexter”.

    Al di là di questo, debbo dire che il nuovo lavoro di Scott secondo me colpisce allo stomaco; via via che ci si inoltra nel film, la sensazione di angoscia e dell’ineluttabilità di un crudele destino coglie più le viscere che le sinapsi, a dispetto delle (troppe) disquisizioni filosofiche a volte non molto realistiche in verità, visto che vengono proferite da personaggi non propriamente laureati alle Ivy League.

    Tutto sommato però il tutto assurge a pregio, assieme ad una chicca della sceneggiatura che, finalmente, punta l’indice sul singolo consumatore di stupefacenti a cui andrebbe imputata la responsabilità di innumerevoli atrocità mentre è intento come un beota a “farsi la sua striscia”.

    Anche se secondo me sono ravvisabili alcuni difetti e gratuite appendici (la scena di sesso, i ghepardi, il diamante…). concordo con la bella ed esaustiva recensione, considerando però la Cameron sì sexy, ma dalla testa in giù.

    Nel complesso comunque, un bel film, da vedere secondo me.

    Curiosità: l’arancione in recensione è imputabile a quali riserve? O è dovuto proprio alla natura di “incompreso”?

    P.S.: ma che ci sia in atto una goliardica congiura dei registi per affibbiare a Bardem le capigliature più improbabili?

  3. Riccardo ha detto:

    Visto. Concordo in toto con la recensione anche se, per quanto mi riguarda, l’aggettivo avrebbe meritato il verde anziché il giallo. Come al solito, Cormac McCarthy è una garanzia per quanto riguarda storie potenti ed emotivamente forti (Non è un paese per vecchi e The Road sono tra i migliori film mai realizzati). Ottima la prestazione di un cast davvero di serie A: Fassbender è sempre più bravo, Brad Pitt sembra aver raggiunto la piena maturità attoriale, Penelope Cruz e la Diaz dimostrano di avere un talento oltre che ad un bel corpo, e Bardem continua a stupirmi con pettinature che non mi aspetterei mai di vedere su un essere umano. Sicuramente il miglior film di Ridley Scott dai tempi di American Gangster.

  4. Fabrizio Degni ha detto:

    Buondi, grazie per I vostri commenti nonché per le ulteriori riflessioni che avete apportato. Ho scelto l’arancione perché dopo un accurato flashback su marketing e materiale pubblicitario che hanno anticipato l’uscita, perché francamente a me è sembrato decisamente poco valorizzato, non so se la produzione stessa o appunto I pr non hanno saputo mettere a fuoco il potenziale che come ben sappiamo quando rimane atto non ha molto da recriminare.
    Nel film inoltre la forzatura che causa l incomprensione e da il la agli eventi, considerando che si parla di gruppi che a livello di intelligence tiene testa ad fbi, Cia e via discorrendo, e del tutto artificiale.

  5. Plissken ha detto:

    Degni, guarda che scrivere dal telefonino mentre si guida è contro la legge!-)

    L’ultima constatazione è sacrosanta: mi sono chiesto anch’io come sia possibile che il Cartello messicano, per quanto spietato, non cerchi nemmeno minimamente di comprendere il reale sviluppo degli eventi che ha portato al torto subito, implementando una rappresaglia pressoché inutile e lasciando i veri responsabili a piede libero.
    I mezzi del Cartello sono certamente fin troppi ed effettivamente tale presupposto rappresenta un evidente difetto nel soggetto.

  6. Fabrizio Degni ha detto:

    Salve 😛
    le confesso una cosa… sul telefonino ha indovinato, ma non stavo guidando quanto camminando, la mattina per andare in ufficio, parto alle 2… a piedi ^_^, quindi ho esattamente 1 ora e mezza per me per studiare, leggere e… guardare un film o rispondere, poi inizia il tour fino a sera (e così anche un pò di “c’è posta per te” su CineFile eheh)..
    ho la patente ma qui a Doha guidare è come essere una particella di sodio nella Ferrarelle

  7. Plissken ha detto:

    Vedo che sei passato a darmi del “lei” come se stessi interloquendo con un agente della stradale che ti ha colto in frangrante… va bene va, per questa volta passi. 🙂
    Complimenti comunque, non tutti cominciano a lavorare alle 3 e mezza antimeridiane…

  8. Fabrizio Degni ha detto:

    Era un “lei” di istituzionale per il rispondere al tuo “Degni”…! 😛 In merito all’ora… nel bene e male quando lavoro e passione, e viceversa, coincidono, è un bel grattacapo.

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